Ad un certo punto, nel buio, tanto la performance è borderline fra concerto e teatro, sembra che sul palco non ci sia lui, ma Rais degli Almamegretta. Invece, a cantare la disperazione di Iago, è Roberto Latini (leggi qui la recensione di Iago), da anni intento a scolpire fra musica, parole e arte scenica i personaggi del dramma shakespeariano.
E’ il progetto Radiovisioni, con cui Libero Fortebraccio Teatro ha presentato a Castiglioncello, in occasione di Armunia Festival Costa degli Etruschi, “Iago, Desdemona e Otello”: sia il precedente concerto scenico intitolato a Iago, e a cui alcune immagini del video che proponiamo oggi si riferiscono, sia la rinnovata edizione di “Desdemona e Otello sono morti”, che aveva debuttato, in altra forma e formazione, nella primavera scorsa. Due riscritture dell’Otello sviluppate da differenti punti di vista, proposte insieme in un unico grande atto che ruota attorno alle suggestioni vocali rese possibili dall’amplificazione.
Roberto Latini si è formato presso lo studio di recitazione e di ricerca teatrale di Perla Peragallo ed è un fondatore per indole: a lui si deve, negli anni, la creazione di compagnie come Teatro Es, Clessidra e Fortebraccio Teatro.
Ha vinto diversi concorsi per attori di prosa, curato numerosissime rassegne e collaborato con università e radio. Come responsabile della sezione teatrale, ha curato la drammaturgia e messa in voce delle sezioni teatrali di due trasmissioni radiofoniche di Radio3: “Appunti di Volo” di Laura Fortini e “Uomini e Profeti” di
Gabriella Caramore. Sempre per Radio3 è stato voce recitante, adattatore e regista della “Cavalleria Rusticana” di Giovanni Verga e di “Splendore e morte di Joaquin Murieta” di Pablo Neruda. Ma è stato anche regista ospite per l’edizione 2006 del Centro Teatrale Santa Cristina, scuola di perfezionamento per attori diretta da Luca Ronconi e Roberta Carlotto, e in collaborazione con la compagnia Il Gruppo Libero è responsabile della direzione artistica del Teatro San Martino di Bologna.
A Castiglioncello quest’anno è stato presentato anche il libro dedicato alla figura e alla ricerca di Latini “Io sono un’attrice”, curato da Katia Ippaso: un titolo che si rifa ad un’ambiguità quasi erotica degli spettacoli di Fortebraccio Teatro, dove l’attore è sempre frontman di una band invisibile, sciamanico Jim Morrison in un rituale musical-teatrale.
Se il paragone può sembrare un azzardo per consistenza del mito e della leggenda, in realtà non lo è rispetto all’atto mimetico attorale che Latini porta in scena. Un atto di contenuto mitico e magico, incarnazione totemica delle ossessioni, accentramento sul rapporto corpo-voce delle tensioni energetiche che la sala genera.
E se all’inizio, proprio come le vere pop star, la cosa appare quasi urtante (“ma chi sei? Ma chi ti credi di essere?”), con l’andare dello spettacolo si viene avvinti; l’opera sonora si perfeziona nell’attirare lo spettatore nella ragnatela, la lucertola magica riesce a sfuggire e il pubblico si trova ad inseguirla.