Serena Gatti e Raffaele Natale hanno presentato al parco di San Rossore a Pisa la performance itinerante che accoglie l’arte in luoghi poco frequentati
Prima di comparire nel programma di Opera Prima a Rovigo, “Sentieri” di Azul Teatro (fondato da Serena Gatti e Raffaele Natale) ha dato vita alla sua ottava edizione nel luogo che l’ha visto più volte tornare, il parco di San Rossore di Pisa.
Il progetto di “Sentieri”, il suo format schiuso, disposto ad accogliere una congerie di tecniche e ascendenze artistiche, dal reading poetico alla land art, eppur formalmente definito, riconoscibile in ogni sua nuova manifestazione, è una performance itinerante accostata da una camminata di gruppo, alla cui testa Gatti e Natale fanno da apripista, e che si dipana solitamente in luoghi dimenticati o incontaminati (Mjjistral Park a Malta, Certosa di Calci, un tratto dell’argine dell’Arno presso Zambra…). Una camminata che, dopo esser stata disegnata nell’itinerario, la penna di Gatti (in questo caso insieme a Natale) si occupa di punteggiare con performance nella performance di danza, musica, poesia, teatro fisico, eventi, accadimenti.
Nello spazio dell’immenso parco che da Viareggio si spinge fin quasi a Livorno, “Sentieri 8” si è diviso in due tronconi, concentrandosi in una zona limitata, percorribile tutta a piedi: un primo tratto all’interno della recentemente restaurata villa presidenziale del Gombo di Amedeo Luccichenti e Vincenzo Monaco, un secondo nella dolente pineta fantasma, vittima di dieci anni di infestazione della cocciniglia Matsucoccus feytaudi, che giace in parte sbriciolata tra la casa e la marina vera e propria.
La filosofia, la genealogia di “Sentieri” è quella raccontata dalla sua creatrice nelle pagine del libro omonimo, pubblicato nel 2021 da Rogas Edizioni, con molte foto capaci di restituire almeno parte di quei percorsi e una sentita introduzione di Franco Arminio.
Si tratta, secondo la sua creatrice, di intravedere e infine cogliere la meraviglia dei luoghi, in un percorso compositivo che lo stesso libro divide in sei passi, sei momenti costruttivi.
Nella prima parte di questo ottavo “Sentieri” le geometrie razionali della villa a pianta quadrata, con un largo cortile interno della stessa forma da essa incorniciato, consentono il barbaglio di un bianco Icaro con le ali steccate, chiuso in un suo bozzolo, come una scultura di Rodin, e le silenziosi apparizioni di figure borghesi appena scricchiolanti sui caldi parquet, o sedute sulla paglia di Vienna delle chaise longue e dei divanetti Thonet, con i volti e i corpi schermati da specchi (dunque hanno i nostri volti, i nostri corpi), disposte a costruire un raffinato intreccio di personaggi muti e trasparenti, quasi rabescati a china.
Ma la forza della camminata, dopo aver infilato la villa, si sprigiona maggiormente quando si allontana dall’opera umana della villa voluta da Gronchi, e i piedi dei camminanti cominciano a frusciare sulla sterpaglia, poi sulla sabbia.
È qui che il progetto di Azul trova il suo respiro più autentico, che è quello dell’evocazione. Meraviglia, si diceva, ed è il punto di vista di chi osserva; evocazione, nel senso proprio di richiamo da un qualche altrove di entità non presenti nel nostro mondo, è un altro modo per dirlo. Evocazione effettiva, piena di sapienza, è quella di Gatti, che possiede al sommo grado la scienza del richiamo: conosce per lunghi periodi di studio ed esperienza il peso dei tempi tra le azioni, sa appostare le trappole e rimpiattarsi per studiare i timidi passi della sua preda in avvicinamento.
I mezzi sono: i costumi degli attori dai colori netti, anti-quotidiani nella foggia; la musica sognante di Raffaele Natale; la presenza di maschere di carta tridimensionali dalle fattezze animali, composte di miriadi di poligoni a squadrare anche curve e punte e fori; le geometrie delle corse che rincorrono lo spazio, a cui poi giungerà anche il pubblico, quelle delle scene, dei tableau vivant che i corpi compongono.
Tutto ha la forma di un’esca tesa, protesa golosamente alla direzione di quegli accadimenti che a volte, anche nel mondo delle cose visibili, si chiamano poesia – d’altronde Gatti è anche delicata autrice di versi, e alcuni di essi fanno la loro figura nel percorso di “Sentieri”.
«”Rose al verziere, rondini al verone!” // Dice, e l’aria alle sue dolci parole /sibila d’ali, e irta siepe fiora»: questo invece è Pascoli in “Il mago”, dove racconta l’incantesimo dell’apparizione, l’opera del poeta – si dice con riferimento a D’Annunzio.
Con i suoi mezzi, lo stesso fa Gatti, e capita che da un gruppo qualsiasi di cespugli spuntino improvvisamente delle mani, delle mani vive, e l’impressione è proprio come quella di un richiamo a cui è stata data risposta, sconvolgendo la quiete del risaputo quotidiano.
Questa è la forza di chi sa agire con le cose già esistenti: in una retta che va dal maggiore al minore intervento, Dom- di Sirna, Delogu e Lodeserto si posiziona verso l’economia di mezzi applicati alla realtà; Gatti è all’estremo opposto. Se il gruppo romano quasi senza intervento innesca l’emersione di una realtà totale e indifferenziata, tragica perché irriducibile, l’artista toscana opera invece un’accurata selezione, lavora alacremente perché dalla realtà si distilli prezioso l’intangibile lirismo della poesia.
Attorno ai cespugli fioriti di mani, ora si percepisce come una cornice di magia, la cruda presenza delle cose si lascia separare dal resto con una cornice: così l’inesistente, per la prima volta, si mostra allo spavento del mondo.
Sentieri #8
Regia: Serena Gatti, Raffaele Natale
Musiche: Raffaele Natale
Versi: Serena Gatti
con: Pedro Leon Bastia, Dario Cei/Stefano Casini (flauto), Sara Del Cesta, Camilla Falchetti, Matteo Fulgaro, Damiano Giannoni/FabioPagano, Lucilla Pagni, Francesca Pallini, Silvia Romani, Paola Senatore
Con la collaborazione di: Nicoletta Nocciolini, Chiara Bartoli e David Follati
e un costume di: Antonella Malavolti
Grafica: Dania Puggioni
Foto e video: Carla Pampaluna
Media partner: Radio Frammenti
durata: 55′
Visto a Pisa, parco di San Rossore, il 28 maggio 2022