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South-North. Il viaggio di Fanny & Alexander verso Oz il grande e terribile

South-North
South-North
South-North (photo: Enrico Fedrigoli)

“Sono venuta a chiederti una cosa: voglio non sentire il cuore e… non lo so, la mia richiesta può sembrare stupida, ma sono sicura è questa: voglio non sentirlo mai, dimenticarlo completamente. Perfetto? Niente cuore, tutto vuoto. Perfetto? Hai sentito? Allora te lo ripeto”.
(Fiorenza Menni, La confessione di Dorothy a Oz/South)

Una domanda, una richiesta, un’ammissione, il disvelamento di un esile segreto che, ostinato,  pretende risposta. Inizia così, con una spudorata confessione dai modi gentili, il viaggio a Sud (e poi a Nord) con cui Fanny & Alexander tornano a condurci nella celebre quanto controversa opera di Frank L. Baum “Il Meraviglioso mondo del mago di Oz”.

Dopo di gli episodi di “Him” e dell’entusiasmante trilogia “A-way” con le suggestioni di “Kansas”, “East” e “Emerald City”, l’esplorazione della fiaba continua sulla scia di uno smembramento che della morfologia ha deformato e ampliato come un prisma caratteri e strutture. Ancora una volta così Dorothy si moltiplica, per farsi personaggio disadorno e quotidiano, umanità piccola e inerme al cospetto di Oz. Una figura cupa, ambigua, si sa, quella del mago, qui incarnata nelle fattezze di Hitler, simulacro di un potere che ammalia, che si arroga del diritto alla libertà per imprigionarla. Ma ecco che se prima, in “Emerald city”, a rivelarsi ai nostri occhi era proprio la sua di storia, inaspettatamente in “South” e “North” il racconto sceglie piuttosto di farsi portavoce dei supplici.

Fiorenza Menni e Chiara Lagani, rispettivamente le Dorothy di “South” e “North”, non saranno così nient’altro che le protagoniste di una singolare nonché  autobiografica richiesta, che, a dispetto della favola, non vuole aggiungere ma togliere. Il cuore e il cervello: questi i desideri di privazione di un’aspirante clochard e di una piccola mite, che con la loro voce daranno il via a un personalissimo viaggio di raggiunta consapevolezza e  progressiva spoliazione.

Ad accompagnarle saremo noi, spettatori, costretti all’abbandono dei sensi, all’ascolto del suono e  alla scoperta dell’immagine. Occhi bendati dopo la confessione, tutto buio, niente luce, laggiù in  “South”, a viaggiare con Dorothy e la sua campanella nell’ignoto di un mondo fatto di odori, di venti, di frastuono e di colpi. Una drammaturgia puntuale sottende il percorso, permettendoci tuttavia di aprire noi stessi alla scoperta, di farci protagonisti unici del passo e, tolte le bende, riscoprirci diversi, letteralmente “viaggiati” da una favola concreta divenuta nostra. Artefice della trasformazione anche le musiche di Mirto Baliani, che con l’aiuto di un’ampia squadra di ottimi musicisti ha plasmato il processo di interazione sinestetica in una nuova operazione di linguaggio.

Un ruolo di testimoni attivi, complici di un passaggio sottile, è quello che ci viene proposto anche in “North”, giunti con zaino in spalla, con Dorothy al cospetto di Oz, reinterpretato dalla stessa Chiara Lagani attraverso il filtro di uno specchio deformante, capace di farne personaggio grottesco e spaventoso come la sua richiesta.
Lo spaventapasseri, il leone, l’uomo di latta saranno allora figure immuni da un vero incontro, figure che con le loro fragilità quasi inciampano sul percorso di un’anima che del cervello non sa più che farsene. Dorothy prosegue, decisa, ora in punta di piedi ora a violenti carponi sul pedonium, enorme struttura in legno – ci spiega Baliani – nata per unire la tecnologia del software all’artigianato dei chiodi e delle viti, per condurci, a balzi di scarpette rosse, a suonare un’esperienza sovrabbondante di partiture.
Nel ritmo il controllo si perde e la figura della piccola mite scompare dietro uno schermo piatto, ombra diffusa e finalmente serena tra le pieghe bianche di un fascio di nervi che non esiste più.

Quel che è bene finisce bene, eppure un po’ di paura resta.
Su quello che succederà dopo infatti non è dato sapere: Oz tace, non dialoga, esaudisce. Ma allora, qui, adesso, che cosa è realmente accaduto?
Regalare immaginazioni, sembrano dirci Fanny & Alexander, è il feroce antidoto del potere allo snaturamento delle sue creazioni.

SOUTH-NORTH. Opera in due atti per voci, percussioni, harmonic whirlies, hang, pedonium, vento e rumori
ideazione: Luigi de Angelis e Chiara Lagani
regia, scene, luci: Luigi de Angelis
drammaturgia: Chiara Lagani
sound design: Mirto Baliani
costumi: Chiara Lagani e Sofia Vannini
con:Chiara Lagani, Fiorenza Menni e con Mauro Milone, Davide Sacco
percussioni Nextime Ensamble (Danilo Grassi, Lisa Bartolini, Antonio Somma, Federico Zammarini), Mirto Baliani
ensamble vocale: Melodi cantores (canto e direzione Elena Sartori, alto Roberta Guidi, tenore Sergio Martella, basso Decio Biavati)
rumori e voci: Fiorenza Menni, Mauro Milone, Davide Sacco
canto e suoni preverbali: Roberta Guidi
macchinisti di scena: Marco Cavalcoli e Nicola Fagnani
ritratto di Oz: Zapruderfilmmakersgroup
training vocale(metodo funzionale della voce): Roberta Guidi
testo di Dorothy per South: Chiara Lagani con Fiorenza Menni
testo di Dorothy per North: Chiara Lagani
progettazione scenografie: Nicola Fagnani (Atelier Operaovunque)
consulenza scenotecnica: Pietro Babina
realizzazione scenografie: Atelier Operaovunque con Giovanni Cavalcoli, Marco Cavalcoli, Danilo Dell’Oca, Nicola Fagnani, Luca Karpati, Andrea Lepri, Marco Parollo, Amir Sharif-pour
fonico:Marco Parollo
assistenti alle scenografie:Alessio Alonne, Chiara Castello, Francesca De Gobbi
sartoria: Laura Graziani Alta Moda e Marta Benini con Sofia Vannini
echo sonar: Umberto Biagini
progettazione e programmazione: IUM (interfaccia uomo-macchina) del pedonium Mirko Fabbri
assistente di produzione: Marian Vanzetto
ufficio produzione: Ifat Nesher per Canvas Management con Marco Cavalcoli
promozione: Valentina Ciampi, Marco Molduzzi e Ifat Nesher
ufficio sguardi: Lorenzo Donati
logistica: Sergio Carioli
amministrazione: Marco Cavalcoli e Debora Pazienza
produzione: Opera Futura Laboratori per un Nuovo Teatro Musicale, Teatro Comunale di Ferrara
in co-produzione con Teatro Comunale di Bologna, Teatro Comunale di Modena, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia con il contributo di  Regione Emilia Romagna Assessorato alla cultura Sport e Progetto giovani e Ministero della Giovantù nell’ambito dell’Accordo di programma Quadro GECO – Giovani Evoluti e Consapevoli in Collaborazione con Centrale Fies (Dro-Trento), Les Brigittines (Bruxelles), Music Biennale Zagreb (Zagreb), Perfect Performance (Stockholm)
applausi del pubblico: 2′ 35”

Visto a Bologna, Teatro Comunale, il 5 dicembre 2009

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