Due uomini: forse padre e figlio, forse maestro ed allievo, forse vittima e carnefice.
C’è un legame tra loro, che si consuma tutto in esterno, in un incrocio tra due strade, più simile ad un “ring” che ad un luogo d’incontro. Fra loro un legame oscuro, svelato in parte dalle parole e intuibile dai silenzi che puntellano uno scontro verbale feroce e diretto.
“Sira” è un testo scritto nel 1996 dal drammaturgo, attore e regista messinese Tino Caspanello, pubblicato nel volume “Teatro di Tino Caspanello” (Editoria & Spettacolo, 2012), rappresentato per la prima volta nell’autunno del ‘96 nel teatro Lanterna rossa di Pagliara, piccolo paese della riviera jonica della provincia messinese, sede della compagnia Teatro Pubblico Incanto diretta da Caspanello.
Nel 2010 è stato messo in scena in Calabria dall’associazione culturale Dracma con il sostegno di Libera, mentre il nuovo allestimento (del 2011) è stato realizzato dalle compagnie Teatro Pubblico Incanto e Arpa, ed è arrivato per la prima volta a Messina nell’ambito della rassegna “Atto Unico. Scene di Vita, Vite di Scena”, organizzata da Auretta Sterrantino e Vincenzo Quadarella della Quasi Anonima Produzioni.
Ci troviamo di fronte a un testo che, a distanza di diversi anni dalla sua scrittura, mantiene intatta la forza della necessità che ne ha segnato la nascita. Una sorta di appuntamento al buio, l’incontro tra due uomini, che pian piano sveleranno identità ed intenzioni, un incontro che respira i tempi dell’attesa e in cui ogni gesto ed ogni parola sono misurate e solo apparentemente casuali. Un incontro sopra il quale aleggia lo spettro del malaffare, della criminalità organizzata, della mafia che assolda giovani uomini per compiere gesti vili, e che agisce seguendo la logica spietata della sopraffazione.
La parola drammaturgica di Caspanello (autore tradotto e rappresentato anche in Francia, Grecia, Polonia) si oppone, sulla scena, a quella di Tino Calabrò, attore messinese che da molti anni collabora con l’attività della compagnia; a firmare la regia, misurata e rigorosa, equilibrata ma mai statica, Cinzia Muscolino, altra forza della compagnia, attrice, scenografa, e ora, per la prima volta, alle prese con la costruzione di uno spettacolo dall’atmosfera sospesa.
“Sira”, in dialetto messinese, lingua teatrale spesso utilizzata nella scrittura drammaturgica di Caspanello, significa sera, collocazione temporale precisa, che caratterizza l’azione scenica. Non vi sono però altre certezze nelle parole e nei gesti dei due uomini protagonisti dello scontro; attorno a loro, il pubblico sistemato in cerchio – nella suggestiva cornice della Chiesa di Santa Maria Alemanna – attento nell’osservare ogni più piccolo movimento.
Caspanello interpreta un giornalista senza nome, che dopo una giornata di lavoro anziché tornare a casa si rifugia in una fredda stanza d’albergo. È stato professore, un uomo che in una terra difficile ha preso posizione prima con i suoi insegnamenti e poi con le parole scritte, e che per questo è diventato scomodo. Dall’altra parte del ring c’è Calabrò, il giovane Salvatore Lo Turco, detto “U scuru”, un killer al suo battesimo di sangue. Ma l’imprevisto arriva con forza dirompente: i due scoprono di conoscersi, il primo è stato professore del secondo, allievo dotato ma con scarsa voglia di impegnarsi. Entrambi sanno bene il perché di quel loro incontro in una sera diversa dalle altre. Il giovane deve eseguire l’ordine del padre, e così la vita dell’uno dipende dalla scelta dell’altro, che diventa una scelta interiore, che potrebbe rafforzare oppure rompere definitivamente, attraverso la disubbidienza e la ribellione, quel tragico filo di violenza e connivenza che lo lega al padre, impegnandosi a provare finalmente a cambiare le cose e costruire per sé un futuro diverso.
Ci si può ribellare ad un destino preconfezionato?
È questa la domanda che resta senza risposta dopo aver assistito al feroce duello tra i due uomini: i loro corpi, in una danza senza interruzione, si scrutano, si avvicinano ed allontanano; le loro parole squarciano il silenzio della sera e permettono di aprire uno spiraglio di speranza, senza voler regalare una morale consolatoria, invitando piuttosto a non smettere mai di interrogarsi su cosa sia giusto e cosa sbagliato.
Una storia profondamente reale, che da questa verità trae la sua forza e semplicità; lo spaccato di un Sud che col compromesso, la mafia, la criminalità organizzata ha avuto ed ha ancora a che fare, ma che al contempo cerca di smarcarsi da una zavorra che annienta il futuro. Uno scontro che i due personaggi in scena, in una interpretazione mai sopra le righe e grazie ad una scrittura efficace, mostrano in tutta la sua drammaticità e durezza.
SIRA
drammaturgia di Tino Caspanello
con Tino Calabrò e Tino Caspanello
regia di Cinzia Muscolino
una produzione Teatro Pubblico Incanto
durata 50 minuti
Visto a Messina, chiesa di Santa Maria Alemanna, il 25 gennaio 2015