La stagione 2011/2012 di Milano: dalla Russia ai nuovi Mostri

Metropolitana a Milano

Uno sguardo sulle proposte teatrali più interessanti della stagione 2011/2012 di Milano

Metropolitana a Milano
Una metropolitana milanese d’antan (photo: robedachiodi.associazionetestori.it)

C’è chi, promette, continuerà a ruzzolare sul palco, al richiamo di “oplà”, e chi, avverte, libererà i “mostri”; ci sono i “meneghini doc” che, assicurano, quest’anno parleranno russo, e altri che, invece, dedicano la nuova stagione al grande assente di quest’anno: Franco Quadri.
Ci sono giovani che, garantiscono, “vogliono vivere!” uniti in nuove e insolite “forze creative”, mentre altri “piccoli” esistono accanto ai big che finora, e ancora, resistono. Ci sono nuovi “organismi” teatrali, trasversali e funzionali agli Stabili, più che stabili, bloccati dalla crisi. A proposito, c’è per tutti la crisi: c’è chi la mette nei titoli in cartellone, e chi l’ha messa in conto nel decidere il cartellone. In ogni caso, la prossima stagione teatrale milanese resiste: sia difendendosi con il repertorio “forte”, sia giocando su nuove alleanze, formazioni e unioni possibili.

Un esempio è il Teatro Elfo Puccini, che affila i suoi “The history boys”, “Angels in America” e “Il racconto d’inverno”, schierandoli accanto ad alleati della scorsa stagione (come Paolo Poli e Ricci/Forte), e al ciclo “Nuove storie”, con Kronoteatro, Fondazione Teatro Due, Teatro delle Moire.
Bollino, e “pallino”, della crisi è per l’Elfo il precariato, indagato dalle Nuove storie. Al lavoro!: “Muccia”, “tenera commedia sulla precarietà del lavoro” è il primo titolo (a novembre, nel mese dedicato a “la Puglia in scena a Milano”), seguiranno “Tu (non) sei il tuo lavoro, Frugole”, che usa la libreria Billy dell’Ikea a metafora dei rapporti precari, e “The italian factory”, storia di lotta ai tagli e di presidi in uno stabilimento, milanese come la produzione dello spettacolo, firmata da Teatro in-folio e Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi. Tra le novità “della casa”, “Red” di John Logan, inedito in Italia e tradotto da Ferdinando Bruni, sarà in scena a giugno per la regia di Francesco Frongia.

Prima di quella data, però, c’è da chiudere l’Anno della cultura e della lingua italiana in Russia e della cultura e della lingua russa in Italia, iniziato a febbraio scorso, che in questo mese anima il Piccolo Teatro di Milano.
Per tradizione sempre in viaggio nel Mediterraneo, lo Stabile milanese quest’anno ospiterà diciassette paesi stranieri (partito dal Sudafrica con il festival Tramedafrica), e fermandosi per un mese a San Pietroburgo, con otto spettacoli e Lev Dodin ospiti al Piccolo, mentre “Arlecchino” sarà in Siberia.

“Dentro l’anima russa” andrà invece il Teatro Franco Parenti che, nel suo ciclo di spettacoli dedicati all’occasione, propone uno dei massimi capolavori della letteratura russa, “L’idiota” di Dostoevskij, nella messa in scena firmata dal lituano Nekrosius, e il tragicomico “Sonja”, prodotto da New Theatre Riga, e diretto da Alvis Hermanis. Grandi titoli, autori, e registi “miliari”, accanto alle originalità acrobatiche provenienti dal mondo circense, come il catalano Circus Klezmer, ensemble di musicisti, acrobati e giocolieri, e “Ali”, parte del progetto France Danse, opera nata dal performer Mathurin Bolze e Hedi Thabet, giocoliere belga-tunisino. Da segnalare, al Parenti, un parterre di big nostrani: Alessandro Gassman con il già premiato “Roman e il suo cucciolo”, Elio Germano con “Thom Pain (basato sul niente)”, Alba Rohrwacher con “È stato così”, e Filippo Timi che riporta la sua “Favola”.

