Incontro sul teatro con Paolo Rossi. Intervista

Paolo Rossi
Paolo Rossi
Paolo Rossi (photo: agidi.it)

Uno strepitoso successo per tutte le date in programma, sia quelle di febbraio al Piccolo di Milano per “Paolo Rossi… sulla strada ancora”, sia quelle con la Compagnia BabyGang per il progetto Transiti al Teatro della Contraddizione, andato in scena dal 3 al 5 aprile.

Lavori a cuore aperto, con frattaglie teatrali varie e interiora di vita vissuta di contorno.
“Sulla strada ancora”, regia di Renato Sarti, parte dalla storia di uno spettacolo mai realizzato, “Ubu Re d’Italia”, uno dei momenti professionalmente più critici del percorso artistico di Paolo Rossi. E inizia proprio da qui uno slalom narrativo che scende fra finte purificazioni e allucinate ricerche di verità possibili, di cui sono paletti i suoi personaggi surreali, tanto veri da sembrar finti.
Una mescolanza di vite, fra attore, uomo e personaggio, che sviluppano – con un approccio spigliatamente interlocutorio e situazionista verso il pubblico – eventi e riflessioni sulla vita, sul mestiere dell’attore e, più in generale, sulla nostra società.
Da Jarry a Shakespeare, dal travestito al barista: presenze di vite moleste si alternano in un girotondo che arriva a confonderle con lo stesso artista.

Contemporaneamente Rossi sta portando avanti il Progetto Cantiere sul Nuovo Teatro Popolare nato a Muggia nel 2007, dove ha incontrato la Compagnia BabyGang, che ha partecipato, insieme ad altri, al primo laboratorio “Per un Teatro Popolare”, diretto proprio da Rossi con la collaborazione di alcuni maestri del teatro italiano, come Renata Molinari, Maria Consagra e Giampaolo Spinato.
Il laboratorio si è concluso con la presentazione di un Manifesto. Quest’anno il progetto è proseguito, articolandosi in diverse fasi, prima ospite del Piccolo Teatro di Milano (Teatro Strehler – Scatola Magica) e recentemente dell’Archivolto di Genova.
Prima di giungere alla terza fase, che si svolgerà a giugno alla Corte Ospitale di Rubiera (RE), la Compagnia BabyGang e Paolo Rossi hanno sentito la necessità di confrontarsi nuovamente con il pubblico in tre “Serate Pop di Delirio Organizzato” ospitate dal Teatro della Contraddizione di Milano.
Un happening in evoluzione, prove aperte, dove gli spettatori non assistono ad uno spettacolo compiuto o ad un’esibizione comica, ma alla dimostrazione di un metodo, una vetrina del lavoro svolto sottoforma di studio, quadri, improvvisazioni, in cui vengono coinvolti attraverso una carrellata di domande sul mestiere dell’attore e sulla sua utilità oggi.

Abbiamo incontrato il vate patafisico nei camerini del Piccolo Teatro di Milano, prima di “Sulla strada ancora”. Paolo Rossi ha accettato di raccontarci difficoltà e spasmi di una vita d’arte, prendendo spunto dalle riflessioni tragicomiche che il suo spettacolo contiene. Il punto d’incontro con se stesso, le discese ardite, le risalite, e qualche pirla che ogni tanto si diverte a togliere il segnale di pericolo valanghe.
Tantalico destino della vita d’artista: cercare sempre e non arrivare mai. E d’altronde se si arrivasse, sarebbe finita. Invece lui è ancora ‘on the road’, luogo elettivo di dannazione da cui trarre stimolo e interesse per la ricerca. Lo stesso che, per un tratto, ha percorso con Gianni Palladino, uno del gruppo storico, a cui va la dedica commossa dello spettacolo con il surreale epitaffio “Beh da qualcuno dovevamo pur cominciare”, esaltazione finale dell’arte comica come terapia per il dolore.

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