Reshimo. Un residuo di luce apre il Ntfi

Reshimo
Reshimo
Reshimo della Vertigo Dance Company
Siamo a San Giovanni a Teduccio, nella zona est di Napoli, e nell’aria sembra diffondersi una sorta di sopita e sottile elettricità. Districandoci tra i suoi piccoli vicoli, le case dismesse e un pungente odore di mare, veniamo accolti da una calda musica dai ritmi partenopei di una banda folcloristica e, accompagnati da sorridenti maschere disseminate qua e là, raggiungiamo il Museo nazionale ferroviario di Pietrarsa, un tempo il reale opificio borbonico: è questa la location scelta per l’inaugurazione della settima edizione del Napoli Teatro Festival Italia.

All’entrata del museo, davanti a noi, si estende l’ampia Arena di Pietrarsa, circondata dai grandi padiglioni, immersa nel blu della notte: è il leggendario golfo di Napoli, con le sue luci e i suoi colori, a tramutarsi in uno straordinario fondale naturale.

A poco a poco, accompagnato da un rumoroso e diffuso cicaleccio, gli spettatori prendono posto.
Oltre il palco, montato per l’occasione nell’ampio piazzale del sito museale, si scorgono pulsare e brillare le luci di Napoli, mentre un pungente odore di salsedine si diffonde intorno.
Un silenzio intenso e profondo, come un manto ovattato, si distende invibile sull’intera arena.

“Reshimo”, al suo debutto mondiale, è il nuovo lavoro della compagnia israeliana Vertigo Dance Company che, dopo i successi ottenuti nelle edizioni 2012 e 2013, torna ancora una volta a Napoli. E lo fa attraverso le melodie di Ran Bagno, storico compositore della compagnia, pronte ad inaugurare la nuova edizione del Ntfi.

Accarezzato dalla brezza che spira dal mare e sedotto dalle suggestioni sonore di un soud marino, il pubblico viene subito conquistato dai morbidi movimenti dei danzatori, che proprio come onde flessuose lo conducono con sé in scenari irreali e rarefatti dove, risuccchiato dall’immanenza di un gesto, dall’arcaica semplicità del pettinarsi con le mani i capelli, il pubblico ha l’impressione di trovarsi sospeso in un luogo al di là del tempo e dello spazio, nell’immanenza di un atto presente e nell’essenza della materia.

Secondo la tradizione cabalistica – da cui la coreografa Noa Wertheim ha attinto per dar forma a questo suo ultimo lavoro -, in origine, prima che il mondo venisse creato, esistevano solo la luce infinita e le lettere del Reshimo contenute al suo interno.
Dopo lo Tzimtzum, ovvero il ritirarsi della luce infinita in se stessa, le lettere del Reshimo (il ‘residuo’) rimasero come suo semplice rivestimento, residuo di luce, e Dio ritirandosi in sé, lasciò tracce della sua essenza nel mondo delle tenebre.

Proprio attraverso l’alternarsi tra queste due forze opposte, luce e ombra, la loro manifesta o sopita lotta, e l’affermarsi ora dell’una e ora dell’altra, si costruisce e prende corpo l’intero spettacolo di Noa Wertheim.
“Due forze regnano sull’universo: la luce e la pesantezza” affermava Simone Weil. Così, in “Reshimo”, pesantezza e leggerezza si scontrano nelle corse forsennate dei danzatori, nei loro vorticosi abbracci, negli audaci incontri e nei ripetuti abbandoni.  
Sotto i nostri occhi i corpi in scena sembrano mutare essenza, attraversare un vero e proprio “passaggio di stato”.

Il lavoro nasce per indagare, attraverso la danza, il movimento, l’origine metafisica della materia; e qualcosa di esoterico sembra davvero animare gli interpreti.
I danzatori si muovono nello spazio alternando ritmi spasmodici e violenti, totalmente posseduti dalla dimanicità dei movimenti (dove muscoli e tendini assumono la compostezza e la solidità di un ingranaggio), a etereità e leggerezza di corpi aeriformi, trasfigurati, dove un’intrinseca opalescenza emerge e va a ricoprire il corpo fisico, fino a disperderne nello spazio i contorni materiali e a renderlo “Reshimo”, un residuo di luce appunto.

Con la complicità del buio profondo della notte, che fa da fondale naturale al palco, e l’uso di luci dai toni tenui e caldi, ecco allora compiersi l’incanto intriso di poeticità e raffinatezza estetica, quando sotto una pioggia di foglie secche che disseminano qua e là sulla superficie del palco tracce di colore, di luce, il corpo di una danzatrice, sostenuto dai compagni, sembra fluttuare e librarsi nell’aria senza alcun sostegno, attraversare uno luogo sospeso nel tempo e nello spazio, fino a disperdersi.
 
Le capacità tecniche ed espressive dei danzatori della Vertigo Dance Company emergono e si manifestano in tutta la loro potenza: Yael Cibulski, Micah Amos, Tomer Navot, Sian Olles, MarijaSlavec, Eyal Visner, Emmy Wielunsk e Yuval Lev conquistano il pubblico con il proprio talento e vigore espressivo.
“Reshimo” ci fa avvicinare all’arcaico, imperscrutabile e indissolubile legame esistente tra la danza e la sacralità, rendendoci in qualche modo partecipi di quello che ci appare come un rito antico e impenetrabile.

RESHIMO
coreografia: Noa Wertheim
musica: Ran Bagno
scene e luci: Dani Fishof- Magenta
costumi: Rosie Canaan
danzatori: Yael Cibulski, Micah Amos, Tomer Navot, Sian Olles, Marija Slavec, Eyal Visner, Emmy Wielunsk, Yuval Lev
produzione: Vertigo Dance Company

durata: 1h
applausi del pubblico: 2′ 30”

Visto a Napoli, Arena di Pietrarsa, il 6 giugno 2014


 

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