Pur avendo cambiato gestione, il CRT rimane sempre convinto che il teatro sia ricerca, rischio e scoperta: nella prima stagione firmata da Silvio Castiglioni, accanto a nomi conosciuti come Emma Dante (immancabile, quest’anno firma tre spettacoli), Teatro del Carretto, Motus e Babilonia Teatri, il CRT continua a esplorare, promuovere e sostenere i nuovi talenti e i rispettivi linguaggi, presentando così, tra ventisei spettacoli, otto produzioni e cinque prime nazionali. Una complessità possibile grazie a un maggiore e più funzionale sfruttamento delle due sale: oltre al “centrale” Teatro dell’Arte, grazie alla collaborazione con Pim Off, che condivide con il CRT la zona cinque di Milano e non solo, il Salone di via Dini aumenta la sua dose di ricerca contemporanea: aprono la stagione Short Formats – running out of culture / a corto di cultura (XII edizione del Festival Internazionale della nuova danza, diretto da Barbara Toma), e “Homo Ridens” di Teatro Sotterraneo, in attesa di uno degli spettacoli di punta della stagione, “Educazione Fisica”, opera prima di Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco, tra i fondatori della Compagnia Sud Costa Occidentale di Emma Dante. Altra attesa novità, “La città incantata”, primissima edizione di un progetto dedicato alla memoria di Sisto Dalla Palma: sei spettacoli per ragazzi dai 6 anni in su, realizzati da protagonisti della ricerca teatrale (Teatro Sotterraneo, Babilonia Teatri, I Sacchi di Sabbia, Teatro del Carretto, e ancora, Emma Dante).

E a proposito di Pim Off, lo spazio ha riaperto la settimana scorsa ospitanto MilanOltre – Vetrina Italia, con gli spettacoli di Cristian Ceresoli e Tony Clifton Circus. Si attendono ancora novità sulla stagione, tradizionalmente dedicata, dal Pim, a teatro e danza contemporanei attraverso un nutrito numero di artisti in residenza.

Novità, esperimenti, istinto ad “andare avanti nonostante tutto”, sono sentimenti comuni all’Associazione PianoinBilico che, insieme a Maisonfou e Areapergolesi, si farà sentire con “Vogliamo vivere! Punto di Fusione”, rassegna d’Art-e-teatro che a tutti gli effetti è una stagione. Da qui a giugno, 14 spettacoli, altrettante compagnie, e l’obiettivo di sondare le possibili soluzioni tra il teatro e, in pratica, tutte le altre arti: da musica, danza e poesia, a fotografia, video arte, scultura e pittura, fino a garbage art, bodypainting, make up e hair styling, attraverso fumetto, moda, urban art e tango, a cui verranno dedicati quattro workshop.

E chissà che, anche da questi “punti di fusione” non venga fuori quel Mostro che Teatro i si impegna a stanare insieme alle 14 compagnie ospiti e ai 22 spettacoli (di cui ben 15 per la prima volta a Milano) in cartellone: “Il nostro mostro è il nostro lato più vero, è l’arte, è il perturbamento che ogni essere umano porta con sé, il prodigio che ognuno è, ciò che noi stessi non comprendiamo fino in fondo. Siamo stati derubati di molte parole, ma del termine Mostro intendiamo riappropriarci”. E così si chiama una stagione che è resa possibile dalla collaborazione con Olinda e Fondazione Arnaldo Pomodoro, per i progetti più “impegnativi”: il nuovo “T.E.L.” di Fanny&Alexander, “Il regno profondo parte I e II”, novità di Socìetas Raffaello Sanzio, e la prima tappa di “Making the plot” di Motus, con il “mostro sacro” Judith Malina.
E “spirito di collaborazione” c’è anche per le nuove produzioni firmate da Renzo Martinelli insieme a nomi che finora hanno avuto spazio a Teatro i: “Maria”, da un poemetto di Aldo Nove, e “Lotta di negro e cani”, di Bernard-Marie Koltès, in collaborazione con Face à Face – parole di Francia per scene d’Italia.
Un’altra versione dello stesso testo sarà la lettura scenica da Teatrino Giullare, ospite di Teatro i anche per una “personale” sui classici, e insieme ad Antonio Latella, che presenterà due movimenti di “Francamente me ne infischio”, nuovo progetto della sua neonata compagnia, ispirato proprio (liberamente) a “Via col vento”. Sono tanti e altri i progetti messi in campo per quest’anno da Teatro i, tutti pensati e pesati con “l’urgenza di ridefinire l’orizzonte delle politiche culturali. Non c’è nulla di cui vergognarsi se la tentazione generale è la paralisi o peggio la rinuncia”, si legge nella presentazione della nuova stagione, ma Teatro i non rinuncia, piuttosto si adegua e chiede “collaborazione”, anche allo spettatore, nel capire, per esempio, perché ogni spettacolo ospitato sarà visibile solo per tre recite al massimo.

