Scarpette rotte. Emma Dante non graffia quanto Andersen

Scarpette rotte (photo: Carmine Maringola)
Scarpette rotte (photo: Carmine Maringola)

Debutta al Teatro Bonci di Cesena il nuovo spettacolo per ragazzi firmato da Sud Costa Occidentale, che prosegue così la sua immersione nella fiaba

È sempre importante che il teatro dedicato all’infanzia possa essere attraversato anche dallo sguardo di artisti di pregio che non lo hanno nel loro dna, o per lo meno nel loro maggior campo d’azione.
Emma Dante è ormai dal 2010 che gli si avvicina, mettendo in scena le fiabe più celebri: da “Cenerentola” a “Biancaneve”, da “La bella addormentata” a “Hansel e Gretel” sino a “Cappuccetto Rosso”, dando loro potenti significati contemporanei e proponendo sulla scena il suo inconfondibile segno registico, con risultati magari non sempre condivisibili ma comunque carichi di un’impronta personale, sempre piena di belle e fervide suggestioni.

Era dunque fatale che, prima o poi, il suo interesse per la fiaba si concentrasse anche su “Scarpette rosse” di Andersen, il plot forse più feroce ed inconsueto nel panorama dei racconti dedicati all’infanzia, talmente feroce che sono stati in pochi a metterlo in scena, e con profondità, nel teatro per ragazzi italiano, se si eccettuano due bellissime versioni, dovute a Tiziana Lucattini di Ruotalibera nel 1991, e a Marina Allegri e Maurizio Bercini di Ca’ luogo d’arte nel 2009.
Nel nostro immaginario è inoltre presente anche il capolavoro cinematografico del 1948, diretto da Michael Powell ed Emeric Pressburger, in cui protagonista assoluta era la danza.

Al centro della storia vi sono la vanità e l’invidia verso le cose e il mondo di Karen, una bambina molto povera, e la sua ossessione per delle scarpette rosse che, una volta indossate, la porteranno, a causa di una magia, a ballare senza sosta, finchè addirittura implorerà un boia di tagliarle le gambe, con tanto di scarpette incantate: esse se ne andranno per loro conto, costringendo la ragazza a camminare con delle stampelle e a mondare le sue colpe.
Già da questo parziale resoconto della fiaba possiamo osservare quanta materia viva di emozioni e di situazioni possa essere messa in scena.

Emma Dante fa uscire “Scarpette Rosse” dalla notte dei tempi, in uno spazio indefinito, per trasportarla in un’imprecisata epoca contemporanea in cui Karin diventa Celine (Martina Caracappa), una poverissima orfana sempre scalza e, con bella intuizione, anche muta.
Mentre sta pregando sulla tomba della madre morta, passa una ricca signora, Madame Adelaide (Daniela Macaluso), che generosamente decide di adottarla, prendendosene cura.
Celine, tra gli altri lussi, riceve in dono delle scarpette rosse, insieme alla raccomandazione di restare sempre umile.
Tuttavia, se la nuova condizione le permette persino di ritrovare la voce, la vanità prende subito il sopravvento: la ragazzina si inorgoglisce, annoiandosi, nonostante abbia due servi, Giosuè e Gustavo (Davide Celona e Adriano Di Carlo), a sua disposizione e che la fanno anche giocare. Eppure, pur possedendo tutto quello che una ragazza della sua età può avere, desidera sempre maggiori ricchezze. Questi spasmodici desideri di nuovi agi la porteranno a rinnegare i valori più importanti: lascerà morire in solitudine la ricca signora per andare al ballo del re, venendo poi punita, come le era stato predetto: le scarpette attaccate ai suoi piedi la costringeranno a ballare per sempre.

In “Scarpette rotte”, così viene rinominata la versione teatrale della fiaba di Andersen dalla compagnia Sud Costa Occidentale, che abbiamo visto al suo debutto al Teatro Bonci di Cesena, ogni cosa è espressa – è vero – con gusto e leggerezza, e i ragazzi, nella replica a cui abbiamo assistito, hanno aderito positivamente.
Tuttavia, almeno per noi che seguiamo con favore il lavoro della regista siciliana in tutti i suoi ambiti, rimane qualche rimpianto. Ci è mancata infatti la capacità propria di Emma Dante di creare conflitto, di entrare in profondità, nelle viscere dei sentimenti più dolorosi e opachi dell’essere umano, capacità che sempre in lei abbiamo amato, e che questo racconto offre attraverso un campionario vasto ed esemplificativo.

Dalla danza ai rapporti fra i personaggi, con i loro gesti e le loro parole, rimane sì intatto il significato della storia (anche attraverso la semplice narrazione) che giunge puntuale ai ragazzi, tutto però ci pare rimanere in superficie: ci è mancata la grande forza della Dante di scardinare le regole del teatro, e con essa l’emozione e le ovvie certezze acquisite dello spettatore, anche del più giovane, che andando a teatro avrebbe bisogno di stimoli profondi e inconsueti, per decifrare meglio il mondo che si appresta a vivere.
Insomma, se in altri spettacoli fiabeschi avevamo desiderato, dalla regista siciliana, forse meno forza espressiva e più coordinata, stavolta il suo pathos ci è parecchio mancato.

SCARPETTE ROTTE
scritto e diretto da Emma Dante
con Martina Caracappa, Davide Celona, Adriano Di Carlo, Daniela Macaluso
scene Carmine Maringola
luci Cristian Zucaro
coordinamento di produzione Daniela Gusmano
produzione ERT/ Teatro Nazionale, FONDAZIONE TRG Onlus
in collaborazione con Compagnia Sud Costa Occidentale
foto di Carmine Maringola

età: per un pubblico dai 6 anni in su

Visto a Cesena, Teatro Bonci, il 20 febbraio 2022
Prima assoluta

0 replies on “Scarpette rotte. Emma Dante non graffia quanto Andersen”
Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *