Romeo Castellucci: Purgatorio. Devianze di un interno borghese

Purgatorio
Purgatorio
Purgatorio – Romeo Castellucci

Il Purgatorio di Romeo Castellucci è un viaggio all’interno di un dramma familiare.
L’allestimento ci mostra una casa alto-borghese, con arredamento anni ’70 scuro e asettico, entro cui si muovono i componenti della famiglia. La madre che prepara la cena, il bambino che si muove indolente tra la tavola e la cucina abbracciando il suo robot. I silenzi sono rotti da piccole ed essenziali frasi dei personaggi: “Come stai?”, “Prendi la tua medicina”, fra voci provenienti dal televisore e il rumore delle verdure tagliate.
Tutto è amplificato: le voci, i rumori e gli ambienti che appaiono enormi e deserti, a manifestare solitudini e a preannunciare qualcosa di sinistro. Il bambino si chiude nell’armadio e un ribaltamento delle scene ci permette di entrare nelle sue fantasie e paure; unica àncora di salvezza l’inseparabile robot che diventa un gigante illuminato da una pila.

Il padre rientra a casa, stanco, indolente anche lui, il figlio nemmeno scende per salutarlo, anzi, all’avvicinarsi dell’auto si rifugia al piano di sopra. Il dramma ha inizio. La malattia colpisce tutti e tre. Il padre carnefice e vittima della sua depravazione, la madre dolore e vigliaccheria, il figlio vittima e consolatore consapevole di un male incurabile.

La parte centrale dello spettacolo, anche se lunga, è una lenta manifestazione dei sogni del bambino, in cui il candore e la purezza dettati dalla tenera età sono macchiati dall’abuso subìto e si trasformano in incubo, dove il padre è il demone che lo perseguita.
Nel finale, tragico e senza speranza, il male si fa corpo e le azioni deplorevoli diventano malformazioni, handicap, condanna ad una vita sofferente e scomoda per chi ha abusato e per chi l’abuso l’ha subito.
Lo spettacolo è un lento e progressivo susseguirsi di tensione e dolore, che inchioda lo spettatore alla poltrona con il fiato sospeso.
Le prime scene, che richiamano i film di Lars Von Trier e le ambientazioni domestiche di Bergman, sanno di attesa, di preludio al dramma, e proprio nello stile dei due cineasti il dramma è fuori scena, lascia spazio all’immaginazione del pubblico, rendendolo partecipe e colpevole allo stesso tempo.
Consiglio: da non perdere.

PURGATORIO
Liberamente ispirato alla Divina Commedia di Dante Alighieri
regia, scenografia, luci e costumi: Romeo Castellucci
musica originale: Scott Gibbons
coreografie: Cindy Van Acker e Romeo Castellucci
collaborazione alla scenografia: Giacomo Strada
sculture di scena, meccanismi e prosthesis: Istvan Zimmermann e Giovanna Amoroso
immagini dei cieli: Zapruder filmmakersgroup
con:
la Prima Stella Irena Radmanovic
la Seconda Stella Pier Paolo Zimmermann
la Terza Stella Sergio Scarlatella
la Terza Stella II Juri Roverato,
la Seconda Stella II Davide Savorani
durata: 1h 20’
applausi del pubblico: 4’ 10”

Visto a Reggio Emilia, Teatro Comunale, il 29 ottobre 2008
Vie Scena Contemporanea Festival – prima nazionale

 

 

 

0 replies on “Romeo Castellucci: Purgatorio. Devianze di un interno borghese”
Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *