Supplici. Serena Sinigaglia firma la regia del testo di Euripide

Supplici (ph: Serena Serrani)
Supplici (ph: Serena Serrani)

Con la drammaturgia di Gabriele Scotti, Atir e Nidodiragno portano in scena un cast di sette bravi attrici

Tra le immagini provenienti dalla Russia in questi mesi di guerra, dopo l’invasione dell’Ucraina, ci ha colpito in modo profondo quella di un gruppo numeroso di donne che, a Mosca, sfidando le cariche della polizia, protestava contro Putin in accorata difesa dei propri figli, mandati inopinatamente al macello in un luogo lontano, estraneo, nemico.

E’ similmente in questo modo che Serena Sinigaglia immagina l’inizio della sua trasposizione de “Le Supplici” di Euripide, tragedia non per niente pensata poco dopo la sconfitta di Atene contro Sparta nel 424 a.C.

Non sono russe le donne che ci raccontano gli avvenimenti, ma poco importa, perché le storie di dolore e guerra si ripetono immancabilmente. Un gruppo di donne di Argo, nel contempo madri, figlie, sorelle, nonne, sono quegli esseri umani incolpevoli che subiscono le ragioni dei maschi, che mandano a morire, spesso per ragioni di inezia assoluta, i loro figli, fratelli, nipoti.

E’ intorno ad un grande ceppo, unico elemento consistente della scena firmata da Maria Spazzi, l’altare di Demetra ad Eleusi, che sette donne, sette attrici, vestite a lutto con lunghi costumi neri (di Katarina Vukcevic), spesso indossando una specie di sottile corazza, interpretano anche gli uomini del dramma.
Sono Francesca Ciocchetti, Matilde Facheris, Maria Pilar Pérez Aspa, Arianna Scommegna, Giorgia Senesi, Sandra Zoccolan e Deborah Zuin a narrare la storia raccontata da Euripide.
Nell’incipit dello spettacolo sono le madri dei guerrieri argivi, morti nel fallito assalto a Tebe, lì per supplicare gli Ateniesi di aiutarle a dare degna sepoltura ai lori figli. Sono lì ad implorare Teseo, re di Atene, perché le aiuti a recuperare i cadaveri dei vinti, dei figli uccisi a Tebe che il tiranno Creonte non vuole restituire.

Teseo, prima restio, dopo aver ascoltato la madre, accetta, conducendo una nuova guerra che causerà altri morti, ma che lo vedrà vincitore con la conseguente restituzione dei cadaveri.
Il re di Argo, Adrasto, che accompagna le madri, si incarica di celebrare i caduti con un discorso che Serena Sinigaglia ci mostra in tutta la sua ridicola vacuità, dando invece commosso e forte risalto alla dedizione coniugale di Evadne, moglie del caduto Capaneo, che si getta da una roccia sul rogo in cui era stato cremato il marito, così come al dolore indicibile di un padre che ha perso il figlio.
Alla fine apparirà, ex machina, Atena, che fa giurare ad Adrasto sempiterna riconoscenza della sua città verso Atene, predicendo la prossima caduta di Tebe.

Oltre al tema caro ad Euripide (e qua centrale) della pietà, la drammaturgia di Gabriele Scotti, sulla bella e consapevole traduzione di Maddalena Giovannelli e Nicola Fogazzi, pone anche l’accento sulla natura contraddittoria del potere. Ciò si evince nel contrasto di idee fra il re ateniese Teseo e l’araldo tebano, in cui la pretesa superiorità del sistema democratico ateniese è messa continuamente in dubbio, calata in un sistema politico che fa emergere un populismo di maniera, in cui alla fine solo davvero in pochi decidono (ovviamente maschi) e in cui la guerra è sempre dietro l’angolo.

Seppur con qualche eccesso retorico, soprattutto nel finale, sono le parole e i gesti dolenti delle sette eccellenti interpreti a sostenere questa edizione della tragedia di Euripide, così poco rappresentata a causa della sua prorompente densità verbale, ma al contempo oggi così necessaria. Una parola che si erge, tra lampi di luce, vivida nel buio della scena, ora sacrale, ora volutamente quotidiana, altre volte corale (a cura di Francesca Della Monica) a ricordarci la nostra natura imperfetta di esseri umani che ancora una volta, a distanza di millenni, non ha imparato ancora nulla dai propri tragici errori.

Supplici
di Euripide
Traduzione Maddalena Giovannelli
con Francesca Ciocchetti, Matilde Facheris, Maria Pilar Pérez Aspa, Arianna Scommegna, Giorgia Senesi, Sandra Zoccolan, Debora Zuin
Regia Serena Sinigaglia
Scene Maria Spazzi
Costumi Katarina Vukcevic
Luci Alessandro Verazzi
Produzione ATIR – Nidodiragno/CMC

Visto a Como, Teatro Sociale, il 23 febbraio 2023

 

 

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