Qual è la differenza nell’affrontare un testo nato per le scene e uno creato per una lettura più solitaria e intima? Nessuna, se i testi scelti sanno rendere al meglio, anche attraverso la lettura ‘interiore’, il sostrato d’atmosfera e intreccio che si dipana al loro interno.
Ed è senz’altro azzeccata, da questo punto di vista, la scelta che Debora Pietrobono, operatrice teatrale, collaboratrice di Ascanio Celestini dal 2000 al 2007, ed attualmente direttore organizzativo del progetto Punta Corsara a Scampia (oltre che membro del cda del Teatro di Roma), fa proponendo il volume “Senza corpo. Voci dalla nuova scena italiana”.
Edito da Minimum Fax, il libro rientra nel percorso tra le nuove scritture che la casa editrice romana propone ogni inizio d’anno, da ormai un lustro, sottoponendo al pubblico giovani autori italiani. Quest’anno la scelta ricade sul teatro, con una ricerca di “best off” che punta i riflettori su nuovi talenti e nuova drammaturgia capaci di creare un canone alternativo nella letteratura italiana contemporanea. Non più solo narrativa, quindi.
Debora Pietrobono scegli così, per rappresentare le scene contemporanee della penisola, di riunire otto spettacoli di altrettanti autori: “La Maria Zanella” scritto da Sergio Pierattini, “Ecce Robot! Cronaca di un’invasione” di Daniele Timpano, “Tumore, uno spettacolo desolato” di Lucia Calamaro, “Nta ll’aria” di Tino Caspanello, “Il cattivo” di Michele Santeramo, “Nati in casa” scritto da Giuliana Musso e Massimo Somaglino, “Selfportrait” di Oscar De Summa e “Venticinquemila granelli di sabbia” di Alessandro Langiu. Tutti spettacoli che vedono i rispettivi debutti tra il 2001 e il 2008.
“Le occasioni in cui ho incontrato questi testi in giro per l’Italia sono state ogni volta diverse, tappe di una mappa geografica e teatrale sempre in movimento costruita a partire dal mio lavoro – spiega Pietrobono nella prefazione – I teatri e i festival non sono mai luoghi neutri, e hanno contribuito non poco alla vita degli spettacoli che ho visto”.
Ci restituiscono così, in versione integrale, le parole di spettacoli che hanno avuto più (come “La Maria Zanella”, “Ecce Robot!”…) o meno successo, alcuni premiati e altri no, ma accomunati tutti dalla sensazione di un disagio strisciante nel sottofondo: dettato dalla malattia fisica o dalla debolezza psichica, imposto dalla società esterna o dalla famiglia, palesato o nascosto, raccontato in italiano o in dialetto, ma ovunque – in qualche modo – presente.
In aiuto al lettore arriva anche una prefazione in cui la curatrice, in poche righe, contestualizza ogni spettacolo, tirando le fila di trame che fanno del corpo (sia quello d’attore mancante, che degli altri corpi protagonisti) il tema conduttore. Da qui il titolo: “Senza corpo perché questi testi – oscillanti tra istanza autoriale, registica e attoriale – sulla carta sono mutili: manca il corpo dell’attore, ma è proprio ciò che manca a trattenere un che di materico e ad aprire uno spazio al lettore, invitato ad azzardare ipotesi, immaginare volti e posture, o invece a raccogliere un racconto e dimenticare la scena. ‘Senza corpo’ perché questi testi raccontano corpi eccentrici, ammalati, squilibrati, simulacri di figure sfocate […]”.
La lettura rimane agile, e non v’è sensazione di trovarsi alle prese con versi da declamare o riportare per forza su un palcoscenico. Ci si scopre davvero, e con piacere, di fronte ad un’alternativa alla narrativa. Una scelta vincente, dunque, quella curata da Debora Pietrobono, che può anche stimolare la curiosità di vedere poi, in scena, i testi. Ma senza renderlo un obbligo.
Senza corpo. Voci della nuova scena italiana
a cura di Pietrobono Debora
2009
268 pp.
Editore Minimum Fax
€ 12,50