Scene di Paglia 2011. Piccole Virtù fra i casoni e le acque

Scene di Paglia (III edizione)
Scene di Paglia (III edizione)
Scene di Paglia (III edizione)

Sotto le stelle, tra fondali che compaiono e scompaiono, in una lingua di terra che come un rammendo interrotto collega la campagna alla laguna, più di duecento persone hanno partecipato all’ultimo appuntamento di Scene di paglia, “festival dei casoni e delle acque” nella Saccisica di Padova, alla sua terza edizione.

Il luogo mozzafiato è quello dei Casoni delle Sacche del piccolo comune di Codevigo, tra la sacca piccola e quella grande di Valle Millecampi, dove nel 1971 Dino Risi scelse di girare alcune scene del film “La moglie del prete” con la Loren e Mastroianni.
Uno spazio teatrale per natura, che ha dialogato magnificamente con gli eventi spettacolari proposti durante la serata: fragile e delicato, povero e in equilibrio precario come il teatro, e come tale bisognoso di cure, attenzione, presenza.
Un’altra delle “Piccole Virtù” che la direzione artistica di Fernando Marchiori ha voluto presentare e celebrare assieme alla tante proposte di teatro di figura, musica, narrazione e poesia di questo articolato lavoro di squadra, che ha vivacemente concluso così la sua terza edizione.

Ospiti della bella serata, Tam Teatromusica, César Brie e il gruppo musicale Rio Terà De la Tarante.

Tam Teatromusica nella veste di Tam Teatrocarcere – nato dall’incontro con i detenuti nel Carcere Due Palazzi di Padova, con i quali il Tam lavora e condivide l’esperienza teatrale fin dal 1991 – ha portato in scena “Annibale non l’ha mai fatto”, tratto dal libro di Paolo Rumiz “Annibale. Un viaggio”, lavoro che Klp aveva già conosciuto ed apprezzato al festival Sguardi (prima edizione).
Un cammino lento e lungo e un bellissimo intreccio tra anime migranti: quella del grande generale cartaginese, dei suoi uomini e degli elefanti che condivisero e sorressero la lunga e sanguinosa marcia attraverso le Alpi, entrando così in Italia, nel mito e nella leggenda; e quella di un algerino, uno e tanti, che passò attraverso le stesse montagne rocciose per buttarsi a braccio collo tra le mille contraddizioni, i disincanti e le speranze nel futuro di un nuovo paese.
Bella l’intesa tra i due attori in scena, Kessaci Farid e Andrea Pennacchi, quest’ultimo attore e regista dello spettacolo, che da buon maestro di scena ha saputo ben gestire l’iniziale emozione del compagno dandogli il sostegno necessario per lasciarlo poi protagonista e abile funambolo tra la leggenda e il racconto di vita, trasferendo agli spettatori l’emozione per quel triplice viaggio oltre confine. Anche Farid – che scontata la sua pena rischiava l’espulsione dal paese – qualche ora prima dell’inizio di quello che si pensava essere l’ultimo spettacolo, ha ottenuto il permesso di rimanere.

Di altro genere la presenza al festival di César Brie che come uno sposo, bello ed elegante, sicuro e incerto, convinto ma nervoso, ha regalato con la sua innata simpatia un assaggio del prossimo “120 chili di Jazz”. Non uno spettacolo, ma una divertente prova aperta, con tanto di suggeritrice per la memoria ancora  fresca, improvvisate con il pubblico, indicazioni in diretta con il tecnico audio, rewind e passi di danza.
Una storia d’amore e di jazz con qualche chilo di troppo, quelli di Ciccio Mendez, uomo tutto pizza e hamburger, ma tanto innamorato di Lei da fingersi contrabbassista del gruppo che rallegrerà il matrimonio al quale non è stato invitato. Ciccio non sa suonare lo strumento, ma con la voce, ingombrante quanto la sua massa, può imitarne magicamente il suono. Per un attimo Lei si accorge di lui, ma non di quel fazzoletto lilla che Ciccio indossa per l’occasione, che è proprio lo stesso colore del nastro che Lei porta intrecciato nei capelli. Ciccio accarezza il fazzoletto, lo estrae facendolo danzare nell’aria e poi lo ripone con amore e speranza nel taschino sinistro dell’elegante giacca per tornare poi malinconico all’amore incondizionato verso i suoi panini.

Spetta infine al gruppo veneto-siculo Rio Terà De le Tarante chiudere in bellezza la vivace festa. Voce, fisarmonica, tamburello e violino regalano il giusto ritmo per l’ultimo ballo in riva alla laguna, dando appuntamento a tutti alla prossima edizione.

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