Raffa in The Sky. L’opera di Francesco Micheli per una Carrà come non te l’aspetti

Raffa in the Sky (ph: Gianfranco Rota)
Raffa in the Sky (ph: Gianfranco Rota)

A firmare il libretto Renata Ciaravino ed Alberto Mattioli sulle musiche di Lamberto Curtoni

Come ognun sa, l’opera lirica, soprattutto in Italia, è spesso confinata nel solo ‘800 anche se i suoi capolavori partono già dal ‘600, con Monteverdi, e arrivano sino al ‘900 con il grande Britten, ma non solo con lui.
In tal senso è assolutamente meritorio che il melodramma adoperi oggi tutte le sue strategie per allargare la propria fascia di pubblico, rivolgendosi non solo ai più giovani, ma anche a chi lo reputa in qualche modo un mondo alieno, creandone di nuovi.

Per questo abbiamo visto con assoluto favore seppur, inevitabilmente, con qualche sospetto, l’idea di Francesco Micheli di dedicare un’opera contemporanea ad un mito italiano conosciuto in tutto il mondo: Raffaella Maria Roberta Pelloni, in arte Carrà.
Per di più “Raffa in The Sky”, così si chiama l’ambizioso progetto, denominato fantaopera, è nato a Bergamo, nell’anno in cui, insieme a Brescia, la città è stata designata Capitale europea della Cultura, nel teatro dedicato a Gaetano Donizetti, uno degli autori operistici ottocenteschi più celebri.

Sgombriamo subito il campo dagli equivoci. “Raffa in The Sky” non è un musical, ma un’opera vera e propria, con una sua sinfonia, i suoi duetti e perfino i concertati, dedicata proprio alla grande showgirl televisiva, che vive attraverso il libretto in rima di Renata Ciaravino e Alberto Mattioli, e sulle musiche di Lamberto Curtoni.

Raffaella Carrà nell’opera è un’aliena, la prima donna inviata sulla Terra dal lontano pianeta Arkadia, governato dal re Apollo XI, in cui vivono gli spiriti eletti degli artisti, per cercare di allietare il nostro ingrigito pianeta. Qui la vita di Raffaella, dalla fine della guerra con i suoi primi goffi tentativi di praticare le arti dello spettacolo, e poi l’avventura americana, l’entrata nell’empireo della televisione, il suo distacco per migrare in Spagna e infine il suo ritorno, si interseca con quella di un nucleo familiare, proveniente da Sud, formato da Carmela, Vito e dal loro figlio Luca. Ognuno ha un rapporto diverso nei confronti della presenza ammaliatrice e dalla voglia di vivere di Raffaella.
Così, ad un primo momento di grande difficoltà a causa del matrimonio e della ricerca della propria identità da parte di Luca, fa riscontro l’arrivo della Carrà, capace di rimettere le cose a posto, di far rivivere quello che sembrava morto, di far operare finalmente scelte liberatrici, come le è stato ordinato da Apollo XI.

Ma la nostra protagonista, consapevole che ci sia ancora molto da lavorare su questa Terra, non vorrà più tornare ad Arkadia, creando non poco imbarazzo agli abitanti di quel pianeta.

Tutta l’opera è attraversata da un’ironia benefica, che aiuta tutto il pubblico a parteciparvi in modo festoso, ed è permeata anche da un’atmosfera volutamente pop, che invita ogni spettatore ad entrarvi con la sua conoscenza e sensibilità, cavalcando spensieratamente tutti i relativi riferimenti, a volte anche troppo dichiarati, che sembrerebbero superficiali in un altro contesto.
Ma proprio così è stato pensato questo “pastiche” musicale, in un continuo rapporto e interscambio tra arte colta e popolare, che certo dividerà: i tradizionalisti che considerano l’opera come qualcosa di sacro e inamovibile e chi invece la vede in continuo movimento, in stretto rapporto con il tempo che cambia.

