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Gabriele Salvatores alle prese con la gazza ladra di Rossini

Photo: Marco Brescia & Rudy Amisano

Photo: Marco Brescia & Rudy Amisano

E’ con grande curiosità che ci siamo recati al Teatro alla Scala per assistere ad una delle opere meno conosciute di Gioacchino Rossini “La gazza ladra”, di cui la maggior parte dei nostri lettori conoscerà comunque la bellissima ouverture, introdotta da un rullo di tamburi, per averla ascoltata moltissime volte in diversi contesti, data la sua particolare, gioiosa e accattivante musicalità.

“La gazza ladra”, che mescola sapientemente toni giocosi e tragici, fu scritta dal genio pesarese su libretto di Giovanni Gherardini, il quale lo trasse dal dramma “La Pie voleuse ou La Servante de Palaiseau”, di due anni prima, di Théodore Badouin d’Aubigny e Louis-Charles Caigniez.
La sua prima rappresentazione ebbe luogo a Milano, con strepitoso successo, nell’ambito della stagione di primavera della Scala, esattamente cent’anni fa, il 31 maggio 1817, per poi, dopo diverse recite negli anni successivi, cadere nell’oblio sino alla metà del secolo scorso.

L’opera vede al centro della storia, che si svolge in Francia durante le guerre napoleoniche, il contrastato amore di Ninetta, la servetta di casa Vingradito, con il primogenito della famiglia, Giannetto, che all’inizio dell’opera ritorna da soldato.
Ovviamente, come in ogni opera che si rispetti, tra un soprano e un tenore, esiste un “basso” che vi si frappone, anzi un “basso” e un volatile, rispettivamente, il Podestà Gottardo, anch’egli innamorato di Ninetta, e una gazza, sì proprio una gazza, che esce dalla gabbia e ruba un cucchiaio del servizio d’argento di famiglia, del cui furto viene ovviamente accusata la povera Ninetta, che per questo viene addirittura condannata a morte.
In prigione Ninetta riceve la visita di Giannetto, che non è convinto della sua colpevolezza, e del perfido Podestà che, in cambio di un aiuto, rinnova le sue profferte amorose alla ragazza, ricevendone un diniego.

Alla storia di Ninetta si intreccia anche quella del padre, Fernando, condannato a morte per aver svillaneggiato un generale nascosto da lei nell’incavo di un castagno, il quale le chiede, per campare, di vendere un suo cucchiaio con incise le sue iniziali FV, guarda caso le stesse del padrone del cucchiaio rubato dalla gazza.
Come si può immaginare, ne nasce un vero pasticcio.
Ma i nostri lettori non si devono preoccupare: il cucchiaio verrà ritrovato da Pippo, il fedele servo di casa Vingradito, nel nido della gazza, discolpando così Ninetta, mentre suo padre Fernando, corso in sua difesa facendosi scoprire dal Podestà, verrà perdonato dal re.
Ninetta e Giannetto potranno così sposarsi, con grande gioia di (quasi) tutti.

La regia dell’opera rossiniana è stata affidata a Gabriele Salvatores, che propone per molti versi un allestimento che naviga nei meandri del tradizionale, con scenografie ridotte all’osso in cui i personaggi si muovono indossando gli efficaci costumi, realizzati con gusto da Gian Maurizio Fercioni.
Solo nel finale la scena si rimpolpa un po’, con un tribunale a forma di palchetti teatrali e con il carro dei condannati a morte, costruito come gli omologhi, utilizzati per la stessa funzione durante la Rivoluzione Francese, da cui peraltro nella vicenda siamo poco lontani.

Tre le invenzioni che contraddistinguono questa messa in scena: una gazza in carne ed ossa, affidata a Francesca Alberti, acrobata alla fune, che aleggia sempre in scena e tira le fila delle storia; la presenza delle marionette Colla a riempire di emozione il palco nell’ouverture e a far spesso da contraltare nelle arie e nei momenti lasciati alla sola musica, e infine una grande gabbia che, ad un certo punto, racchiude la povera Ninetta come un uccellino, alle prese con le “avances” del Podestà. Idee – cui se ne aggiunge una finale, che vede la proiezione del volo di una vera gazza verso il cielo – che tuttavia non riescono del tutto a caratterizzare in modo pregnante un’opera certo non tra le più ispirate di Rossini.
“La gazza ladra” infatti acquista valore soprattutto nel secondo atto, dove il carattere serio prende il sopravvento sul lato comico, come nella bellissima scena della visita in prigione del Podestà alla servetta condannata a morte, dove il coro si aggiunge al duetto tra lui e Ninetta, mentre la musica rimanda alla ouverture; o come il disegno musicale di tutta l’atmosfera che “dovrebbe” accompagnare la povera ragazza al patibolo, e che si ammanta di gioiosa liberazione nel concertato finale “Ecco cessato il vento”.

E’ questa un’opera complessa anche dal punto di vista interpretativo, avendo bisogno di diversi registri vocali e caratterizzazioni, dal contralto per il servo Pippo al mezzosoprano per Lucia, mentre la madre di Giannetto è un tenore, fino ai bassi utilizzati per Gottardo e Fernando, a cui Rossini affida due arie di notevole difficoltà.
Nel complesso gli interpreti ci sono piaciuti tutti, dalla Ninetta di Rosa Feola a Serena Malfi en travesti come Pippo, a Teresa Iervorino come Lucia, madre di Giannetto. Così gli uomini: Alex Esposito rende umanissimo il padre della protagonista, il grande Michele Pertusi è un Gottardo autorevole e diabolico quanto basta, fino a Edgardo Rocha, giovane amante di Giannetta.

Alla sostanziale riuscita del tutto ha contribuito largamente Riccardo Chailly, che dirige l’orchestra della Scala sottolineando con piglio tutti i vari passaggi di quest’opera dagli accenti così diversi tra loro. Applausi anche al coro, preparato da Bruno Casoni.
In scena ancora domani pomeriggio.

LA GAZZA LADRA
Melodramma in due atti
Libretto di Giovanni Gherardini
(Edizione critica della Fondazione Rossini di Pesaro in collaborazione con Casa Ricordi, Milano a cura di A. Zedda)
Direttore  Riccardo Chailly
Regia  Gabriele Salvatores
Scene e costumi Gian Maurizio Fercioni
Luci Marco Filibeck
Movimenti coreografici Emanuela Tagliavia
Marionette, costumi e animazione a cura di Compagnia Marionettistica Carlo Colla e Figli

CAST
Ninetta Rosa Feola
Pippo Serena Malfi
Lucia Teresa Iervolino
Fabrizio Vingradito Paolo Bordogna
Giannetto Edgardo Rocha
Fernando Villabella Alex Esposito
Gottardo Michele Pertusi
Ernesto Giovanni Romeo
Giorgio/Il Pretore Claudio Levantino
Antonio Matteo Mezzaro
Isacco Matteo Macchioni
Una gazza Francesca Alberti

PRIMO ATTO: 97 minuti / Intervallo: 25 minuti / SECONDO ATTO: 87 minuti

Visto a Milano, Teatro alla Scala, il 29 aprile 2017

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