Il gesto progettato: Castellucci e la sua Africa

Romeo Castellucci
Romeo Castellucci
Romeo Castellucci (photo: Isabelle Meister)

La rassegna Doppio Sogno, organizzata dalla Galleria Toledo di Napoli e giunta all’undicesima edizione, propone due brevi performance nella splendida cornice di Villa Pignatelli a cura, tra gli altri, di Romeo Castellucci della Socìetas Raffaello Sanzio.
Castellucci presenta, in prima assoluta per la Campania, “Storia dell’Africa Contemporanea vol. III” che è, in un certo senso, la consegna di un gesto a un pubblico che, silente, assiste ad un rito funebre, di liberazione.
Sei ragazzi rinchiudono un uomo in un contenitore-sarcofago. La chiave di volta è nel titolo ma ciò che conta in questa breve performance è il significato del gesto.

Castellucci progetta infatti il gesto ma sospende l’azione. La scena è dominata dai suoi sei figli, elemento biografico della performance, e dall’atto, fortemente presente, che viene esplorato, riconosciuto e riferito. Non si tratta, però, di un “riferire a qualcuno”, ma piuttosto di un riferimento ad una cultura arcaica, antica, che anticipa addirittura la lingua, intesa come una serie di termini associati a cose.

Ferdinand de Saussure, utilissimo per comprendere questo lavoro, parla di segni linguistici che non uniscono una cosa e un nome, ma un concetto e un’immagine acustica, significato e significante. Un’immagine acustica non intesa come “suono materiale”, ma la rappresentazione di una traccia psichica data dai nostri sensi.
Il segno linguistico, però, è arbitrario in rapporto al significato, con cui non ha alcuna relazione nella realtà. Quindi l’Africa di Castellucci è piuttosto una percezione interna di un gesto inconsapevole che proviene proprio da quel continente e anticipa il linguaggio scritto e parlato.
Non c’è un tempo storico, a dispetto di quel che promette il titolo, che viene celebrato o raccontato, ma una dimensione atemporale, che impedisce il pensare come immedesimazione in una vicenda.

Il genio di Castellucci sta proprio nel riuscire a proiettare lo spettatore nell’oblio del rituale, in cui esiste solo lo spazio, riempito dal gesto. Corpi che si assentano da se stessi per realizzare il gesto, che si abbandonano, si estromettono, amplificando la religiosità, liberando l’atto retorico.
A differenza di tanta malsana avanguardia, Romeo Castellucci conosce l’attimo e lo mette in scena, non rappresenta un teatro del soggetto ma è la proiezione del linguaggio dell’inconscio su di una parete, in uno spazio.
“Storia dell’Africa Contemporanea” non si può raccontare, testimoniare, lo spettatore viene posseduto e lasciato in balia delle domande che invadono la scena, come la schiuma finale, accumulandosi. Una chiosa inaspettata ma accecante che lascia il pubblico, al termine della performance, in un Altrove fuori scena, piovoso e postumo.

STORIA DELL’AFRICA CONTEMPORANEA VOL.III
azione di Romeo Castellucci
con la partecipazione di: Teodora Castellucci, Demetrio Castellucci, Agata Castellucci, Cosma Castellucci, Sebastiano Castellucci, Eva Castellucci
produzione : Socìetas Raffaello Sanzio, Centrale Fies
durata: 12′
applausi del pubblico : 5′

Visto a Napoli, Villa Pignatelli, il 9 settembre 2010

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