Primal Matter. Il fiore ibrido di Dimitris Papaioannou

Dimitris Papaioannou in Primal Matter (photo: Miltos Athanasiou)|Dimitris Papaioannou e Michael Theophanous (photo: Nikos Nikolopoulos)
Dimitris Papaioannou in Primal Matter (photo: Miltos Athanasiou)|Dimitris Papaioannou e Michael Theophanous (photo: Nikos Nikolopoulos)

“Più libero, più divertente, più ridicolo, più rilassato”. Descrive così il suo ritorno sul palco, dopo dieci anni di assenza, Dimitris Papaioannou, eclettico artista ateniese che, dopo la formazione in Belle Arti (dalla pittura al fumetto) è arrivato alla danza e al teatro, sia come coreografo e regista, che come danzatore e performer.

A marcare un prima e un dopo è “Primal Matter – a piece for two performers”, prodotto nel 2012 dal Festival di Atene e presentato in prima italiana all‘Olimpico di Vicenza per la rassegna “I fiori dell’Olimpo”, firmata da Emma Dante.

Papaioannou vanta una biografia di tutto rispetto: dagli studi con Erick Hawkins, a quelli con Ellen Stewart al mitico Cafè La Mama, dall’incontro con Maureen Fleming (la più importante danzatrice americana di butoh), alla illuminante collaborazione con Robert Wilson, fino alla creazione del “Body Mechanic System” adottato anche da Akhram Khan.
Il riconoscimento internazionale però si deve principalmente a “Birthplace” e “Dioniso”, le coreografie da lui ideate per la cerimonia di apertura e di chiusura dei Giochi Olimpici di Atene 2004.

“Primal Matter“ non è uno spettacolo facilmente collocabile, non che per forza lo debba essere, ma fa bene Mariangela Guatterini, nella presentazione, a definirlo “fiore ibrido”.
Nello sviluppo coreografico della pièce, che sembra scorrere parallelamente alla storia del corpo umano nell’arte, si innestano compositi artistici, intellettuali, figurativi, plastici e giocosi.
Il protagonista assoluto è il corpo. Un corpo nudo e un corpo vestito. Corpo puro e greggio, materia bianca da modellare o distruggere e poi ricompattare, e corpo abitato, moderno, in grado di controllare e dirigere la propria e l’altrui meccanica.

La nudità del corpo (quello di Michael Theophanous) è qui tutt’altro che prestata all’obiettivo carnale, non entra in gioco nessun elemento sensuale o sessuale. É un corpo nudo.
Pre-cristiano – lo chiama il regista – in cui è assente l’idea di peccato e di peccatore, distante dalla separazione tra materia e spirito. É un corpo scomponibile, con cui giocare a fare arte, nascondibile o mutilabile attraverso la distanza visiva e la direzione della sorgente di luce spostata attorno al soggetto.

Il corpo in abito nero (quello di Dimitris Papaioannou) è invece colui che compie i “maltrattamenti”, le deformazioni, i modellamenti, le inversioni creative in quello spazio scenico che, volendo, può ricordare il ponteggio di Michelangelo, oppure l’atelier di un pittore.

Creatore e dissacratore, Papaioannou utilizza anche i registri della pantomima e a tratti del puro divertissment, esaltando il carattere paradossale della bellezza nel suo significato più classico.
I proporzionali armonici e equilibrati della bellezza classicista, attraverso la nota sarcastica che il regista spinge quasi al limite della blasfemia (specie in una riproduzione della Sacra Sindone), perdono importanza, diventando quasi ridicoli.

I due corpi cercano la compenetrazione, poi la prevalenza l’uno sull’altro, in un gioco che però si fa troppo lungo e ripetitivo, eccessivo anche nell’utilizzo del sarcasmo come strumento comunicativo.
Entrambi dovranno cedere all’altro parte di sé stessi per comporre non più un corpo da “piedistallo” ma un corpo distorto, esaurito, disarticolato, umiliato, adorato, odiato, coincidente con la vita stessa e non più separato da questa.

E‘ nella coinciliazione, non facile e sofferta, tra le varie componenti umane – che contribuiscono ognuna all’unità dell’individuo, comunque complessa, diversificata e mutevole – il momento più poetico della performance, quello che arriva a toccare una emozione più calda.
Si ricompone così l’unità/molteplicità in una dimensione completamente diversa. Ne nasce una nuova identità e la rappresentazione di una realtà più soggettiva.

Dimitris Papaioannou tornerà di nuovo in Italia, il prossimo 28 e 29 ottobre, al Crt di Milano questa volta con “Still Life – a piece for seven performers”.

Primal Matter – a piece for two performers

con Dimitris Papaioannou e Michael Theophanous
ideazione, regia, scenografia, luci e costumi di Dimitris Papaioannou
sound design Konstantinos Michopoulos
prodotta da Athens Festival (2012) e 2WORKS (2013)
con il sostegno di EMPAC (New York)
in tour con la collaborazione di Change Perfroming Arts

durata: 1h 20′
applausi del pubblico: 4′ 40”

Visto a Vicenza, Teatro Olimpico, il 2 ottobre 2015

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