Rusco di Gabriele Tesauri. Uomini tra i rifiuti, perché non esiste “normalità”

Rusco
Rusco
Rusco. De Rerum Natura

“Haud igitur penitus pereunt quaecumque videntur, quando alit ex alio reficit natura nec ullam rem gigni patitur nisi morte adiuta aliena”.
(Dunque ogni cosa visibile non perisce del tutto, poiché una cosa dall’altra la natura ricrea,
e non lascia che alcuna ne nasca se non dalla morte di un’altra)
Lucrezio, De rerum natura (vv. 262-264)

Cosa può nascere tra le macerie di un teatro in disuso? Fra la polvere e i fetori della spazzatura? Storie, domande, speranze, se non addirittura filosofia. Ce lo racconta Islanda, un senzatetto per di più extracomunitario, che in quell’immondizia (in bolognese per l’appunto “il rusco”) ha scovato il rifugio più sicuro per una vita ai margini di una società umana senza scrupolo, pregiudicata e pregiudicante, incapace di farsi carico della sua stessa specie.

Ad accompagnare la sua vicenda personale di lotta e di ricordo sono ora i battibecchi di un impettito ingegnere e di un’anomala impresa edile, che da quella casa vorrebbero con la forza strapparlo. Figure grottesche, queste, di un presente ancora pervaso da oniriche visioni e dai fantasmi del passato, siano la donna amata o la natura stessa, qui eretta a ieratica regina dell’immondizia pronta a impartire, anche dall’alto della sozzura, la sua ineludibile legge.

Follia, fame, razzismo e precariato s’intrecciano così, con semplicità quanto con spietata ingiustizia, nello scontro più che mai attuale tra simili-dissimili, dove l’operaio da vittima si fa aggressore per paura che persino un clochard possa rubargli il posto di lavoro.
Sullo sfondo e tra le battute dei vivacissimi protagonisti riecheggiano le parole del “De rerum natura”, capolavoro del poeta latino Lucrezio, perché molto, sembra dirci Islanda, è lo spazio ancora lasciato agli egoismi della religio, a quell’ignorante credenza, a quella superstizione, cioè, che ci impedisce di guardare con la ratio, con la pura responsabilità del pensiero, la nostra quotidiana sofferenza. Ma per imparare ad aprire davvero gli occhi, forse, in tutto quel rusco, bisogna prima essere diventati matti, proprio come lui, il verseggiatore Lucrezio.

Ecco allora non altri che gli attori degenti pschiatrici dell’associazione Arte e Salute, reduci del decennale cammino pedagogico di Gabriele Tesauri: sono loro i protagonisti di questa puzzolente avventura, pronti ad accompagnarci con coraggio e divertimento tra le pieghe della contraddizione.
Avvincente ed energico spettacolo d’apertura della rassegna Diversamente, anche se ormai in circolazione da più di un anno, “Rusco” è nuovamente accolto con euforia dalla platea dell’Arena del Sole di Bologna, una platea questa volta “mista” in cui, a sorpresa, sani e matti si ritrovano seduti accanto. Senza epiche pretese ma meramente parlandone, Tesauri regala a tutti noi un prezioso momento di gioia e paura condivisa, capace di mescolare profonde zone di follia in una discarica di esseri, di voci e di poesia.

RUSCO
regia: Gabriele Tesauri
con: Giorgia Bolognini, Luca Formica, Camillo Grandi, Maria Rosa Iattoni, Nicola Ingoglia, Liliana Laera, Iole Mazzetti, Fabio Molinari, Mirco Nanni, Cristina Nuvoli, Lucio Polazzi, Roberto Risi, Roberto Rizzi, Riccardo Roggiani.
scene: Matteo Soltanto
musiche: Alfredo De Vincentis
luci: Francesca Zarpellon
assistente alla regia: Nicola Berti
assistente volontaria: Anna Masi
produzione: Dipartimento di Salute Mentale – A.u.s.l di Bologna – Associazione Arte e Salute ONLUS – Gruppo Hera
durata: 1h 30′
applausi: 02′ 03”

Visto a Bologna, Arena del Sole, il 24 novembre 2009
Rassegna DiversaMente

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