Pupi Avati: “Attori si è, la recitazione non si insegna”. Videointervista

Incontriamo Pupi Avati nella sua Bologna, al teatro Il Celebrazioni dove, come ci racconterà, ha suonato l’ultima volta con il grande amico, Lucio Dalla.
E’ lì per condurre una masterclass intensiva di recitazione cinematografica. L’idea è di Cs Cinema che, ciclicamente e in giro per il Nord Italia, organizza weekend di approfondimento con grandi figure del mondo dello spettacolo italiano. Due giorni durante i quali attori professionisti e non hanno l’opportunità di confrontarsi con personalità per ricevere consigli e suggerimenti.

Il Celebrazioni è davvero grande, e quando entriamo Avati è intento ad ascoltare il monologo di una giovane attrice, filmata dalla videocamera. Tutto ciò avviene in proscenio, mentre il palco è occupato da tutti gli altri partecipanti e dagli uditori. Ci accomodiamo quindi in sala per assistere al lavoro e attendere il momento dell’intervista; immediatamente ci nota: “Lei chi è?”, “Sono qui per l’intervista”… “Ah, allora dopo fa il monologo anche lei”. Risata generale. Difficile sfuggire a quegli occhi piccoli ma penetranti che comunicano di aver capito tutto, prima ancora di parlare.

La giornata è lunga e impegnativa, numerosi gli attori da vedere e molto diversi fra loro, ma tutti vengono seguiti con un’attenzione altissima da uno dei registi più importanti del nostro panorama cinematografico. Eppure l’atmosfera è estremamente tranquilla, e sorprende la capacità di relazione di Avati con chiunque abbia davanti, così come la grande quantità di suggerimenti che, uno a uno, riesce a comunicare con schiettezza e perfino tenerezza.

Quando finalmente lo incontriamo ci accomodiamo in una platea ormai vuota; intorno a noi c’è come una grande cattedrale silenziosa dove ancora risuonano tutte quelle parole che hanno condito senza sosta la giornata. In testa le immagini e le emozioni di quei visi che, molti per la prima volta, si sono confrontati con un tenace ricercatore di verità.
E’ questo che cerca in un attore, o almeno così racconta davanti alla nostra camera che, ancora una volta, ne raccoglie la semplicità e l’immediatezza.

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