Tre realtà teatrali spesso diversissime tra loro si uniscono e coordinano un sistema per ospitare un “teatro d’arte” interdisciplinare, presentando insieme i loro rispettivi festival di apertura stagione; tre festival in uno per oltre quaranta spettacoli, dal 14 novembre al 9 dicembre, nell’ottica di un’attività produttiva e di ricerca in continua evoluzione, per proporre tendenze e produzioni artistiche della creazione contemporanea europea.
Vernissage di lusso, in occasione della conferenza stampa di presentazione, nel ridotto del Teatro Regio, tempio della lirica fresco di celebrazioni verdiane, ma anche soggetto del tutto estraneo all’organizzazione del festival, luogo ufficialmente scelto come segnale di apertura per il mostro sacro dell’Opera parmense verso i linguaggi della scena contemporanea e la sperimentazione.
Eppure, ufficiosamente, una scelta che non può non riesumare le recenti vicende di radicale ristrutturazione interna che sta approntando il teatro per volere della nuova amministrazione comunale, con l’inevitabile acceso dibattito che ne è scaturito. Ma questa è un’altra storia.
Assessori e banchieri, sponsor dell’evento, sono presenti in gran spolvero per ribadire quanto sia difficile fare cultura in Italia in un momento come questo, quanto sia necessario incentivare le attività culturali perché il lavoro artistico non lo si fa certo per hobby ma è anche un generatore di reddito e, dati alla mano, quello culturale è l’unico comparto economico ad essere in positivo con costante incremento di spettatori.
Non pervenuta la delucidazione di come sia possibile che un settore in continua crescita sia soggetto a perenni tagli finanziari e ogni genere di restrizioni economiche; ma anche questa è un’altra storia.
Tornando al festival, ne parlano i direttori artistici Paola Donati (Teatro Due), Flavia Armenzoni (Teatro delle Briciole), Maria Federica Maestri e Francesco Pititto (Lenz Rifrazioni), focalizzando il concetto di come sia di grande importanza che il teatro operante a Parma presenti alla comunità nuovi ipotesi di produzione e fruizione approfondita, in un’etica di continuità, confronto e condivisione. Emblematiche le parole di Francesco Pititto quando sostiene che mettere insieme tre teatri completamente diversi uno dall’altro è come mettere insieme un tavolo della pace, rendendo questo tavolo della pace paradossalmente un tavolo di guerra contro chi pensa che “la cultura non si mangi”.
A dare inizio alle danze sarà Teatro Festival di Teatro Due, dal 14 al 25 novembre, che quest’anno compie trent’anni, con un eclettico cartellone che oltre a prosa e danza vedrà anche in scena interessantissime proposte musicali come la violoncellista canadese Julia Kent (che vanta esperienze con Antony and the Johnson, Devendra Banhart, Rufus Wainwright e il regista Paolo Sorrentino) in un solo-concert dove proporrà i brani del suo ultimo lavoro “Green and grey”; o l’ensamble Europa Galante diretta da Fabio Biondi, da tempo in residenza al Teatro Due, col quale collabora su diversi filoni di teatro musicale, e Il complesso cameristico Trio di Parma (Alberto Miodini, Ivan Rabaglia, Enrico Bronzi), con un progetto sul compositore boemo Antonin Dvorak, a completare il carnet musicale del festival.
Per il teatro Michela Lucenti con Balletto Civile presenterà le sue ultime creazioni di teatro danza come “Paradise”, tratto da Le Troiane di Euripide e L’ultimo Diario di Corrado Alvaro, e “Peso Piuma, irriverente azione anarchica”, un potente solo di gesti e parole.
Presente anche la compagnia belga Peeping Tom, ormai acclamata e celebrata come una delle frontiere più sorprendenti del teatro danza internazionale, con lo spettacolo “32, Rue Vandenbranden”.
Massimiliano Farau metterà in scena “After Romeo and after Juliet”, un connubbio tra gli attori stabili di Teatro Due, gli attori dell’Accademia Nazionale Silvio D’Amico e gli studenti dello Iuav di Venezia.
Ci sarà spazio anche per un convegno rivolto allo studio e alla promozione del multilinguismo in Europa, che vedrà la presentazione dello spettacolo “É il tuo momento! Du bist dabei! Ideš dalje!”, scritto appositamente dal drammaturgo austriaco Holger Schober e creato per essere rappresentato nelle scuole.
Il Teatro delle Briciole si cimenterà con la decima edizione di Zona Franca, intitolata “Nei tunnel bui ci fanno luce gli occhi”, un verso della poetessa premio nobel Wyslawa Szymborska, un’idea che caratterizzerà un percorso tematico basato sulla reazione a uno scacco del destino, una mappa di vita che incontrerà il rapporto tra identità e diversità, tra età del corpo e età dell’anima, tra l’io e la comunità, tra l’uomo e le forze oscure della natura.
