Romaeuropa Festival 2010. 25 anni di grandi speranze

RomaEuropa festival 2010

RomaEuropa festival 2010Diamo a Cesare quel che è di Cesare: Romaeuropa è una delle realtà più importanti e influenti della nostra contemporaneità teatrale, almeno per quanto riguarda il centro Italia. E il suo festival ne è la più florida espressione.
Quando ho cominciato a studiare teatro all’università, io e qualche collega studente contavamo i giorni che ci separavano dall’apertura delle prevendite, di ritorno dall’estate. Ed ecco che proprio quel festival giunge oggi a compiere il quarto di secolo, con una sempre rinnovata energia, alla ricerca di stimoli che, lo dice il nome stesso, colleghino il nostro ad altri paesi europei.

Per il venticinquesimo anniversario il direttore artistico Fabrizio Grifasi ha programmato più di due mesi di proposte, alla ricerca di una bussola in un magma di input. Se il tentativo di fare ordine (o generare un caos definitivo) sia stato efficace lo si saprà solo a programma esaurito, per adesso non possiamo che limitarci a dare un assaggio (ché nominare tutto sarebbe davvero troppo) degli appuntamenti.
Si parte oggi con “Orphée”, della Compagnie Montalvo– Hervieu, grande nome della danza, genere che da sempre è il fiore all’occhiello del festival. Il Gruppo Acrobatico di Tangeri esegue “Chouf Chouf”, ideato da Zimmerman&De Perrot, pionieri di un teatro fisico assolutamente sui generis, mentre in “Sans Object” di Aurélien Bory danzatori si muovono in scena con dei robot, esasperando la fisicità nella rappresentazione del rapporto ormai emblematico tra uomo e macchina. Immancabile Romeo Castellucci e la Socìetas Raffaello Sanzio, stavolta in scena con due produzioni (“Sul concetto di uomo nel volto di Dio” e “Storia dell’Africa Contemporanea Vol. III”) e una – chiamiamola così – retrospettiva, la videoproiezione integrale a Villa Medici di “Inferno”, “Purgatorio” e “Paradiso”.

Di guerra ci parla “Incendies” di Wajdi Mouwad, mentre sanno di racconti di mare e tempesta alla Conrad le evoluzioni del gruppo di danza e teatro Dewey Dell, “Cinquanta urlanti, Quaranta ruggenti, Sessanta stridenti”. Questo spettacolo fa parte del progetto di Romaeuropa “DNA – Danza Nazionale Autoriale”, dedicato proprio all’arte di Terpsichore.
Con “The best of” Babilonia Teatri propongono una piccola antologia dei propri già grandi successi di pubblico e critica, dal pluripremiato “Made in Italy” fino ai venti più recenti: un’occasione per chi avesse lasciato indietro qualche tappa. Ancora danza, stavolta mischiata con l’arte culinaria in “Je danse et je vous en donne à bouffer” del tunisino Radhouane El Meddeb, prima di assistere al nuovo lavoro dei Muta Imago, gruppo romano reduce dal dittico “Lev”-“Madeleine” e che ora torna con “Displace n.1 – La rabbia rossa”. Grande attesa per il debutto del nuovo spettacolo del già premio Ubu Massimiliano Civica. Si torna a Shakespeare con una revisione di “A Midsummer Night’s Dream” che vanta una nuova traduzione ad opera dello stesso regista (il titolo stesso suona diversamente: “Un sogno nella notte d’estate”). In questo classico del Bardo, improntato a quanto si legge alla creazione del mondo magico attraverso l’illusione teatrale, ritroveremo un cast caro al regista e qualche sorpresa.
Torna anche Triangolo Scaleno, che con “Trittico sullo spaesamento” presenta una liaison con Cantieri Temps d’Images, così come il lavoro “I Morti” di Claudio Angelini/Città di Ebla ed “Eresia” di Federico Bomba/Sineglossa.

Altro grande ritorno a Romaeuropa, giusto giusto per il 25° compleanno, è quello di Jan Fabre, che propone “Preparatio Mortis”, lavoro dedicato “al corpo, alla trasformazione e all’utopia”. Dopo diversi studi presentati in giro per i festival estivi e non solo, gli scientificissimi Santasangre giungono finalmente a mostrare il loro nuovo esperimento, “Bestiale Improvviso”, uno spettacolo “sull’energia nucleare, vitale e terribile”. “Winter Variations” è il titolo della coreografia del celebre Emanuel Gat, incentrata sul concetto di antinomia, mentre il geniale Peter Sellars, anch’egli più volte ospite del festival negli anni passati, mette in scena l’opera “Kafka-Fragments” di György Kurtág, mentre sempre a sfondo musicale è il lavoro di Caroline Petrick, che organizza le voci dell’Ensemble B’rock in “Where is My Soul?”, su musiche di Claudio Monteverdi, mentre le parole del romanziere olandese Jeroen Brouwers prendono vita grazie alla regia di Guy Cassiers e all’interpretazione di Dirk Roofthooft in “Sunken Red”.
La chiusura è affidata a uno dei mostri sacri della musica, della poesia e della performance, Laurie Anderson, sul palco dell’Auditorium Parco della Musica con “Delusion”, presentato come una “meditazione sulle parole e le cose, sulla vita e il linguaggio”.

Molti sono, nel programma, gli spunti di discussione sul tema della multimedialità e della musica elettronica contemporanea. Quest’ultima conserva molto spazio grazie alle ormai consuete session del progetto “Sensoralia”, programmate al Brancaleone, mentre ci sarà tempo per la video arte con “Visual Concert” (di Kaija Saariaho / Jean Baptiste Barriere / Contempoartensemble), “Gilma” di Masbedo, Lagash e Gianni Maroccolo, oltre all’intervento di Christian Fennesz e Giuseppe La Spada, rampolli della modernissima Romaeuropa Web Factory, officina creativa realizzata con Telecom Italia per una ricerca tra video, audio e web 2.0.

Il menu è dunque quello delle grandi occasioni. Non ci resta che assaggiare qualche piatto, da stasera al 2 dicembre 2010 a Roma.

Il programma completo

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