“Il piacere di stare insieme, solo per criticare”. Questa massima di Franco Battiato, insieme ad altre, apre il volume “Questo fantasma. Il critico a teatro”, scritto dal critico e docente teatrale Andrea Porcheddu in collaborazione con Roberta Ferraresi e recentemente pubblicato da Titivillus.
Otto parole che suggellano in modo ironico quello che, secondo Porcheddu, è il rapporto tra teatro e critica, tra scena e studio, tra gesto e sua interpretazione. Un “manualetto”, come viene definito nell’introduzione, che diventa, procedendo nella lettura, continuo rimando ad altri studi, sfida per una più vasta conoscenza, suggestione di culture.
“Il piacere di stare insieme” è il fine ultimo del teatro, uno stare insieme fisico e cerebrale, con amici e sconosciuti. Tra palco e platea. Tra dive e maestranze. Viene in mente la frase di Andrea Camilleri: “La grandezza e l’immortalità del teatro è lo stare assieme […]. Da solo, in una platea, tu scappi, non ci stai. La vera forza del teatro è questo sentire gli altri”.
Critichiamo, dunque, giudichiamo, invadiamo la rete di sentenze, discorsi, approfondimenti, faccia a faccia, paragoni, paralleli. Perché l’approccio al teatro può essere solo critico. Ogni spettatore deve essere un critico, manifestare idee e riflessioni (scritte o orali non importa) per andare oltre la logica del “ti è piaciuto?”. Un libro per spettatori critici, non per critici. Un titolo da cui partire per poi perdersi: “Questo fantasma. Il critico a teatro”, che rivela l’(auto)ironia di Porcheddu. “Questo fantasma” ricorda la commedia di Eduardo, ma si deve pensare anche ai critici fantasmi. Chi sono? I critici ottantenni che ancora comandano? Oppure i giovani critici che hanno parola (grazie soprattutto al web) ma non hanno peso? Suggestioni ce ne sono fin dal titolo, e perdersi è inevitabile durante la lettura. Perdersi piacevolmente, come è capitato a chi scrive. Perdersi tra le citazioni dei critici di professione e i giovani rappresentanti della scena teatrale contemporanea italiana. Perdersi tra elementi di estetica e di filosofia, di semiotica e antropologia. Perché la critica è tutto questo, unita alla passione e all’esperienza, e Porcheddu lo spiega bene alla generazione più giovane di lui, figlia di internet e della brevità, ma pronta a riaccendere la scintilla critica.
E per una scena teatrale che si sta rinnovando, c’è anche una scena critica “viva” che si sta evolvendo; una scena che forse, della critica, non riuscirà mai a fare il proprio mestiere, ma che nella critica crede e per la critica investe tempo ed energia.
Il volume è formato da cinque capitoli. Il primo (“La critica”) analizza l’oggetto-critica e chi la utilizza, tra stereotipi e pregiudizi, vicinanza e lontananza, citando Camus e Yehoshua. Nel successivo (“Il soggetto”) viene analizzato il teatro da un interessante punto di vista psicoanalitico, passando da Freud a Jung, mettendo in mezzo sia Edipo che Macbeth. Il terzo capitolo (“Il segno”) vede scendere in campo la semiotica di Eco e di Barthes, comprende l’analisi del formalismo sovietico e del Circolo Linguistico di Praga, per arrivare all’analisi della definizione di Testo Spettacolare e della segmentazione dello spettacolo. Il quarto capitolo (“La società”) affronta i contesti politici in cui si sviluppa il teatro, da Antigone ad Amleto, da Marx a Brecht a Pasolini fino al Teatro Dubrovka di Mosca e la sua recente strage.
Infine l’ultimo capitolo, “Dal post-teatro all’alter-teatro?”, parte da un’analisi del concetto di “post-moderno” per ridisegnare una mappa del nostro teatro contemporaneo. La conclusione è poetica e, ancora una volta, ironica: il critico di teatro deve prendere esempio dal giardiniere, “deve saper cogliere quelle forme di vita: osservarle. Accompagnarle”. Il giardiniere, per dirla con Gilles Clément citato da Porcheddu “è colui che nel tempo fa durare l’incanto. Bisogna provarci”.
Suggestioni e nozioni si rincorrono continuamente nel volume, condite da spunti e descrizioni sul teatro e la critica d’oggi. È un investimento nel futuro: per una generazione che ha bisogno di continui stimoli e piattaforme di riflessione, un “manualetto” utile ad analisi e autoanalisi.
Andrea Porcheddu, Roberta Ferraresi
Questo fantasma – Il critico a teatro
pagg. 280
€ 16
Edizioni Titivillus
2010
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Il titolo originale del pezzo era “Sorpresa! Anche la critica teatrale è viva”.