Quasi non ci credevo quando l’ho letto. Non parlo del reintegro del Fus. Semmai dell’immediata revoca, ieri, dello sciopero generale dei lavoratori dello spettacolo, previsto per domani e annullato in seguito al reintegro, da parte del Consiglio dei Ministri, del Fondo Unico dello Spettacolo.
A farmi sobbalzare è stata proprio la rapidità consequenziale dei due eventi. Senza un minimo tentennamento.
Si può parlare di vittoria? Continuo ad avere seri dubbi.
Eppure gli artisti paiono già rasserenati, pronti a tornare in scena felici e contenti. Senza perdere neppure una replica.
La situazione torna alla normalità. E tutto è bene ciò che finisce bene.
Ma alla giornata di protesta prevista per il 25 marzo non poteva comunque essere affidato un significato anziché cancellarla in quattro e quattr’otto?
Ripercorriamo gli ultimi mis-fatti. Mercoledì, ossia ieri, giunge la notizia del ‘lieto evento’: il Consiglio dei Ministri approva un decreto legge che, a partire da quest’anno, assegna in misura permanente al ministero per i Beni e le Attività culturali 236 milioni di euro, che verranno così ripartiti: 149 milioni di euro al famigerato Fondo Unico per lo Spettacolo, 80 milioni di euro alla tutela e al recupero del patrimonio storico, architettonico, artistico e archeologico e 7 milioni agli istituti culturali. Il decreto “stabilisce inoltre che il finanziamento delle misure di agevolazione fiscale in favore dell’industria cinematografica non venga più finanziato dal contributo straordinario di un euro sui biglietti di ingresso nelle sale cinematografiche”.
Tutti gioiscono (soprattutto gli habitué del cinema e le fondazioni lirico-sinfoniche), eppure di motivi per lo sciopero, cari artisti, ne sussisterebbero ancora. A partire dalla triste, meschina strada scelta dal Governo per reintegrare le casse piangenti del Fus. Ossia attingendo là dove tutti gli italiani versano una delle loro quotidiane frustrazioni: sul caro-benzina. “Un modestissimo aumento delle accise della benzina – ha chiosato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta – Un piccolo sacrificio di uno o due centesimi che tutti gli italiani saranno lieti di poter fare”. Era serio o ironico in questa dichiarazione?
Perché semmai sembrerebbe un provvedimento che voglia incitare al malessere e alla ‘rivolta’: italiani, pagatevela voi la cultura, se tanto la volete! E se invece non v’importa nulla, prendetevela con ‘sti pseudo-intellettuali (quasi tutti di sinistra) che continueranno a vivere da zecche sulle vostre spalle di consumatori tar-tassati.
Si è poi aggiunta la nomina-sostituzione al Ministero della Cultura: via Bondi, il rimpiattino delle poltrone defenestra Giancarlo Galan all’Agricoltura per farlo diventare ‘tronista’ sul lascito della Cultura. Più o meno gli stessi ambiti, e ottimo anche il background in ambito culturale dell’attuale ministro: laurea in Giurisprudenza, master in business administration alla Bocconi, una carriera in Publitalia ’80 (fondata da Berlusconi come concessionaria esclusiva di pubblicità per Mediaset) fino a diventarne direttore.
Eppure nessuno in Italia più si stupisce. Lo stipendio, per qualcuno, è salvo. Sembra si pensi solo a questo. Imbarazzante è infatti la genuflessione di certe cariche a seguito della notizia: “Il reintegro del fondo dello spettacolo è il miglior modo di celebrare il centocinquantenario del nostro Paese, nel rispetto della tradizione artistica e culturale che rappresenta una delle grandi ricchezze nazionali” ha affermato in una nota l’assessore regionale alla cultura toscana Cristina Scaletti. Aggiungendo pure: “La mobilitazione di tutto il mondo dell’arte e della cultura, ma anche di molte amministrazioni locali, ha dato evidentemente qualche frutto”.
