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Risorgimento Pop. Due preti e un morto per un’Italia che non risorge

Risorgimento Pop
Risorgimento Pop
Risorgimento Pop (photo: Luigi Avvantaggiato)

Due preti blasfemi raccontano il Risorgimento. A modo loro. Ricordandone le tappe fondamentali come in un quiz televisivo a gettoni d’oro, pulsanti, cuffie e minuti e secondi da record mnemonici, da ring ansiogeni e Mike Bongiorno. Alla maniera del surrealista, visionario Daniele Timpano che, dopo “Dux in scatola” e “Ecce Robot!”, si lancia nelle fauci, sdentandole, del fine Ottocento nostrano.

In un silenzio che pare infinito una bandiera italiana viene proiettata sul fondo, in una lentezza estenuante che prepara la battuta, che s’avviluppa sul e nel testo, debordante come l’autore, a tratti irritante. Sono parroci con gli occhiali scuri da mafiosi, con fazzoletti bianchi sulla faccia come a dire: “Arrendetevi!”, oppure “Siete circondati”. Quasi a significare che non è cambiato molto tra lo Stato Pontificio che comprendeva l’Italia centrale e il Vaticano attuale, che le dimensioni del territorio, quando i confini sono spirituali e l’influenza psicologica, non contano.
Il grido di “viva l’Italia” viene sostituito da varie versioni di una celebre hit di Britney Spears, mentre il morettiano molleggiato fumettistico (Paz) Timpano fa Garibaldi nell’esilarante racconto di come non sono andate le faccende storiche dell’epoca incriminata.

Il dentro e fuori dalla scena è il pane di Timpano (qui aiutato nella scrittura e in scena dal puntuale e efficace Marco Andreoli, fulminante nell’ingozzamento di savoiardi), tra persona e personaggio, in un dialogo continuo e costante, fino all’esplosione finale con lo spettatore: che siamo qui per voi.

Rimane uno spettacolo comico più che di denuncia, dove alla fine il testo, seppure gustoso e con ampi stralci ridens, scivola nell’oblio a (s)vantaggio dell’autore-attore che fagocita la scena, la ingloba con la sua fisicità, con la sua indubbia presenza: di tic e parole e attese e pause e ritorni e balletti tremens sul posto.
Garibaldi è la Pop Star, un cantante rock dal brand sfruttato e sfruttabile anche per le ignominie del tempo e speculato come spot, come prodotto pubblicitario vendibile a suon di slogan svuotati, così come il cadavere di Mazzini, riesumato e portato sul palco mummificato e cadente a pezzi, da macelleria a squame.
Timpano o lo ami o lo odi.

Risorgimento Pop
di e con Daniele Timpano e Marco Andreoli
disegno luci: Marco Fumarola
realizzazione cadavere: Giuseppe Mazzini e Francesco Givone
musiche originali: Marco Maurizi
collaborazione artistica: Elvira Frosini
abiti di scena: Barbiconi
produzione: amnesiA vivacE, Circo Bordeaux, RialtoSantambrogio, Voci di Fonte
con il sostegno di: Scenari Indipendenti – Provincia di Roma
in collaborazione con: Ozu, Area 06, Centro di Documentazione Teatro Civile, Consorzio Ubusettete
durata: 1 h 15′

Visto a Sansepolcro (AR), Tedamis, il 28 luglio 2009
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