Favole filosofiche: una settimana di filosofia coi bambini

La Favola dei Cambiamenti
La Favola dei Cambiamenti
La Favola dei Cambiamenti di e con Pasquale Buonarota e Alessandro Pisci (photo: favolefilosofiche.com)

Nell’ambito del progetto Favole Filosofiche, da domani 7 febbraio fino al 12, presso la Casa del Teatro Ragazzi e Giovani di Torino, si terrà la Settimana delle favole filosofiche, prima edizione  di una manifestazione che vuole unire il teatro con la filosofia, nell’ambito specifico del teatro ragazzi.  
Il progetto è un’iniziativa culturale unica nel teatro ragazzi italiano. Proposta dalla Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani, nasce per cercare di avvicinare bambini e ragazzi alla filosofia attraverso le favole, i racconti e il teatro, avendo già prodotto nell’arco di quattro stagioni altrettanti spettacoli teatrali, un libro e un sito internet.

Il progetto di Pasquale Buonarota, Alessandro Pisci e Lucio Diana intende meritoriamente promuovere una “filosofia con i bambini”, per un’educazione al reciproco ascolto fra ragazzi e adulti intorno ai grandi argomenti della vita.
Caposaldo di tutto questo, si diceva, sono stati quattro spettacoli degli ultimi anni: “La Favola dei Cambiamenti”, “La Favola delle Occasioni”, “La Favola della Bellezza” e, l’anno scorso, per i 150 anni dell’Unità d’Italia, “Racconto italiano”, in cui il tema proposto è stato quello del vivere in comunità.

In cinque anni di attività il progetto, oltre che produrre spettacoli e libri, ha realizzato un sito internet ad hoc, oltre a centinaia di ore di laboratorio in collaborazione con i Servizi Educativi della Città di Torino.
A tutto ciò si aggiunge ora la Settimana delle Favole Filosofiche, che affronterà il tema dell’identità e del tempo attraverso due nuovi spettacoli per le famiglie: “La leggenda del Tempo”, della Fondazione TRG, che affronterà il tema dell’identità e del tempo, e “C’est pas pareil!” della francese Compagnie Clandestine, a cui seguirà una grande festa con giochi, laboratori e momenti in cui divertirsi e pensare insieme, e dove verrà inaugurata anche la Piccola Biblioteca di teatro e filosofia con i ragazzi.

Come proposte di approfondimento per un pubblico adulto verranno invece organizzate una tavola rotonda dal titolo “Filosofia con i ragazzi”, una comunità di ricerca, e lo stage formativo per insegnati di scuola primaria e studenti di Scienze della Formazione intitolato “Dalle favole filosofiche alla filosofia con i bambini”. Inoltre nel corso della Settimana delle Favole Filosofiche saranno esposti disegni, racconti e pensieri elaborati dai ragazzi nei laboratori promossi dal progetto “Le mie lingue” a cura dei Servizi Educativi della Città di Torino.

In occasione di questa importante iniziativa cerchiamo di ripercorrere i quattro spettacoli che fino ad ora hanno composto il progetto, per comprenderne meglio l’itinerario artistico che ha davvero lasciato un segno importante nel teatro ragazzi italiano di questi anni. Sia per la metodologia intrapresa, che ha sempre previsto un intervento-laboratorio nelle scuole prima di approdare alla creazione dello spettacolo vero e proprio, sia per la qualità della rappresentazione, sia per gli innovativi ed originali temi trattati, che hanno attinto a un patrimonio narrativo di miti, parabole, fiabe di ogni tempo che contengano al loro interno le grandi domande della vita.

