“Stranieri” ci racconta l’ultimo delirio di un uomo solo, chiuso in casa, chiuso nella sua poltrona sbilenca, chiuso nei suoi pregiudizi verso gli immigrati, spaventato e al tempo stesso orgoglioso delle cose che ha conservato per la sua vita: gli abiti della defunta moglie, l’armadio pieno di giacche, l’enciclopedia in trenta volumi, la televisione che trasmette donnine nude.
Qualcuno bussa insistentemente alla porta e lui, fucile in mano e voce grossa, impreca contro i ladri, gli stranieri appunto, ribadendo la sua volontà a non lasciare quel luogo (di cui paga regolarmente le rette condominiali). Tuttavia a bussare non sono ladri o estranei, bensì le anime della moglie e del figlio morti, venute a prenderlo per accompagnarlo verso l’ultimo viaggio eterno. E qui sta il punto nevralgico, a nostro parere, del testo: i nostri cari defunti, che vengono a prelevarci e a prepararci per il passaggio ad una nuova dimensione, accompagnandola magari con l’ultima danza che in vita era stata negata.
Lo spettacolo è fisicamente realizzato nel bunker che il Teatro delle Albe aveva realizzato per il precedente “Sterminio”, di Werner Schwab: un luogo angusto, con tanto di palco e tribuna per soli trenta spettatori, dove il sipario gira al contrario, il video crea una profondità irreale, i volti e il sudore degli attori sono messi a fuoco come in un primissimo piano cinematografico e dove, tuttavia, si è in grado di mostrare un “dentro” e un “fuori”, una compresenza di personaggi che tra loro non si vedono.
“Stranieri” mostra diversi punti di contatto con “Sterminio”: il chiuso appartamento condominiale declinato nel bunker, i rapporti familiari malati e trattati con un colore atterrante e grottesco, l’utilizzo di luci simboliche e talvolta manuali. Sembra la seconda tappa di un progetto più ampio, di cui, tuttavia, non siamo in grado di vedere il seguito. Così come fatichiamo a comprendere il complesso percorso tracciato dal Teatro delle Albe negli anni, che spaziano da spettacoli freschi, genuini e terrigni come l’indimenticabile “Baldus” a concerti per voce e suono elettronico come il gotico “Rosvita”.
Forse chi scrive non è sufficientemente preparata alla comprensione delle linee tracciate da Marco Martinelli (da “I Polacchi” al “Sogno di una notte di mezza estate”, da “I Refrattari” a “Scherzo, satira, ironia e significato profondo”). O forse, e finalmente, siamo davanti ad un regista che non mette un marchio su ogni suo spettacolo cadendo in prevedibilità formale e autorale.
Consiglio: da vedere (se trovate posto!).
STRANIERI
di: Antonio Tarantino
regia: Marco Martinelli
con: Luigi Dadina (un uomo), Ermanna Montanari (sua moglie), Alessandro Renda (suo figlio)
scene e costumi: Enrico Isola, Ermanna Montanari
assistente scene e costumi: Claire Pasquier
progetto luci: Vincent Longuemare
direzione tecnica: Enrico Isola
assistente luci: Francesco Catacchio
musiche originali e sound design: Davide Sacco
realizzazione scene squadra tecnica Teatro delle Albe: Fabio Ceroni, Luca Fagioli, Dennis Masotti,
Danilo Maniscalco, Massimiliano Rassu
apparizioni video: Alessandro Renda
foto: Claire Pasquier
direzione organizzativa: Marcella Nonni
promozione: Silvia Pagliano, Francesca Venturi
ringraziamenti: A.N.G.E.L.O., B.O. Service, Marco Bravura, Laura Graziani Alta Moda, Pierluigi Isola, Joint Rent, Gerardo La Mattina, Giuseppe Maniscaldo, Valeria Nonni, Prati Unicum, Post Post
produzione: Ravenna Teatro in collaborazione con Emilia Romagna Teatro Fondazione-VIE Scena Contemporanea Festival
durata: 1 h 11’
applausi del pubblico: 1’ 20”
Visto a Rimini, Teatro degli Atti, il 3 febbraio 2009