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Sospiri, il Sud magico di Gabriele Genovese

Photo: Barbara Falletta

Photo: Barbara Falletta

Nel mosaico dei particolarismi in cui anche i dialetti meno illustri hanno piena cittadinanza, ecco spuntare Gabriele Genovese, 31 anni, di Mesagne (Br), già collaboratore del leccese Mario Perrotta, dal quale sembra aver mutuato stile narrativo e modalità espressiva.

Qualche chilometro a nord-est di Lecce, si parla una variante del salentino inebriante e caustica. Genovese la epura di quelle spigolosità che ne limiterebbero la comprensione al grande pubblico, e crea il monologo “Sospiri. Un amore di contrabbando”, produzione Lumen, che abbiamo visto al Teatro Linguaggicreativi di Milano.

Dopo “Brevi giorni e lunghe notti”, “Sospiri” è il secondo capitolo di una trilogia dedicata al Sud fantastico. Viene in mente un altro brindisino doc, Oscar De Summa, di Erchie, un tiro di schioppo da Mesagne, e la sua “Trilogia della Provincia”.

Il contesto è pressappoco lo stesso: l’Alto Salento, la malavita, gli anni Ottanta con le loro sbornie edonistiche e i falsi bagliori.
Quella di Genovese è una storia di contrabbando, come dice il titolo. Ma anche una storia di sospiri. E se il fumo della sigaretta s’inala, i sospiri sono ineluttabilmente collegati all’amore, a un sogno d’evasione che nasce dal mare, e il mare sembra raccogliere.

Ciò che caratterizza la pièce è la modalità affabulatoria che Genovese affida a un solo protagonista. Questi, in un assolo di forte realismo magico, evoca l’intera comunità paesana, i suoi stilemi, riti, sistemi di valori, le sue connivenze con il malaffare. Ne viene fuori un affresco che abbraccia gli ultimi due decenni del secolo scorso.
Nel suo monologo Genovese sciorina una potente mimesi attoriale. Cerca un rapporto costante con il pubblico. Racconta fatti accaduti in luoghi reali, ma trasfigurati al punto da essere irriconoscibili.

La soggettiva iniziale è sul porto di Brindisi: aperto come le corna di un cervo (si diceva una volta), o «come le gambe di una donna» (si dice oggi, e dice Genovese). Tre sono i porti della terra: Giugno, Luglio e Brindisi. Perché «a Brindisi le navi erano sempre così sicure, come sono solite essere per mare durante i mesi di giugno e luglio».
Sicurissimo a Brindisi era anche il traffico delle “bionde”, le sigarette di frodo che arrivavano dal Montenegro, e ci campava buona parte della città. L’illegalità contava sulla protezione di donne anziane, sull’immaginario eroico dei bambini, persino sull’inclinazione al tabagismo di uomini delle istituzioni. Poi c’era l’Alfetta di Mimì Fuci-Fuci, capace di scorrazzare in città e sulla provinciale seminando la Guardia di Finanza. A proteggere Mimì invece c’era il mare, perché nel mare non si spara, nel mare non si uccide. Sempre che non sia il mare stesso a divorarti. Il «mare nero», «il mare bestia e carogna». Che prende e rende. Con l’intercessione di santi dai nomi improbabili. E a volte restituisce con gli interessi, donando l’amore di una donna-sirena.

“Sospiri” è una storia quotidiana che diventa epica e immaginifica, davanti a una scenografia di reti da pesca che arrivano dal porto di Genova, altra città portuale, che ha dato i natali alla regista Elisabetta Carosio. Un’asta di legno diventa barca o remo.

Gabriele Genovese: uno zaino, i bermuda, gli zoccoli ai piedi; le canzoni di Califano come sottofondo; il racconto di una storia di mare, solitudine ed evasione. Con una bella inventiva drammaturgica, l’attore pugliese arricchisce di suggestioni mitiche il dialetto brindisino quotidiano. Alcuni passaggi logici sono dati per scontati. Alcune storie laterali s’ipertrofizzano, rischiando di surclassare la storia centrale. Ma “Sospiri” resta una gradevolissima favola di provincia. Sembra un cartone animato popolato di personaggi fatati e danze surreali. Su tutto aleggia un sogno d’evasione. Che neppure il fumo delle lamiere accartocciate di un’Alfetta lanciata contro la notte riesce a disperdere.

SOSPIRI. UN AMORE DI CONTRABBANDO
di e con Gabriele Genovese | regia Elisabetta Carosio
produzione Compagnia Lumen. Progetti, arti, teatro

durata: 1h
applausi del pubblico: 1′ 50”

Visto a Milano, Teatro Linguaggicreativi, il 18 marzo 2017

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