I momenti migliori di “Raffa in the sky” sono quando le più famose melodie della Carrà si impastano con naturalezza nelle musiche di Curtoni, allievo di Giovanni Sollima, raccontando le avventure della famiglia di Carmela, e utilizzando riferimenti (tra gli altri) a Verdi, Mozart e Tchaikovsky. Ne è un esempio il poetico inizio.
Esilarante su tutti e riuscitissimo è il momento della ricongiunzione di Carmela e Vito, con il rimando al “Duetto buffo dei due gatti” di Rossini, con un’eco anche a quello mozartiano tra Papagheno e Papaghena. O ancora quando Luca comincia a capire la sua vera identità al telefono, incitato dalle parole “a far l’amore comincia tu”.
Infine ci è piaciuta molto l’invenzione teatrale sul celeberrimo “Tuca Tuca”, dove il conflitto tra pop e lirico viene annullato da Chiara Dello Iacovo (Raffaella) e Haris Andrianos (Vito), in un duetto dai toni grotteschi, assai azzeccato.
E attraverso la ricca e varia partitura musicale di “Raffa in the sky” sono presenti anche le atmosfere dei Paesi attraversati dalla showgirl.

Nella scintillante scena, creata da Edoardo Sanchi, aiutato efficacemente dal light designer Alessandro Andreoli e dai costumi di Alessio Rosati, prevalgono i colori blu, viola e argento. Su di essa si staglia l’emiciclo sospeso che accoglie il coro di Arkadia, mentre sotto, in scena, i cambiamenti d’epoca, con la casa di Vito e Carmela e i mondi televisivi di Raffaella, ricreati da una serie di pannelli movibili.

La protagonista è interpretata con brio e naturalezza da Chiara Dello Iacovo, allieva della scuola dello Stabile di Torino, l’unica in scena che non proviene dal mondo operistico, e che usa il microfono. Dello Iacovo recita, canta e danza con già matura capacità di accenti diversi.
Carmela è portata in scena, tra efficace teatralità e canto, da una nostra antica conoscenza, Carmela Remigio, che abbiamo appena ammirato come protagonista dell’Anna Bolena di Donizetti.
Dave Monaco è un equilibrato Apollo XI; mentre il mezzo soprano Gaia Petrone è il giovane Luca, che ben propone in scena la ricerca della sua reale identità. Il basso-baritono Roberto Lorenzi si destreggia davvero molto bene, tratteggiando teatralmente e vocalmente tutti i personaggi melliflui e cattivi, e infine Haris Andrianos, baritono, è perfetto nel misurarsi in ogni forma teatrale che il libretto gli concede.
Carlo Boccadoro dirige con finezza e gustosa vivacità un ensemble costituito da membri di Sentieri Selvaggi e Orchestra Donizetti Opera. Perfetta la resa del Coro “I piccoli musici” di Casazza, diretti da Mario Mora; infine di gusto e ben impostate le belle coreografie firmate da Mattia Agatiello con Fattoria Vittadini.

RAFFA IN THE SKY
Fantaopera in due atti
Libretto Renata Ciaravino, Alberto Mattioli
da un’idea di Francesco Micheli
Musica Lamberto Curtoni
Copyright ed edizioni della musica originale Casa Musicale Sonzogno – Edizioni Curci

Direttore Carlo Boccadoro
Regia Francesco Micheli
Scene Edoardo Sanchi
Costumi Alessio Rosati
Coreografie Mattia Agatiello
Light designer Alessandro Andreoli
Assistenti alla regia Paola Brunello e Giorgio Pesenti
Assistente alle scene Chiara Taiocchi
Assistente ai costumi Veronica Pattuelli

Raffaella Carrà Chiara Dello Iacovo
Apollo XI, La Maestra di danza, Il Parrucchiere delle dive Dave Monaco
La Nonna, L’Ostetrica, Luca Gaia Petrone
Carmela Carmela Remigio
Fidelius, La Star di Hollywood, Il grande censore, L’impresario della tivù Roberto Lorenzi
Vito Haris Andrianos

Orchestra Donizetti Opera e Ensemble Sentieri Selvaggi
Coro I Piccoli Musici direttore Mario Mora
Danzatori della Fattoria Vittadini

Nuova produzione della Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo per Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023

Visto a Bergamo, Teatro Donizetti, l’8 ottobre 2023

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