Sempre domenica. La semplicità riuscita e vincente di Controcanto Collettivo

«T’immagini se fosse sempre domenica/ tu fossi sempre libera e se tua madre fosse meno nevrotica/ Fantasie, fantasie che volano libere/ fantasie, che a volte fan ridere/ Fantasie, fantasie che volano libere/ fantasie che a volte fan ridere/ fantasie che credono alle favole/ favole, favole, favole, favole».

Attorno a questi intramontabili versi di Vasco Rossi gravita la verità poetica di “Sempre domenica”, recente fatica di Controcanto Collettivo, giovane ensemble dei Castelli Romani formato nel 2010 e  vincitore di In-Box 2017, rete di sostegno per la distribuzione del teatro emergente. Lo spettacolo è andato in scena a Torino, sul palco del Caffè della Caduta, nell’ambito della rassegna Concentrica.
Un racconto da seduti, il loro: sei voices de ville in poltrona narrano e intersecano le proprie contingenze quotidiane, saldando i fili di una penelopiana trama teatrale che, tuttavia, mai si disgrega.
Tema dello spettacolo è il lavoro, o meglio il “tempo, l’energia e i sogni che il lavoro quotidianamente mangia, consuma, sottrae”. Un ritratto di esistenze e affanni che hanno come comun denominatore un ineluttabile “così è sempre stato e così sempre sarà”.

Tra i maggiori meriti di questo incantevole spettacolo firmato Clara Sancricca c’è la capacità di catturare l’attenzione dell’uditorio dal primo all’ultimo istante, senza mai perdersi in lungaggini e verbosità. Novanta minuti in cui gli interpreti ingaggiano un match tesissimo (fatto di tête-à-tête e pezzi d’assieme) l’uno con(tro) l’altro, piazzando ripetutamente assist e goal, tra le risate fragorose e i sorrisi disillusi degli spettatori.

Nell’apparente banalità delle trame, “Sempre domenica” è finalmente capace di raggiungere quell’odorosa pantera che i teatranti, troppo spesso, scambiano per bieca compiacenza: saper parlare di tutti e a tutti. E non soltanto perché risulta quasi impossibile non immedesimarsi in almeno una delle tante storie ammannite da Federico Cianciaruso, Fabio De Stefano, Riccardo Finocchio, Martina Giovanetti, Andrea Mammarella e Emanuele Pilonero. Ma anche e soprattutto perché il loro modus agendi (o meglio fabulandi) è viscerale, profondo, schietto. In due parole: sono veri. Essere inchiodati ad una sedia non sembra costituire un intralcio.

La mimica e la gestica dei loro “tipi fissi” non ne risentono: spassosa l’invisibile maschera facciale del receptionist che controlla le e-mail (replicata fugacemente nella sequenza del professore); dolce e spiritosa la segretaria un po’ svampita che alla fine – con il proverbiale “colpo di reni” – sceglie di imprimere alla propria esistenza una sterzata; desolante il lavoratore straniero che, flesso su sé stesso, attende rassagnato il momento della falcidie. Una pièce dilettevole ma dal retrogusto amaro, che tramuta in interrogativo il titolo – tristemente noto – del racconto di Lorenz DiefenbachArbeit macht Frei“: il lavoro rende liberi?

Sempre domenica
di Controcanto Collettivo
regia Clara Sancricca
con Federico Cianciaruso, Fabio De Stefano, Riccardo Finocchio, Martina Giovanetti, Andrea Mammarella, Emanuele Pilonero

durata: 1h 30′

Visto a Torino, Caffè della Caduta, il 17 novembre 2017

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