Aprirà la rassegna la finale del Premio Scenario Infanzia 2012, iniziativa che dal 2006 valorizza i linguaggi innovativi e i percorsi di ricerca nel teatro dedicato al pubblico giovane. Si proseguirà con “Pinocchio” di Babilonia Teatri, anteprima dello spettacolo realizzato con i ragazzi usciti dal coma della compagnia teatrale Gli Amici di Luca, associazione nata nel ’97 da cui è scaturita, nel 2004, la Casa dei Risvegli, centro innovativo di riabilitazione e di ricerca.
Non così dissimile è la proposta di Collettivo Cinetico con “<age>”, con nove ragazzi dai 16 ai 19 anni selezionati attraverso un percorso di formazione, in un racconto di adolescenze diverse, un ritratto neo-dadaista dai tratti ironici ed estetiche indie-pop.
Il Théâtre Nuovelle Génération di Lione rileggerà Herbert George Wells in “Il paese dei Ciechi”, mentre Chiara Guidi della Socìetas Raffaello Sanzio declinerà nella sua poetica l’Andersen de “La bambina dei fiammiferi”.
Vedremo poi una Cenerentola contemporanea nel lavoro di Michelangelo Campanale “Cenerentola. Across the universe”, il tema della diversità con Teatrodistinto in “La pecora Nera”, uno spettacolo-installazione su un’antica forma di narrazione giapponese in “Foresta Blu” del Teatro all’Improvviso, e due produzioni dello stesso Teatro delle Briciole, con un omaggio alla poetica di Tonino Guerra: “Il viaggio ovvero una storia di due vecchi”, e “Storie vere e meno vere… dagli abissi”, ispirato al racconto Il colombre di Dino Buzzati, storia speculare a quella del Moby Dick di Melville.
Concluderà il festival Marco Baliani presentando in prima nazionale “Identità”, scritto e diretto insieme a Maria Maglietta, in cui mostrerà come la parola “identità” si presti ad essere relativizzata a seconda dei contesti sociali in cui va a innestarsi.
Un festival di sole donne ma non un festival al femminile per Natura Dèi Teatri di Lenz Rifrazioni. Oltre venti creazioni contemporanee internazionali, ispirate e appositamente create per la rassegna attorno al primo nucleo tematico del nuovo progetto triennale, “Ovulo”, a cui succederà “Glorioso” nel 2013 e “I due piani” per il 2014.
Quindici artiste europee e statunitensi sono chiamate per un attraversamento della lingua scenica europea e oltre. Tensioni estetiche estreme e indagini sulla relazione tra vocalità e suono, tra corpo e linguaggio in un mosaico di ambiti disciplinari differenti come teatro, musica, danza, video e performance. “Volumetrie segniche nutritive e proteiche” a cui contribuiranno con “Lazyblood” Erna Ómarsdóttir dall’Islanda, storica danzatrice di Jan Fabre e Alain Platel, la coreografa e performer tedesca Antonia Baehr con “My dog is my piano”, la videoartista serba Ana Adamovic con le sue opere “Canzona” e “Madeleine”, due assoli per l’artista portoghese Vera Montero, “Olimpia” e “What can be said about Pierre”, ispirato all’opera di Deleuze, Barbara Kukovec della formazione slovena Via Negativa con “Spotlight on me”.
Nuova creazione anche per Lenz, che presenterà l’ultima fatica in sei capitoli “Aeneis in Italia”, visione metastorica dei conflitti nel nostro Paese.
Debutto per l’attrice e drammaturga Federica Santoro con “Minore”, e i lavori delle artiste residenti Monica Bianchi e Sandra Soncini rispettivamente con “Woo” e una performance dedicata alla “Pentesilea” di Kleist.
Denso e materico anche il programma musicale con Maja Ratkje, sperimentatrice vocale norvegese nella scia delle grandi vocalist femminili d’avanguardia, Barbara De Dominicis e la musicista francese Aude François con il concerto “Self Made Worlds”, tratto dalle opere di Anaïs Nin, il duo Petra Jean Phillipson e Matthew N. Hopwood nel sound elettromelodico “Death”, e la statunitense Carla Bozulich, interprete estrema della scena musicale contemporanea con il suo ultimo progetto “Evangelista”.
Ecco quindi un mese ricco di proposte, e soprattutto di segnali positivi rispetto a quello che accade intorno, cercando però di tenere a mente che il teatro dovrebbe esserci anche per tutto il resto dell’anno.