Dopo i due monologhi “Gianni” (con cui si era fatta conoscere al Premio Scenario 2015) e “Mio padre non è ancora nato”, Caroline Baglioni insieme a Michelangelo Bellani chiude la “Trilogia dei Legami” con “Sempreverde”, presentato in prima assoluta in occasione di AstiTeatro 41.
L’indagine dei due artisti sceglie stavolta il dialogo per analizzare il legame tra due fratelli trentenni: lei è la stessa Baglioni, lui è Christian La Rosa, il “Pinocchio” di Latella.
Un grande tappeto bianco semicoperto da un prato verde sintetico diventa il luogo deputato al confronto, pieno di vecchi libri che, col procedere dello spettacolo, verranno impilati, spostati, riordinati, lanciati, spulciati. E’ la casa precaria dalla quale la sorella non è mai andata via, alla ricerca di un equilibrio che non c’è.
Lui è il cliché del nerd, con tanto di maglietta della NASA, che si appresta ad un’entrata a dir poco surreale: viene infatti estratto dall’oblò di una lavatrice al termine del ciclo di lavaggio. E’ l’esatto opposto di lei, non riesce a fermarsi in nessun luogo, snobba la provincia ed è preda costante di un buffo nervosismo che non sembra permettergli di raccogliere molti frutti.
Sono gli Antigone e Polinice di oggi, alle prese con un contesto sociale in cui non riescono a trovare una stabilità, né emotiva né professionale. Ancora una volta, come negli altri due spettacoli che compongono la trilogia, il particolare vuole parlare al generale e ci riesce. C’è un’angoscia di fondo in questi Vladimir ed Estragon che, qua e là, si percepiscono come figure clownesche infantili, ingenue e inadatte per un mondo che non capiscono. Un “nullatutto” (così viene definito dagli stessi autori) tangibile e coinvolgente, metafora di un momento storico in cui, a trent’anni, ci si sente ad intermittenza nulla e tutto, a seconda del momento.
E’ la definizione del resto più calzante per una performance volutamente discontinua, che accompagna i protagonisti verso un confronto sincero e la riflessione sulle proprie radici, che diventano l’unica certezza a cui aggrapparsi per definire un’identità.
Il tappeto bianco si trasformerà in una zattera alla deriva delle emozioni; la lavatrice diventerà anche armadio in cui andare alla ricerca di oggetti, in un vortice costante di confusione e sovrapposizione di valori e sentimenti, concetti e contenuti che, a tratti, disorientano.
La drammaturgia del movimento curata da Lucia Guarino regala allo spettatore un insieme di gesti e movimenti poetici che costringe l’attore ad una messa in gioco totale. Encomiabile, da questo punto di vista, la tenacia di La Rosa che, nonostante la clavicola lussata meno di una settimana prima del debutto, garantisce una performance di alto livello e, anche per questo, viene più volte ringraziato dalla compagnia.
Dal dialogo traspare una spontaneità rara, che permette di cogliere molte sfumature emotive, favorendo una naturale empatia tra platea e attori. E’ forse questa la qualità più apprezzabile dello spettacolo: il livello di attenzione e condivisione che riesce a conservare intatto dall’inizio alla fine, creando un feeling con lo spettatore che non si spezza.
Sempreverde
di Caroline Baglioni, Michelangelo Bellani
con Caroline Baglioni, Christian La Rosa
luce Gianni Staropoli
regia Michelangelo Bellani
drammaturgia del movimento Lucia Guarino
suono Valerio di Loreto
aiuto regia Marianna Masciolini
residenze C.U.R.A/Centro Teatrale Umbro/Teatro e Accademia dei Riuniti, Umbertide
con il sostegno di Teatro Stabile dell’Umbria
durata 1h 25′
applausi del pubblico: 3′ 58”
Visto ad Asti, Spazio Kor, il 30 giugno 2019
Prima assoluta