Nel primo spettacolo, del 2008 (“La Favola dei Cambiamenti”), protagonisti erano due mendicanti, uno cieco e l’altro storpio, che decidevano di provare a cambiare la  loro miserabile situazione tentando strade nuove. Tra i due, in uno spazio scenico dominato dal candido rigore geometrico delle forme cartonate di Lucio Diana, che parteciperà sempre di più al progetto, si sviluppava un gioco che comprendeva conflitti, riappacificazioni, scherzi, sconfitte che, ad un certo punto, arrivava però ad una conclusione. A poco a poco nello spettatore bambino sortiva una grande domanda: che cosa significa cambiare? Che cos’è il cambiamento? Gli attori finivano per porla direttamente agli spettatori questa domanda, sollecitando risposte e  riflessioni.
A questo punto lo spettacolo riprendeva, con una conclusione diversa da quella già rappresentata: una conclusione che però evitava ogni soluzione semplicistica, e invitava rielaborare il tema attraverso un ulteriore approfondimento. Insomma il bambino diventava protagonista di un pensiero che interveniva direttamente sullo spettacolo.

Nel secondo progetto, “La favola delle occasioni”, era una sala d’attesa lo stimolo per Pasquale Buonarota e Alessandro Pisci per narrare vicende esemplari, dove il tema dell’occasione veniva  espresso nel vivere quotidiano attraverso continui cambiamenti di prospettiva, che si riverberavano sino all’uscita, sugli applausi degli spettatori.

Dopo la “Favola dei Cambiamenti” e quella “delle Occasioni”, nel 2010 è stata la volta della bellezza, forse il nucleo centrale delle problematiche del nostro tempo, che ha perso in modo ragguardevole il senso della bellezza, naufragato verso lidi consumistici ed esteriori.
Lo spettacolo, liberamente ispirato a un racconto di Heinrich Böll “Memorie di un giovane Re”, si snodava anche fisicamente in tre capitoli all’interno delle sale di un Museo del Bello, dove veniva narrata l’avventura favolosa e rocambolesca di un Re e del suo Buffone.
Attraverso un gioco di scambi, dove il re diventava buffone, e aiutato da un giardiniere cieco, riconosceva finalmente la bellezza là dove veramente si può vedere. La bellezza si può vedere a condizione di rieducare gli occhi verso nuove direzioni, scorgendola magari sotto cumuli di detriti,  e avendo cura massima delle proprie cose e del mondo che ci circonda.
E così i ragazzi venivano anche condotti in un museo, dove Lucio Diana, da par suo, ricostruiva attraverso dei piccoli quadri il cammino intrapreso dal re per il raggiungimento della bellezza: l’ordine, le regole, la libertà, il segreto, la cura e il finale.

“Racconto italiano”, l’ultimo spettacolo di questa affascinante tetralogia, è stato creato nel 2011 in occasione dell’anniversario dell’Unità d’ Italia  e ci invita a riflettere su cosa vuole dire oggi stare insieme, su come dobbiamo intendere il senso di comunità in un mondo in profonda evoluzione.
Al centro del plot una sorella e un fratello (molto interessante la scelta di inserire in scena, insieme a Pisci e Buonarota, due giovani attori, Elena Campanella e Claudio Dughera); lui ritorna alla casa natia dopo molti anni di assenza, “portandosi dietro” storie di paesi lontani ma soprattutto altri amici che vogliono abitare nello stesso villaggio. Trova però che tutto è cambiato: la sorella non è più isolata, si è avvicinata al villaggio ed ora ha un amico, un fabbro.
Ma allora come si potrà andare avanti a convivere, come sarà possibile vivere in tre, o con quelli del paese vicino, o addirittura come si potranno condividere valori, usanze e modi di pensare con chi è arrivato dal di là del mare?
Anche in questo spettacolo assistiamo in scena a diversi finali, a differenti possibilità a cui dare risposte magari solo parziali.

Con questo progetto il teatro ragazzi ci riportato al vero nocciolo di cosa vuole dire esattamente fare teatro, oggi. Vuole dire costruire delle creazioni artistiche da condividere, dove attori e pubblico  ragionano insieme sul proprio essere e divenire; insomma, come avveniva una volta, tanto tempo fa nella Grecia antica, dove il teatro è nato e ha avuto la sua massima funzione civile. Ed è da qui che, nonostante tutto, l’Italia dovrà e potrà incominciare ad essere “rifatta” dopo anni di menzogne e stupidità. 

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  1. says: la morte

    Complimenti per questo piccolo gioiello filsofico per i bambini! Non è facile far capire certi aspetti de la vita, come la la morte ai bambini, ma il teatro puo essere certo utile.

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