Le fa eco Carmelo Grassi, presidente dell’Anart e del Teatro Pubblico Pugliese: “Sulla base di questo provvedimento tutto il reparto dello spettacolo è impegnato ancora di più ad offrire prodotti culturali all’altezza delle esigenze del pubblico e nel senso della crescita culturale e civile del nostro paese”.
E chi si lancia in dichiarazioni a caldo segue più o meno questa scia.
Ma davvero voi artisti credete a questa ‘manovra’? Siete contenti così? A quanto sostengono i sindacati, sempre più tempestivi nel tirarsi indietro dalla contestazione, parrebbe proprio di sì.
Eppure i problemi della cultura, in Italia, non sono tanto semplici da poter essere accantonati rimpinguando le casse di un fondo con la promessa che lo saranno d’ora in avanti, per sempre, nei secoli dei secoli. E’ proprio l’atteggiamento malsano del Governo (e la reazione degli stessi artisti) a evidenziarne i tarli.
Il Governo tenta di mettere, ancora una volta, i cittadini gli uni contro gli altri, posando delicatamente fette di prosciutto – ben tagliato e gustoso – sugli occhi.
Del resto ci sta provando anche col nucleare. Mentre si continuano a seppellire o deviare i fondi per le energie alternative rinnovabili (non sia mai che un giorno si possa dire addio perfino a quella benzina che finanzierà la cultura!), sul nucleare è tutto rimandato al 2012: quando gli italiani di memoria corta già avranno dimenticato l’effetto emozionale di Fukushima. E, in controtendenza rispetto a tutta Europa, potrebbero perfino entusiasmarsi per la corsa alla fissione dell’uranio. Da non confondere con la fusione: non dell’atomo, ma quella dei cervelli. Una pratica che, nel nostro Paese, avviene da tempo. Peccato non generi energia!
…sono rimasta basita anch’io…la trovo una decisione presa come se non si aspettasse che una scusa per tirarsi indietro…e continuare a farsi prendere per la gola dalle imprese…prechè certo non è questo reintegro che impedirà alle imprese di dire che non ci sono soldi per non pagare nessuno, prendere i ragazxzini dai loro stessi laboratori per non pagarli con la scusa del tirocinio e via così…io credo che ci dobbiamo solo vergognare…abbiamo dimostrato di essere completamente ricattabili, senza potere di contrattazione ..e soprattutto di non essere come al solito una categoria vera e compatta..abbiamo criticato il voto dei lavoratori della fiat e poi ci siamo comportati peggio di loro…ricattati dalla possibilitá di perdere quel poco che ci è rimasto…codardi…e mi dispiace dirlo…collusi…perchè chi da il destro a questo sistema vergognoso di sfruttamento e incultura è colluso e colpevole, quando chi decide per noi, con buona pace di chi non molti anni fa ha fatto la fame per avrere i diritti sindacali e non mi venite a parlare della crisi…la cultura è come la ricerca: è un investimento che produce economia pulita nel futuro prossimo, al contrario del petrolio e delle centrali nucleari …e noi ci adeguiamo ad un modello sottoculturale che produce solo ignoranza e distruzione..è evidente che persone colte nell’ambito teatrale ne sono rimaste ben poche…c’è da riflettere perchè vuol dire che siamo anche noi invasi dal berlusconismo e dal pensiero capitalistico che fino a qualche tempo fa creava ancora discussioni critiche…e ora che facciamo…il capitalismo fallisce chiaramente, il mondo desidera cambiare e noi abbracciamo qualcosa di morente? Mi sembra stupido e suicida!…e dirò di più, questa volta io non voglio essere colpevole perchè gli altri della mia categoria lo sono…io non sono d’accordo, non sono aquiescente, non voglio ubbidire e non voglio essere ritenuta corresponsabile di questo sfacelo…bisognava ancora di più protestare perchè il contentino proposto fosse ulteriormente corretto,reso ancora più trasparente nella suddvisione, e soprattutto bnisognava chiedere quanto è stato il risparmio dopo aver tagliato tutti gli enti e le fondazioni”fallimentari”…quanti dsono i soldi che in realtá non vanno alla cultura ma ai miliardi di consulenze di ogni piccolo assessorato…credetemi costano più di un allestimento di un testo a dieci interpreti…sono cifre blu che ovviamente non sono state tagliate…e voi che fate? vi fate bastare una caramella? Siete la vergogna di un mondo detto culturale, la rappresentazione dell’ignavia…vergognatevi! se non siete disposti a pagare in prima persona perchè siete diventati dei borghesucci, almeno abbiate l’onestà intellettuale di non protestare proprio, di non fare i sinistrorsi radical chic, perchè non è più tempo…bisogna lottare…forse non l’avete capito bene?
