L’irriverente genialità di Radio Hamlet

Radio Hamlet
Radio Hamlet

Palermitano, faccia da schiaffi, leggera e piacevole cadenza sicula, piedi scalzi, jeans strappati.
Eccolo Giuseppe Provinzano, seduto sugli scalini del proscenio dell’auditorium del Bellini di Napoli; bicchiere in mano, bottiglia vuota su uno scalino, stereo anni ’80 a fianco.
Potrebbe essere scambiato per un tecnico. Invece inizia un monologo sfacciato, irriverente, polemico. Mi chiedo se Amleto sarà lui o qualcun altro: niente di tutto questo.
Su “Radio Hamlet” non ci sono ruoli né personaggi, non ci si può sintonizzare sulla struttura originaria del testo. Si legge nella cartella stampa: “I study, I work, I play alone”. Ma se sul palco Provinzano è “alone”, in realtà è attorniato da presenze. Ci tiene a sottolineare che gli altri due attori sono stati  convocati in spettacoli molto più interessanti dal punto di vista remunerativo. Sarà una trovata, penso. Invece no: Provinzano sottolinea che questo è lo studio numero 3 di “Radio Hamlet”, realizzato in collaborazione con gli attori Andrea Capaldi ed Elena Bosco, e presentato da Italians EdM’08 e ATS Spezio Zero-teatro dei Cantieri. Ma adesso è solo.

Appesi a fili invisibili penzolano dei vestiti: personaggi o attori immaginari.
Sullo sfondo due sedie, due troni sbilenchi davanti ad un computer acceso, come “macchine infernali”. Immancabile il teschio, appoggiato su una delle sedie.

I personaggi shakespeariani sono solo abiti, immagini fugaci, memorie, ma ce ne dimentichiamo, non facciamo più caso ai travestimenti del protagonista, al suo interloquire con queste fantomatiche e inesistenti figure.
La storia di Amleto torna alla contemporaneità attraverso una rielaborazione, un ribaltamento del testo che sottolinea non banalmente il carattere d’avanguardia dimostrato di Shakespeare, inteso letteralmente come capacità di “essere avanti”. Amleto diventa una voce registrata sui vecchi nastri, scandita dal suono del pulsante REC, come se il re di Danimarca fosse talmente amareggiato dal delirio e dalla decadenza raggiunta dal suo Stato, dalla madre, dai parenti, dagli amici, da non avere la forza di comparire in scena.
Ma c’è Provinzano: interpreta ora l’amico, ora il servo infedele, si fa insomma attore messaggero, portavoce dell’autodistruzione di Amleto.
Fortissimo il linguaggio, volutamente sconcertante a volte, con riferimenti al governo italiano di oggi, alla crisi economica e del lavoro, alla corruzione. L’ironia iniziale si trasforma in angoscia: lo Stato giusto, rappresentato dal re ucciso e tradito, è spirito, cioè è inesistente, invisibile, inascoltato, è il nulla.

Particolari alcune scelte registiche e visive, realizzate con oggetti quotidiani e di fortuna, portando in scena marionette e baracche da strada. Lo spirito del re diventa nell’oscurità un piccolo oggetto che contiene liquido luminoso e fosforescente, come quelli che si vendono nei luna-park. L’attore lo mette in bocca dando visibilità, nel buio profondo, alle parole di accusa di questo re/Stato, che altro non è che la voce della rabbia di noi tutti.
Lo spettacolo è un work in progress indipendente. Un’occasione in più per scoprire l’irriverente genialità di questo teatro.

RADIO HAMLET Studio # 3I study, I work, I play alone
di e con Giuseppe Provinzano
produzione: Italians EdM’08 e ATS Spazio Zero-Teatro dei Cantieri
durata spettacolo: 1 ora
applausi del pubblico: 1 minuto e 50

Visto a Napoli, Auditorium Teatro Bellini, il 17 aprile 2010
Rassegna Nuovi Sentieri

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