Renato Carpentieri: “Il teatro è l’ultimo luogo di libertà rimasto”. Intervista

Piazza degli Eroi (photo: Lia Pasqualino)
Piazza degli Eroi (photo: Lia Pasqualino)

In scena con “Piazza degli Eroi” di Bernhard, incontriamo l’attore che, a 78 anni, alterna ancora cinema e teatro

“Piazza degli Eroi” è il testamento teatrale che Thomas Bernhard lascia poco prima di morire.
Un testo complesso, denso di personaggi, che ci restituisce un universo familiare decadente e del tutto simile al “Giardino” cechoviano.

E’ in occasione della replica genovese dello spettacolo diretto da Roberto Andò, al Teatro Nazionale, che incontriamo Renato Carpentieri. Nel plot è Robert Schuster, anziano professore disincantato e fratello di un intellettuale ebreo suicidatosi dopo il rientro a Vienna, a fine anni ’80, a seguito di un lungo esilio iniziato ai tempi di Hitler.
Nella parte centrale della rappresentazione, in tre atti, Carpentieri dà vita ad una sorta di lungo monologo rivolto alle nipoti, nel quale emerge tutta la critica che Bernhard riserva alla società contemporanea ripiombata nell’odio razziale.
Il suicidio che il fratello ha messo in atto, in Robert Schuster si manifesta verbalmente. Il suo togliersi la vita si traduce in un estraniarsi da essa. Il ruolo dell’anziano saggio e colto che, però, non vuole condividere nulla della sua esperienza si somma ad un disprezzo per il tempo in cui vive.
E’ qualcosa che Carpentieri conosce bene e che affronta anche al cinema.
Abbiamo parlato con lui, fra le altre cose, di una vocazione riconosciuta tardi, intorno ai quarant’anni, e di un mestiere antico da tramandare ai giovani.

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