Grazie davvero Daniela per questo articolo che condivido e farò girare! Sono rimasta allibita ascoltando Letta e ancor di più il silenzio assordante di quanti strepitavano fino al giorno prima e che ho creduto capaci di rendersi conto che si parla di un “reintegro” del Fus, soldi che dovevano già stare lì, non di un “aumento”, e cosa ancor più grave che questo reintegro salti fuori dall’aumento della benzina!
Sono pienamente d’accordo con Riccardo sul ripensamento generale del sistema finanziamento; penso che cancellare il fus sarebbe forse stato un modo – certo violento e anche iniquo per alcuni – di provare a cambiare davvero le cose, inventando un nuovo sistema di sostegno alla cultura. Ma per questo ci sarà bisogno di una classe politica completamente nuova e di una vera corporazione tra artisti!
Segnalo a tutti il post del blog di Anna Bandettini su Repubblica di oggi.
REINTEGRO FUS: gli artisti padovani esprimono perplessità e promuovono comunque una
GIORNATA DI MOBILITAZIONE A SOSTEGNO DELLA CULTURA:
DOMENICA 27 MARZO 2011 nelle piazze del centro cittadino: un pomeriggio di performance e spettacoli e una grande, simbolica installazione vivente.
«L’annunciato reintegro del Fondo unico per lo spettacolo (Fus), ottenuto tramite il rincaro della benzina come ha annunciato ieri il Governo, non ci rende affatto tranquilli» spiega il comitato promotore della giornata di mobilitazione che domenica 27 marzo porterà nelle piazza centrali della città del Santo oltre 70 artisti padovani, impegnati in performance e spettacoli per tutto il pomeriggio. «Così facendo – continua il comitato – il Governo grava peraltro sui cittadini, mentre sarebbe assai più giusto e opportuno tagliare gli ampi e numerosi sprechi della politica. L’accorpamento delle elezioni amministrative con il referendum, ad esempio, avrebbe portato un segnale politico positivo, rappresentando un risparmio di ben 400 milioni di euro. Con tale ulteriore “piccolo sacrificio” richiesto agli italiani, invece, ancora una volta si mettono le mani nelle tasche dei cittadini, rischiando di creare dannose conflittualità sociali in un periodo in cui serve al Paese molta coesione».
Gli artisti padovani hanno così deciso di mettersi insieme e di “resistere”, mobilitandosi con un’iniziativa congiunta, in occasione della Giornata mondiale del Teatro, per sostenere le attività teatrali e culturali in senso più ampio e chiederne il riconoscimento come risorsa nazionale. Un settore, quello della cultura e dello spettacolo, che oltre a produrre indotto economico, in termini di occupazione conta oggi in Italia 250.000 lavoratori, tra attori, danzatori, registi, scenografi, tecnici, costumisti, operatori dei diversi ambiti… Un settore al quale – insieme all’arte e alla ricerca – il nostro Paese destina una percentuale del Pil tra le più basse in Europa.
sono bastati pochi secondi per passare dalla catastrofe all’euforia. Tutte le manifestazioni di protesta annullate.Penso invece che la crisi stia tutta lì ancora, in agguato. La prima cosa che mi viene da pensare è quanto gli operatori siano dipendenti dalla politica e dai suoi meccanismi di seduzione. Il reintegro serve soltanto a pagare i debiti, rinviare i commissariamenti e conservare un po’ di posti lavoro. Il sistema di sostegno è nei fatti fallito, bisogna accettare la crisi per ridisegnare tutto il sistema e approfondire nuovi metodi di sviluppo, finanziamento e sostegno. Lo studio e la ricerca di nuovi parametri e indicatori di valutazione possono alleviare le abnormi distorsioni che ci sono, in modo da evitare che i sostegni alle imprese siano sotto o sovradimensionati
Riccardo Carbutti
Centocinquant’anni fa moriva Gustavo Modena.
