Site icon Krapp’s Last Post

Serse di Händel. Gabriele Vacis alle prese con l’opera barocca

Photo: Alfredo Anceschi

Photo: Alfredo Anceschi

Siamo letteralmente corsi al Teatro Municipale di Piacenza per assistere con grande curiosità ad un’opera di rarissima esecuzione, di un autore assai difficile da porre sulla scena, come del resto avviene per tutta l’opera barocca, di cui è l’esponente di punta. Stiamo parlando del “Serse” di Georg Friedrich Händel, compositore tedesco di origine ma che visse moltissimi anni in Inghilterra.
“Serse” è una delle ultime opere di Händel e contiene in sé parecchie novità rispetto alle precedenti, risentendo già del nuovo clima che stava attraversando la musica, non solo inglese. Ecco dunque, tra le novità, la presenza di elementi comici con quella di un cantante denominato “buffo” e poi, soprattutto, il numero assai cospicuo di arie (43), spesso brevi o brevissime, rispetto a quelle più lunghe delle opere precedenti, in più proposte senza i da capo, loro precipua precedente caratteristica. Un continuum quasi senza soste di arie, ariosi, duetti in cui tutti i sentimenti – odio amore, invidia, felicità…- vengono espressi musicalmente con grande dovizia di mezzi musicali.

“Serse” fu commissionata al compositore tedesco dal King’s Theatre di Londra, dove vi debuttò il 15 aprile 1738. Il libretto italiano dell’opera fu adattato da ignoto da quello di Silvio Stampiglia per una omonima precedente opera di Giovanni Bononcini del 1694. Il libretto di Stampiglia era basato a sua volta su un altro, “Xerse”, di Nicolò Minato creato da Francesco Cavalli nel 1654.
Dopo le prime recite (a parte la celeberrima aria “Ombra mai fu”), “Serse” scomparve dalle scene per quasi duecento anni. Conobbe la sua prima ripresa moderna a Gottinga il 5 luglio 1924 in una versione curata da Oscar Hagen; al Teatro alla Scala di Milano fu rappresentata invece in tempi più recenti, nel gennaio 1962.

La trama vede al centro sette personaggi che si intersecano tra loro, attraverso diversissimi e spesso contrastanti stati d’animo che trovano ovviamente pace in un finale, felice per tutti.
La vicenda ha come protagonista Serse, il famoso re della Persia, qui rappresentato come un giovane bizzoso e pieno di desideri amorosi. Il re, pur essendo amato da Amastre, bellissima principessa straniera, che si presenta nell’opera camuffata da uomo per verificare le trame del re, si incapriccia, come un bambino, di Romilda, figlia di Ariodate, comandante del suo esercito. Purtroppo per lui la ragazza ama di amore sincero Arsamene, fratello del re. A complicare le cose si intromette, furbetta e scanzonata, Atalanta, la sorella di Romilda, infatuata anch’ella di Arsamene. Ma sarà Ariodate con uno stratagemma a rimettere a posto tutte le cose e Atalanta dovrà cercasi un altro spasimante.

Com’è consuetudine dell’opera barocca, quasi tutti i ruoli, compresi quello di Serse e di suo fratello, sono interpretati da voci femminili, tranne il comandante del suo esercito ed Elviro, servo di Arsamene, che riveste l’elemento buffo dell’opera, che sono due bassi.
“Serse” è un ‘opera di rarissima esecuzione anche se contiene una delle arie più famose di Handel, “Ombra mai fu”, conosciuta anche come “largo”.

Il regista dello spettacolo, Gabriele Vacis, per rendere in modo vivido e contemporaneo l’opera, divide su tre livelli, separati tra loro, lo spazio scenico immaginato da Roberto Tarasco, suo abituale collaboratore. Nel primo agisce l’orchestra; in quello centrale, in proscenio, visti come se fossero nei camerini, arredati alla guisa di un salotto settecentesco con console barocche, i cantanti che all’occorrenza diventano i personaggi dell’opera, esternando tutti i loro sentimenti; più in alto sul palcoscenico, a una trentina di giovani figuranti il compito di creare una specie di scenografia vivente con la danza e gli oggetti, rendendo visibili ed espressivi i sentimenti che muovono l’opera. Uno schermo gigante accoglie con immagini soprattutto i riferimenti all’albero amato dal re, che attraversa con la sua fronda tutta l’opera, e che si materializza con le piante di tutte le dimensioni a invadere la scena alla fine dello spettacolo. Molto espressivo e intrigante anche il primo piano del viso dei giovani, che esprimono, attraverso piccoli gesti ed ammiccamenti, i sentimenti che pervadono i protagonisti nell’attrarsi l’uno con l’altra.
Una regia complessa e interessante, anche se, a volte, l’accumulo dei segni rende difficile l’attenzione e la coerenza dello sguardo e dell’ascolto dello spettatore.

Nel complesso eccellenti tutti gli interpreti, a cominciare dal “ruolo del titolo” interpretato con la giusta spregiudicatezza dal soprano Arianna Vendittelli. Le difficoltà vocali più ragguardevoli sono affidate a Delphine Galou che interpreta la tradita Amastre con le sue arie di furore, dal buon registro contraltile, che esprime con giusto stile anche se la voce necessiterebbe di un maggior volume. Molto brava Marina De Liso, che dà al personaggio del fratello tutte le sfumature giuste, mentre Francesca Aspromonte come civettuola Atalanta, personaggio che ci ricorda da vicino la Despina di mozartiana memoria, è sempre in parte con un canto appropriato.
Monica Piccinini, nella parte di Romilda, riesce in modo soddisfacente a rendere le arie a lei affidate, rivestendole anche di un’aura melanconica, con qualche eccesso negli acuti. Bene l’Ariodate di Luigi De Donato e l’Elviro di Biagio Pizzuti, a cui Handel concede solo due arie.

La parte musicale è affidata alla compagine italiana più acclamata per questo genere di musica, l’Accademia Bizantina guidata da Ottavio Dantone, di cui altre volte abbiamo già tessuto le lodi. Il Teatro di Piacenza ci ha quindi regalato questa preziosa “chicca”, anche se ci sarebbe piaciuto ascoltarla completa del coro, che riveste nella edizione originale una parte importante. Per chi volesse ascoltarla completa, in inglese (“Xerxes”), vi è sul mercato, a un prezzo ragionevole, una bellissima edizione diretta dal grande Charles Mackerras.

SERSE
Opera in tre atti, su libretto anonimo da “Xerse” di Nicolò Minato, adattato da Silvio Stampiglia
Musica di Georg Friedrich Händel

Serse ARIANNA VENDITTELLI
Arsamene MARINA DE LISO
Amastre DELPHINE GALOU
Romilda MONICA PICCININI
Atalanta FRANCESCA ASPROMONTE
Ariodate LUIGI DE DONATO
Elviro BIAGIO PIZZUTI

Orchestra Accademia Bizantina
Direttore Ottavio Dantone
Regia Gabriele Vacis
Scene, Costumi e Luci Roberto Tarasco

Nuovo Allestimento
coproduzione Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione Teatri di Piacenza, Fondazione Ravenna Manifestazioni

Visto a Piacenza, Teatro Municipale, il 13 aprile 2019

Exit mobile version