E’ un buffone di corte col ciuffo all’insù, cerone bianco, luccichii addosso e microfono alla mano Valter Malosti. Dietro aleggia l’ombra di Shakespeare, una Monna Lisa beffarda che osserva la scena con distacco, mani al testo, solennemente accomodato ad una scrivania antica, con il classico collettone bianco e i baffi.
Sul fondo, ai lati, due nicchie accolgono i personaggi che vi si rifugiano in una sorta di quadro in movimento.
I misteriosi 154 “Sonetti” del Bardo prendono voce da un clown pronto a tutto pur di strappare qualche misera risata (registrata) al suo pubblico. Le tante anime di un testo così complesso e poco teatrale sono affidate, in questo adattamento firmato da Fabrizio Sinisi e dallo stesso Malosti, non solo alla prosa ma anche alla danza e alla canzone.
“Ciò che avviene nei Sonetti – afferma Malosti – è innanzitutto l’esibizione di un io disperato e precario, disposto a dire tutto, a farsi povero e buffone, a divenire esso stesso spettacolo, pur di non perdere l’Altro: il bel giovane, l’ombra misteriosa e mai identificata dell’opera shakespeariana, un personaggio idealizzato e irrealizzabile, bellissimo e indifferente, simbolo della luce e della grazia, unico baluardo di eternità contro l’incombere della morte”.
Ed è proprio l’eros funereo, la dark lady Michela Lucenti, ormai figura stabile alla Tosse di Genova, a curare le essenziali coreografie eseguite in scena insieme a Marcello Spinetta e a Maurizio Camilli (il poeta rivale).
La seduttrice oscura diventa simbolo di una tentazione inevitabile che si avvolge indistricabilmente attorno al giovane amante e che lega anche il giullare, elevandolo di rango mentre le note di Modugno invadono la scena.
Sono i momenti danzati, in particolare i tre pezzi della Lucenti, a impreziosire la performance di un colore diverso, forse più esplicito e comprensibile delle parole recitate che, pur rimandando tutto il mistero dei “Sonetti”, lasciano in chi ascolta qualcosa di incompleto, non tanto per il contenuto quanto piuttosto per la poca chiarezza registica della prima parte: qui l’imprinting da show televisivo e le meccaniche interruzioni delle risate tolgono infatti un po’ di poesia generale.
I vari linguaggi che compongono lo spettacolo non si colgono inoltre come qualcosa di unito, ma si evidenzia una differenza di registro, di strumento e di intenzione comunicativa che fanno vivere la performance come un insieme di momenti a sé stanti piuttosto che come un continuum.
L’inizio pop-dark, segno abbastanza riconoscibile di Malosti, imbocca poi un’altra strada, in modo quasi impercettibile. La traduzione del testo per opera di Sinisi e Malosti è efficace e realmente in “balia drammaturgica” delle onde imprevedibili del sentimento. Anche la danza ci porta alla deriva delle emozioni, nell’intenso dialogo in movimento del giovane tentatore con il suo amante, un rapporto carnale accennato e immaginato su un letto ipotetico che scende sul palco dall’alto.
Un naufragio che spoglierà il protagonista di tutti gli orpelli della prima parte per gettarlo a confronto con il fallimento amoroso, con la malinconia di un amore in cui sembra essere lei, la donna nera, ad aver vinto.
Lo scivolamento dell’artificio, della declamazione finta e piena di carica, è visibile anche negli abiti che tornano quotidiani e dismessi. L’improbabile buffone lascia spazio all’attore, avanti con l’età, solo e triste. Neppure le tentazioni sembrano toccarlo più, o meglio lo scuotono in modo diverso, più maturo e profondo.
Con “Shakespeare/Sonetti” Malosti conclude la sua trilogia sullo Shakespeare «non teatrale» iniziato con i due poemetti “Venere e Adone” e “Lo stupro di Lucrezia“. Lo spettacolo è ora in tournée per l’Italia: stasera, 13 febbraio a Ravenna, al Teatro Alighieri; da giovedì 14 a domenica 17 febbraio a Prato, Teatro Fabbricone; il 22 febbraio a Lecce, Cantieri Teatrali Koreja; sabato 23 e domenica 24 febbraio a Bari, Teatro Kismet; dal 5 al 10 marzo a Trieste, Sala Bartoli; e dal 12 al 17 marzo al Teatro Vascello di Roma.
Shakespeare/Sonetti
versione italiana e adattamento teatrale Fabrizio Sinisi e Valter Malosti
regia Valter Malosti
coreografie Michela Lucenti
con
Valter Malosti Io narrante / Il Poeta come buffone
Michela Lucenti Dark Lady
Maurizio Camilli Il poeta rivale
Marcello Spinetta Il giovane ragazzo
ed Elena Serra S.
scene e costumi Domenico Franchi
luci Cesare Agoni, Sergio Martinelli
acconciature e trucco Bruna Calvaresi
assistente alla regia Elena Serra
canzoni Domenico Modugno
Un pagliaccio in paradiso, Che cosa sono le nuvole, Dio come ti amo
progetto sonoro Valter Malosti
musiche voci e frammenti sonori da Alan Splet, Murcof, Bruno Pronsato, Michael Nyman, Al Pacino, Scanner, Arvo Pärt
estratti da Liquefatto, progetto musicale di Gup Alcaro e Valter Malosti
suono Fabio Cinicola
direttore di scena Gennaro Cerlino
truccatrice Barbara Petrolati
sarta Augusta Tibaldeschi
datore luci Umberto Camponeschi
una produzione TPE-Teatro Piemonte Europa, CTB Centro Teatrale Bresciano, Teatro di Dioniso
durata 1h 10′
applausi del pubblico: 2′ 57”
Visto a Genova, Teatro della Tosse, il 3 febbraio 2019