“A volte è necessario parlare del destino che si è scelto – nonostante tutto – da seguire a tutti i costi, evitando di tradire i propri ideali e i propri sogni”, per il Teatro Litta, che quest’anno si promette di “inseguire idealmente un’idea di civiltà della polis, della città, e poi anche del paese in cui si opera con tanta fatica e tanta tenacia”. E con tanti debutti, prime nazionali, di giovani nomi: Federica Bern e Francesco Villano aprono la stagione con “Sonata per ragazza sola”, seguiranno “Non si sa come” (debutto teatrale del regista cinematografico Pasquale Marrazzo) e l’omaggio a Marylin Monroe di Sarah Chiarcos; inoltre Claudio Autelli presenterà “Romeo e Giulietta – Che io possa dirti mia” (nuova collaborazione del Litta con Fondazione Pontedera Teatro), mentre il pubblico milanese potrà conoscere l’autore abruzzese dei “telemomò”, Andrea Cosentino, grazie a due testi: “Fedra rivista a tranci” e “Angelica”.

Omaggi e anniversari coronano invece la stagione numero 36 del Teatro Out Off, dedicata a Franco Quadri e ai 25 anni di regie di Lorenzo Loris, che presenta due nuovi lavori (“Quel che volete – La dodicesima notte”, e “Mia figlia vuole portare il velo” di Sabina Negri), due riprese (“Il guardiano” e “L’Adalgisa”), più la riedizione rinnovata di “Le serve” di Genet, con lo stesso Loris en travestì. Completano la stagione il “progetto Strindberg” realizzato con il patrocinio dell’Ambasciata svedese in Italia, e la collaborazione di Teatro Popolare Italiano, e la rassegna Danae, atteso appuntamento di danza e nuovo teatro. Tra le ospitalità, i giovani e la nuova drammaturgia: Francesca Sangalli con un testo sul dramma della droga, Carrozzeria Orfeo con “Idoli”, e “La giornata di una sognatrice” di Copi per la regia di Giuseppe Isgrò.

Non più giovani ma sempre più “bambini”, Quelli di Grock, alla terza stagione di direzione artistica del Teatro Leonardo, fra i primi teatri in Italia tra quelli di cinquecento posti, per numero di spettatori. “Opla”̀ è il titolo della stagione, evocativo dei salti acrobatici della compagnia (in “Le allegre comari di Windsor”, e nel nuovo “Sogno di una notte di mezza estate”), come della Compagnia Pantakin Circo Teatro, con il nuovo “Circoparola, per voci, attrezzi e tendini”, su testo di Tiziano Scarpa, e di Kataklò, la compagnia di physical theatre che festeggia quindici anni di attività con una nuova fase creativa, proprio come avviene in “Caos (remix)”, lo spettacolo culto di Quelli di Grock che gli interpreti storici consegnano a una nuova generazione di attori in una versione del tutto rinnovata.

Ci siamo dimenticati, infine, di annunciare che il Teatro Filodrammatici avrà una nuova struttura organizzativa, formata dall’Accademia dei Filodrammatici e il progetto eThica?; che la sua rassegna Tradizione e Tradimenti raggiunge il quarto anno di vita (con Franz Kafka, Anton Cechov, Oscar Wilde, Virginia Woolf); che la drammaturgia contemporanea continuerà, per esempio, con Bruno Fornasari e il suo “Il Suggeritore” (che, visti i nuovi sviluppi della politica nostrana, torna in parte riadattato), ma anche con Antonio Tarantino e il suo monologo “Cara Medea” con Francesca Ballico, in scena da stasera, e altri due spettacoli di giovani compagnie (“Somari” e “Effetto lucifero”), incentrati sulla violenza che si nasconde in un età problematica come l’adolescenza e nella collettività.
Ci siamo dimenticati questo e probabilmente ci saremo dimenticati pure altro. Ma non miriamo ad essere esaustivi: sarà il bello di scoprire ancora qualcosa di nuovo nella prossima stagione milanese.

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