Tra Oriente e Occidente con la Seinendan Theatre Company

The Yalta Conference di Oriza Hirata
The Yalta Conference di Oriza Hirata
The Yalta Conference di Oriza Hirata (www.teatrofestivalitalia.it)

Tra gli eventi più attesi in questa quarta edizione del Napoli Teatro Festival Italia, grande curiosità ha suscitato la compagnia giapponese Seinendan, fondata nel 1983 da Oriza Hirata, drammaturgo, regista e teorico di teatro.
In patria Hirata è considerato, assieme a Toshiki Okada già conosciuto al pubblico italiano, uno dei massimi esponenti del teatro giapponese contemporaneo. Il suo stile è ben lontano dal Teatro No e da quel genere di teatro “orientale” a cui molti registi del Novecento si sono ispirati.

Negli ultimi decenni di storia teatrale, in Giappone (o meglio in Oriente), la drammaturgia ha vissuto un fenomeno di occidentalizzazione che però si è scontrato con la cultura e le tradizioni antiche ancora ben radicate nella società nipponica.
In un impianto narrativo più vicino ai nostri canoni, si è implementato un modo di recitare “straniante”, dove le frasi sono ripetute più volte, i movimenti caricati e slegati dal senso del discorso (fenomeni presenti sia in Hirata che in Okada) e dove sostanzialmente si avverte una ritualità molto diversa dal nostro modo d’intenderla.

A Napoli – ma anche a Santarcangelo, seconda e ultima data della mini tournée italiana dei Seinendan – la compagnia di Hirata porta in scena due testi: “The Yalta Conference” del 2003 – che, a dispetto della sua relativa giovane età, ha riscontrato un successo internazionale – e “Tokyo Notes”, del 1994, che in Italia era già stato al Teatro Vascello nel 2002 (unica apparizione italiana dei Seinendan oltre che ad un altro spettacolo portato nel 2006 sempre al Vascello).

La cornice scelta per ospitare i due spettacoli è il Museo di Capodimonte, spazio che, nonostante la sua storia secolare, sembra esser nato appositamente per queste due rappresentazioni.

Ad accogliere la prima, “The Yalta Conference”, è la bellissima Sala degli Arazzi, così chiamata per la presenza alle pareti di sette arazzi fiamminghi cinquecenteschi raffiguranti la battaglia di Pavia. Un ambiente perfetto per dar vita a un colloquio internazionale, come quello che si tenne a Yalta tra Stalin, Churchill e Roosvelt agli sgoccioli della Seconda Guerra Mondiale, col quale furono tracciate le linee della futura spartizione del mondo.
Hirata trasforma la conferenza in uno spettacolo breve (30 minuti) suddiviso in due parti da 15 minuti, corrispondenti ciascuna alle due giornate di confronto in cui si decisero le sorti dell’Europa e del Giappone.
Ciò che colpisce è l’humour nero con cui il regista tratteggia i tre protagonisti della pièce: Stalin, con un colbacco in testa, canta canzoncine sull’Internazionale e grida contro il capitalismo; Roosevelt, con un cappello da cowboy, prende continuamente pillole per la pressione; Churchill, con la tuba e il monocolo, fuma sigari di cioccolata. Evidenti richiami infantili, dove i tre capi di stato gridano, litigano e fanno pace come ragazzini che giocano alla guerra.
Anche i movimenti degli attori e il ritmo dello spettacolo, netto, scattoso, frenetico, riprende metaforicamente la foga infantile dei bambini. Ma l’aspetto che più colpisce è che il testo drammaturgico risulta pienamente plausibile: come a voler dire che tra i ragionamenti dei grandi potenti e quelli dei bambini non c’è poi così tanta differenza.

Dopo un rinfrescante sushi break accompagnato da birra giapponese e sakè per i palati più forti, è il momento di “Tokyo Notes”, allestito nella sfarzosa Sala da Ballo che, tra specchi e lampadari di cristallo, nei suoi secoli di ricevimenti ha ospitato personaggi come Massimiliano d’Asburgo o il principe Metternich, ed ora la compagnia Seinendan.

A differenza dello spettacolo precedente, molto circoscritto e con soli tre personaggi, qui si è di fronte ad un lavoro decisamente opposto.
La scena occupa l’intera sala, gli attori sono venti e i ritmi molto rallentati, più vicini a quelli del teatro giapponese. È chiaro che il metro di giudizio deve quindi essere diverso dal nostro: per noi occidentali la flemmaticità di una pièce può risultare noiosa ed esasperante, mentre per il teatro giapponese è spesso voluta dai registi e benvoluta dal pubblico.

L’ambientazione è quella di un museo di Tokio nel 2024, in occasione di una mostra su Vermeer (il che rende maggiormente ad hoc la location utilizzata). Nella sala si alternano visitatori e personale della mostra, ciascuno con i propri problemi e le proprie debolezze. Ma ciò che conta non è tanto lo svolgersi delle vicende, quanto il clima di inquietudine che pervade l’aria, sviluppando una storia angosciosa in cui i personaggi spesso parlano contemporaneamente – fenomeno tipico di un certo tipo di teatro giapponese contemporaneo – risultando però per noi italiani un po’ ostico nel seguire i sovratitoli.

Insomma, se la dicotomia Oriente/Occidente esiste sulle carte geografiche, si può confermare esista anche nel teatro, ed è lecito che sia così.

THE YALTA CONFERENCE
Prima italiana
testo e regia: Oriza Hirata
produzione: Seinendan Theatre Company
con il sostegno di: Agency for Cultural Affaire in collaborazione con Santarcangelo 41. Festival Internazionale del Teatro in Piazza e con la collaborazione di Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Napoletano
durata: 30’
applausi del pubblico:: 2’ 30’’

Visto a Napoli, Museo di Capodimonte (Sala degli Arazzi), il 2 luglio 2011

TOKIO NOTES
Prima italiana
testo e regia:Oriza Hirata
produzione: Seinendan Theatre Company
con il sostegno di: Agency for Cultural Affaire in collaborazione con Santarcangelo 41. Festival Internazionale del Teatro in Piazza e con la collaborazione di Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Napoletano
durata: 1h 45’
applausi del pubblico: 1’ 35’’

Visto a Napoli, Museo di Capodimonte (Sala da Ballo), il 2 luglio 2011

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