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Romeo e Giulietta di Babilonia Teatri, intreccio d’amore transgenerazionale

Photo: Eleonora Cavallo

Photo: Eleonora Cavallo

Uccidere i propri maestri è un’arte antica. Liberarsi del fardello di chi ha costruito prima per andare oltre è un momento quasi necessario, soprattutto per i nuovi grandi.

Se si trasporta questo concetto al teatro italiano le cose non cambiano, anzi peggiorano. Chi è stato grande, un tempo, è molto spesso vittima di sé stesso e della propria storia. Rischia quindi di cadere nel dimenticatoio, sparire o venir fatto sparire da una contemporaneità che incarna, talvolta, la voglia di “distruggere” come motore primordiale del proprio agire.

Ecco perché il “Romeo e Giulietta” di Babilonia Teatri è un’operazione etica prima ancora che teatrale.
Porta al suo interno, come pilastri fondamentali, tutto ciò che si “deve” distruggere. Innanzitutto c’è Verona, città dell’amore per cliché, contenitore, suo malgrado, della storia più famosa al mondo, scritta dall’autore più famoso del mondo. Portare in scena Shakespeare qui è come recitare Goldoni a Venezia ma senza riferimenti tangibili.

A Verona la letteratura ha vinto sulla storia e nessuno dei numerosissimi (anche oggi) turisti, che fanno la lunga fila per salire sul balcone di Giulietta, crederà mai alla verità: e cioè che è tutto finto, che quel balcone non è mai esistito, così come i due innamorati e i palazzi delle rispettive famiglie.

Poi ci sono Ugo Pagliai e Paola Gassman, inossidabile sodalizio umano e artistico, che resiste da oltre cinquant’anni. Monumento quasi più potente dei massicci gradoni che compongono il meraviglioso teatro romano, cornice tanto suggestiva quanto difficile perché piena di scorci meravigliosi, ad un passo dall’Adige che scorre senza sosta dietro il palco.
Una coppia che ha dietro di sé i miti del teatro italiano. Basti pensare che papà Vittorio, per Paola, è forse uno dei “parenti” meno importanti. Due artisti che, ancora oggi, passano le ore precedenti lo spettacolo in camerino a concentrarsi.
Pagliai viene dalla scuola di Orazio Costa, vocalità perfetta, diaframma, presenza scenica impeccabile, perché così si deve fare.

Ecco perché servono Babilonia Teatri. Enrico Castellani e Valeria Raimondi diventano per lo spettacolo un detonatore indispensabile e coerente. Sono una coppia, sono artisti di teatro, di Verona, ma “rock, pop, punk” come si sono da sempre definiti.
Il prodotto dell’unione di due estremi che ci sono sempre apparsi così distanti è qualcosa di nuovo e intelligente. E non è un caso che il neodirettore dell’Estate Teatrale Veronese sia Carlo Mangolini, certamente una delle figure chiave di questa “operazione”. Mangolini è infatti uno dei primi ad aver creduto in Babilonia Teatri e nel loro futuro, e questo spettacolo è un’ulteriore passo avanti.

In scena compaiono tutti e quattro, ma con “pesi” diversi. I senatori sono vestiti in abito da sera e abitano il palcoscenico per tutta la durata, mentre i più giovani salgono raramente. Preferiscono la platea, da dove, puntualmente, intervengono con il microfono ad interrompere il gioco, fermare il carillon per far collimare costantemente la vicenda con la vita dei due interpreti.
E così Paola e Ugo, piano piano, scostano dal volto la maschera del grande personaggio per svelare, con tenerezza, quella dell’interprete.

Ci si aspetterebbe una distruzione totale e invece, con stupore, si resta colpiti dalla delicatezza quasi devozionale con cui Babilonia Teatri si relazionano ad un mondo talmente lontano da diventare vicino.

Gli elementi aggiuntivi sono pochissimi: Pagliai e Gassman diventano a tratti scenografia, gigantografia, colonna sonora di loro stessi e di una storia personale paradossalmente più “interessante” di quella shakespeariana. Regolarmente interrotti nel loro “bel recitare”, compiono un quasi inconsapevole excursus della propria vita.
Romeo e Giulietta sono quindi il pretesto, Verona il contenitore patinato, i cognomi importanti lo strumento per qualcosa di più alto e attuale rispetto all’ennesima messa in scena di un capolavoro. Che infatti non avviene.

Rimane però altro. La voglia di fare i conti con chi c’era prima e c’è ancora, il riportare davanti allo spettatore una bellezza antica con canoni espressivi estremamente contemporanei. E rimane anche il coraggio. Dei senatori di farsi strumento di una poetica forse distante; di Babilonia Teatri d’aver iniziato un percorso nuovo su come trattare la classicità.

Dal 5 all’8 novembre a Trento, il 17 e 18 novembre a Monfalcone (GO), dal 27 al 29 novembre a Genova, e dal 3 al 6 dicembre a Bolzano.

Romeo e Giulietta – Una canzone d’amore
di Babilonia Teatri
da William Shakespeare
con Paola Gassman, Ugo Pagliai, Enrico Castellani, Valeria Raimondi, Francesco Scimemi e Luca Scotton
produzione Teatro Stabile Di Bolzano – Teatro Stabile Del Veneto
fotografie Eleonora Cavallo

durata 1h 40′
applausi del pubblico: 3′ 47”

Visto a Verona, Teatro Romano, l’11 settembre 2020
Prima Nazionale

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