Nei primi anni dell’ottocento ebbe a dire “In questo paese non si è data l’arte”. Intendendo, naturalmente che in Italia non si rispettano gli artisti.
La mossa del governo va a rafforzare questa trogloditica tradizione.
Il loro disegno è lampante. Addossare agli artisti la responsabilità di un non certo desiderato aumento della benzina.
Ora, oltre alla tradizionale indifferenza del paese nei confronti del teatro, ne subiremo anche l’ostilità e quando, l’anno prossimo, i fondi verranno definitivamente tagliati non avremo nessuna possibilità di replica perchè saremo quelli “che fanno aumentare la benzina”.
Purtroppo la dignità poco ci appartiene, ammucchiati come piccioni su una manciata di briciole, guardati con disprezzo dai Letta e detestati dalla gente.
Gli stipendi son stipendi, lo so, ma quanto ci sarebbe stato bene un bel NO!
Siamo stati offesi e manco ce ne siamo accorti.
Claudio Morganti
Complimenti per il testo, non avrei saputo usare parole migliori per esprimere esattamente quello che penso e mi impegnerò a condividere questo post il più. Aggiungerei anche, che essendo il nostro presidente del consiglio a moltissimi livelli DIRETTAMENTE COINVOLTO nella produzione, distribuzione e diffusione televisiva per esempio dei film, anche in questo caso, come in molte occasioni passate, passa per “carità” e sostegno ad una categoria, una spesa addossata a tutti noi che però avrà un ottimo rientro economico per lui e per i suoi. Del resto, andiamo a guardare chi ha prodotto e distribuito il film italiano che ha incassato di più negli ultimi mesi. Io vorrei sentire un coro di gente che grida “finanzieremo la spesa pubblica tutta, CON LA LOTTA ALL’EVASIONE FISCALE. A TUTTI I LIVELLI”
Sciopero o non sciopero, ecco la questione:
se sia più nobile soffrire e non scioperare
o scendere in piazza contro un mare di tagli
e, contrastandoli, porre loro fine!
Libera versione da “Essere o non essere” di Shakespear-iana memoria.
Ritengo sia stata un decisione improvida e poco oculata, quella di ritirare la decisione di non scioperare. Non perchè sia venuto meno il motivo di protestare, ma ho la sensazione che anche qui si sia consumato un “Gioco delle parti”, e con un finale alla “..e tutti vissero felici e contenti”. Per cosa? Per un reintegro del Fus (che cifra iperbolica!) , tanto ci pensano gli spiccioli delle accise sulla benzina. La categoria dei benzinai è subito saltata sul banco a protestare. Prima si decide di scioperare di lunedi quando praticamente tutti i teatri d’Italia sono chiusi, poi si decide in extremis di concedere qualche regalia e tutti buoni e zitti.
Lo sciopero, secondo la mia personale visione del problema, doveva puntare su un maggiore sensibilizzazione del comparto operatori dello spettacolo rivolto alla società. L’Italia quanto investe per la cultura? Quanto si prodiga perchè si tramandi una memoria storica del patrimonio di arti che la compongono? Parlo dell’Italia che sta al potere, non certo di chi sale sui palcoscenici, e non solo, di chi siede su comode poltrone e ritiene che la società italiana si possa educare/formare/crescere, con ben altri mezzi catodici o ludici o calcistici. Peccato: poteva essere l’occasione di uscire dai sipari, dalle quinte, dai palchi, e far sentire la voce di chi recita, canta, suona, prova, studia, suda.
Ormai niente mi stupisce più, mi deprime soltanto. Gli italiani ammettono tutto: un ministro chiacchierato,
un onorevole comprato, un sottosegretario con master inesistente…. Per reintegrare il FUS si è dovuta aumentare la benzina, però fra un anno avremo il nucleare.