Un focus sul processo creativo della danza, alla scoperta dei meccanismi di una drammaturgia spesso considerata più impervia – poiché meno palese e maggiormente fluida, non narrativa – rispetto a quella tradizionalmente associata al teatro.
Eppure negli ultimi anni si parla e ci si concentra sempre di più, anche in Italia, sul concetto di drammaturgia della danza, osservata come ambito in espansione per nuove strategie e sfide.
E’ per venire incontro a questo desiderio di ridefinire e potenziare le pratiche artistiche, in continuità con quanto accade negli altri Paesi europei, che Anghiari Dance Hub e Workspace Ricerca X organizzano, sabato 3 dicembre a Collegno (TO), in collaborazione con Fondazione Piemonte Dal Vivo, “RE:Search Dance Dramaturgy“, primo convegno italiano specifico sulla drammaturgia della danza, con ospiti italiani e stranieri.
Attraverso l’incontro e il confronto con ricercatori e professionisti del settore, la giornata sarà occasione per articolare diverse riflessioni attorno al ruolo del dramaturg e alla funzione drammaturgica nell’attuale contesto delle arti performative.
E’ questa la precisa volontà di Carlotta Scioldo, una delle poche figure, in Italia, di dramaturg per la danza, ed Erika Di Crescenzo, coreografa e danzatrice che da anni indirizza la sua ricerca verso la drammaturgia, entrambe curatrici del convegno e ideatrici del progetto Workspace Ricerca X.
Saranno gli ospiti stranieri alcuni dei punti di forza della giornata: “I nostri ospiti Guy Cools e Bart Van Den Eynde sono tra i maggiori esperti, a livello europeo, di drammaturgia della danza – sottolinea Ewa Gleisner di Workspace Ricerca X – Entrambi lavorano come dramaturg e non si occupano solo di teoria. Se il dramaturg è una figura in Italia ancora poco conosciuta, nel Nord Europa è considerata molto importante. Il convegno vuole proporsi come innovativo proprio per questo: è la prima volta che, in Italia, si parla di drammaturgia della danza e del ruolo di un dramaturg professionista nel processo di creazione di uno spettacolo di danza”.
E dramaturg per la danza e il teatro è Bart Van den Eynde, che ha lavorato, fra gli altri, con registi come Ivo van Hove, Guy Cassiers, e coreografi come Meg Stuart, Arco Renz, Lisbeth Gruwez…
Dal 2015 è direttore del programma di regia del master di teatro alla Theatre Academy di Maastricht, ruolo che non gli ha impedito di ottenere un’ulteriore laurea come mediatore sociale, mentre adesso sta concludendo un master in Psicologia.
Se c’è qualcosa da imparare dal Nord Europa è anche questo approccio multidisciplinare. Che si può ritrovare nel percorso di Guy Cools, attualmente docente all’istituto di ricerca Arts in Society in Tilburg e professore all’Università di Ghent, dopo aver lavorato come critico di danza, curatore e dramaturg, tra gli altri, per Koen Augustijnen, Sidi Larbi Cherkaoui e Akram Khan…
L’intervento di Guy Cools si focalizzerà sulla drammaturgia della danza come pratica creativa e somatica: “Contestualizzando la mia pratica di dramaturg della danza nell’ancora giovane storia della drammaturgia – ci anticipa – parlerò della nozione di ‘drammaturgia aperta’ come definita in origine da Marianne Van Kerkhoven. Cioè di come il dramaturg, in quanto testimone, oscilli come ‘corpo esterno’ tra prossimità e distanza, dovendo tuttavia rimanere invisibile, e di come la drammaturgia sia sempre una pratica dialogica”.
Una pratica di equilibrio, si potrebbe anche dire o, come lo definisce Bart Van den Eynde, uno spazio prove per il regista: “La drammaturgia è un processo flessibile. Non ha una formula, non dovrebbe avere ruoli definiti” dice Meg Stuart in un suo testo sulla drammaturgia. Da quello stesso testo ho rubato il titolo per l’intervento che farò a Torino; è la sua descrizione dell’incontro tra coreografo o regista e dramaturg. Partendo dalla mia esperienza personale di dramaturg per la danza e il teatro, userò il termine ‘situatedness’ come punto di partenza per elaborare alcune riflessioni sulla drammaturgia e la posizione del dramaturg”.
Anche le presenze italiane garantiranno molti spunti di riflessione. A partire dall’apertura della giornata, affidata ad Alessandro Pontremoli, docente di Discipline dello Spettacolo al Dams di Torino, con un’introduzione che proporrà i fondamenti della drammaturgia coreica (dal punto di vista storico e teorico) con riferimento alla tradizione di alcune figure professionali come il dramaturg o il supervisore esterno, il cui ruolo si è venuto precisando negli ultimi anni anche nello spettacolo dal vivo italiano.
Tra gli interventi del pomeriggio quelli di altri due studiosi, Stefano Tomassini e Carlo Salone. Tomassini proporrà il case study del progetto “Otolithes” firmato dalla coreografa ticinese Lorena Dozio, un lavoro che lo ha portato a riconsiderare l’extratestuale, ossia la relazione tra il linguaggio dei corpi, i testi e l’imprevedibilità del fuori testo; nel caso specifico “la drammaturgia concerne la lingua degli uccelli e i linguaggi fischiati praticati in diverse parti del mondo”. Ecco quindi che la coreografia di Dozio “non è più soltanto scrittura ma ambiente, clima, atmosfera. Alla testualità si aggrega qui il fuori testo”.
In qualche modo un’apertura verso l’esterno che avrà il suo compimento formale, a chiusura di convegno, attraverso la riflessione di Carlo Salone, che si è anche occupato, nella sua carriera, di politiche territoriali europee, sviluppo regionale e, più di recente, del ruolo della cultura e dell’arte nei processi di rigenerazione urbana e di placemaking.
Ecco allora come, in un discorso critico che intreccia testo e contesto, diventa fondamentale ragionare anche sulla relazione tra l’opera performativa e il contesto economico e sociale di cui fa parte.
“L’aspetto forse più interessante del convegno – conclude Ewa Gleisner – è il desiderio di porsi come spazio di riflessione ad ampio raggio, non solo ristretto alla danza. Per questa ragione abbiamo voluto con noi Carlo Salone, per parlare di drammaturgia anche come strategia di intervento nell’ambito delle politiche culturali”.
L’intervento di Salone verterà sul ruolo dello spazio tra pratiche di conoscenza e conoscenza-nelle-pratiche: “A partire da un’osservazione non specialistica delle arti performative, le riflessioni che proporrò si muoveranno sul crinale che corre tra le modalità tradizionali del processo conoscitivo e le forme di costruzione collettiva della conoscenza ‘situata’ nelle pratiche. Nelle due diverse condizioni di produzione di conoscenza, che non sono che gli estremi di un continuum, si mettono in gioco concezioni spaziali profondamente diverse che interpellano il corpo, le emozioni e le razionalità proprie dei soggetti che abitano lo spazio e lo territorializzano”.
L’appuntamento è quindi per sabato 3 dicembre alle ore 10 alla Lavanderia a Vapore di Collegno (corso Pastrengo 51). L’ingresso è gratuito. E’ necessaria l’iscrizione. Info e prenotazioni: ricercaxinfo@gmail.com, +39 331 65 27 431