Fus 2018: l’impresa eccezionale è essere normale

Chiusi il 31 gennaio i termini per la presentazione delle domande per avere un contributo ministeriale per progetti artistici triennali nel periodo 2018/2010, la Consulta per lo spettacolo – organo consultivo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali con compiti di consulenza per l’elaborazione e l’attuazione delle politiche di settore nonché la destinazione delle risorse pubbliche – ha approvato, venerdì scorso, la ripartizione delle aliquote del FUS per l’anno 2018.
Dopo la svolta ‘epocale’ con l’approvazione, a novembre, della Legge sullo Spettacolo dal Vivo, con le dichiarazioni del ministro Dario Franceschini di incremento dei fondi, l’estensione dell’ArtBonus e altre manovre (rimandiamo all’articolo in merito), occorreva infatti vedere, a conti fatti, cosa e per chi sarebbe cambiato qualcosa. Perché dei malumori, seppur nel lieto evento dell’approvazione di una legge che in Italia mancava da 71 anni, si erano già levati in diversi comparti.

C.Re.s.co, coordinamento delle realtà della scena contemporanea che da anni segue da vicino queste questioni, ha così oggi dato voce alla sua analisi su questa ultima ripartizione:

“Presa visione della tabella relativa allo spacchettamento si può constatare che per i diversi comparti il FUS 2018 è sostanzialmente uguale alla previsione della Legge di stabilità 2017, successivamente incrementata con un intervento “una tantum” di 8 milioni di euro: subiscono al momento dei tagli le “Residenze”, gli “under 35”, “i progetti multidisciplinari, i progetti speciali, le azioni di sistema”, per i quali verranno trovate delle risorse aggiuntive. Va dato atto al Ministro Franceschini di aver riallineato il FUS 2018 al livello del primo riparto del gennaio 2017 (quasi 334 milioni di euro) recuperando circa 9 milioni di euro rispetto al desolante quadro di un mese fa. Nonostante ciò, ad oggi risultano circa 7,7 milioni in meno.
Siamo consapevoli che, rispetto alla preoccupazione espressa da più parti lo scorso mese, il Ministro si è impegnato a trovare delle risorse integrative, eppure tante sono le domande che il comparto si sta ponendo e di cui CReSCo, coerentemente con la propria vocazione e identità, si fa interprete.
Abbiamo più volte lodato l’approvazione di una legge dello spettacolo da vivo che finalmente, dopo 71 anni, ha posto le basi per l’approvazione del Codice dello Spettacolo, attraverso le deleghe al Governo. Ripartiamo da qui.

LA LEGGE
In particolare all’art. 4 della Legge n. 175 si prevede un aumento del FUS pari a 9,5 milioni. Dobbiamo constatare che, ad oggi, questo aumento non c’è, o meglio ancora, che NON incrementa il FUS dell’intero sistema dello spettacolo dal vivo, essendo stato destinato ai carnevali (2 milioni) e a specifici soggetti (6 milioni) che saranno beneficiari nel 2018 di un doppio finanziamento a valere sul FUS.
Confessiamo una certa apprensione dovuta alla prima applicazione della Legge, che potrebbe comportare un precedente per gli anni a venire, distante dalle premesse accolte con entusiasmo dai lavoratori dello spettacolo dal vivo.
Siamo certi che risorse straordinarie saranno integrate; quel che ammettiamo di non comprendere è la ratio per cui si finanziano con il FUS i carnevali o 2 specifiche imprese private, mentre ci si impegna a finanziare le Residenze a valere su altri capitoli di bilancio. Riteniamo che sarebbe stato più comprensibile il contrario, soprattutto nella misura in cui gran parte delle Regioni italiane sono sul punto di emanare un bando che, come prevede l’art. 43, risponde a un finanziamento congiunto Stato-Regioni.

I TEMPI
CReSCo chiede tempi certi e risposte chiare al Ministro, al fine di dissipare la preoccupazione e l’incertezza che si sta diffondendo in maniera orizzontale e trasversale tra i soggetti dello spettacolo dal vivo. Apprendiamo che le istanze pervenute per il triennio 2018/20 sono inferiori (1317) rispetto alla precedente triennalità (1344): dobbiamo, per amor di verità, portare alla luce il timore che, come nello scorso triennio, i soggetti più esposti al rischio di “stare fermi un altro giro”, siano proprio le nuove istanze, a discapito di un dinamismo del sistema tanto auspicato dalla Legge e dagli obiettivi strategici del DM previsti dall’art. 2.

LA CONSULTA
Apprendiamo che la Consulta, su proposta del Presidente dell’Agis Carlo Fontana e condivisa dal Ministro, ha approvato un ordine del giorno che raccomanda al Parlamento di evitare gli interventi singoli e specifici a soggetti percettori di FUS, riconducendo tutte le risorse al FUS. Ci chiediamo, in totale franchezza, se davvero abbiamo ancora voglia di considerare straordinario ciò che dovrebbe essere la norma.

L’IMPRESA ECCEZIONALE è ESSERE NORMALE
Prendiamo a prestito un verso di una canzone di Lucio Dalla per lanciare un invito all’intero sistema dello spettacolo dal vivo. CReSCo ritiene che dovremmo essere in grado di non ricorrere più a misure straordinarie frutto della buona volontà personale della parte politica, ma dovremmo trattare il comparto con la stessa attenzione che si presta a tutti i lavoratori, al fine di garantire una crescita reale e un sistema dello spettacolo dal vivo sano e normale, oltre che normato.
Rappresentiamo certo un sistema complesso, anomalo, contrassegnato da diversità e differenze, ma operiamo tutti per la crescita del patrimonio materiale e immateriale della grande comunità di questo Paese, meritiamo forse un maggiore controllo e una verifica dei finanziamenti più puntuale.
L’invito di CReSCo è riportare lo stato delle imprese a una normalità degna di un Paese che è simbolo in tutto il mondo di cultura e bellezza. Proteggiamo l’immensa meraviglia che siamo in grado di esprimere, a tutti i livelli, politici e poetici”.

0 replies on “Fus 2018: l’impresa eccezionale è essere normale”