Tra folclore e coreografia contemporanea, la danza di Lara Guidetti è dialogo tra generazioni
Il legame tra persone, generazioni ed epoche. Sanpapiè, gruppo milanese attivo da 15 anni come connubio drammaturgico tra musica e danza, porta in scena “Taca tè”, spettacolo di teatro fisico che mette in relazione il presente e gli anni Settanta.
Esattamente cinquant’anni fa, il boom del liscio accendeva l’Italia vacanziera in cerca di allegria e relax nelle balere e nei locali della costa romagnola. Ricostruita dopo la guerra, reduce dai “mitici” anni Sessanta, l’Italia sembrava proiettata verso un inarrestabile progresso, nella realtà frenato da varie vicissitudini politiche ed economiche. Prevaleva, in ogni caso, un’inguaribile speranza.
“Taca tè” è espressione romagnola. Significa “comincia tu”. In scena, un maturo Antonio Caporilli incontra la giovane Francesca Lastella. La coreografia, realizzata dall’emiliana Lara Guidetti, coniuga danza e performing art.
Un cono di luce squarcia lo spazio bruno di Magnete, quartiere Adriano, all’interno del progetto “Over Dance” «sul tema della trasformazione del corpo e della sua percezione come veicolo di estetiche». Proprio a Milano, “Taca tè” aveva debuttato al festival MilanOltre lo scorso 30 settembre. Dopodiché il lavoro ha raggiunto anche Genova, Mantova e Reggio Emilia.
“Taca tè” sublima il rapporto tra l’arte e la vita sbalzando le coordinate spazio-temporali. Le musiche metalliche di Marcello Gori e Alberto Sansone creano cerchi sonori sospesi come sassi lanciati nel vuoto cosmico. L’abbrivo è il liscio di Raoul Casadei, scomparso due anni fa, e quindi questo breve spettacolo è anche un omaggio a lui.
Gli sguardi di danzatore e danzatrice viaggiano verso direzioni diverse, prima di fissarsi in un’alchimia che diventa dialogo, accudimento e connubio. Ballo ritmato. Corpi flessuosi in abiti grigi restituiscono i flebili luccichii di un’epoca in bianco e nero. Lentamente, i movimenti convergono, dopo silenzi e regressioni che prevedono il tempo dell’incontro e della riflessione. Il presente cede al passato, che è forte di un sapere sedimentato negli anni.
I corpi si connettono. Gli occhi si identificano fino a sovrapporsi. È una danza spigolosa, ponderata, a tratti anarchica, mai disarmonica.
Pizzicato dalla corde della chitarra, il corpo maschile pervaso da spasimi viene raccolto da quello femminile. È un abbraccio che si fa carico di una persona e di un’epoca. La danza si fa appassionata. Lei rotola, poi è un granchio sulla sabbia diretto verso il primo scoglio.
Il liscio è la radice, la danza urbana l’approdo. Luci metropolitane preludono a uno spazio notturno, che diventa approdo della quiete dei corpi.
“Taca tè” è dialettica di sguardi che si scrutano e trovano convergenze. È il preludio all’unisono di ascolti e suoni. La nuova generazione cerca la conciliazione con un passato non solo folcloristico, ma anche culturale, che viene riscoperto e valorizzato.
Nella danza, il sodalizio tra antico e nuovo diventa sospensione onirica. Sul piano scenico, esso dà forma a una creatura quadrumane – le braccia di lei, i piedi di lui – che solca la scena come fosse un aratro. Saltano gli schemi. Irrompe una danza egualitaria tra uomo e donna, al suono della fisarmonica del compositore reggiano Iller Pattacini, con il valzer “Battagliero”.
C’è un sapore d’infanzia e festa paesana all’aria aperta in questo lavoro con cui Lara Guidetti celebra la propria terra e le proprie radici. Prima di riprendere il viaggio attraverso il presente. Senza guardare troppo al futuro.
TACA TÈ
coreografia Lara Guidetti
interpreti Antonio Caporilli, Francesca Lastella
assistente alla coreografia e costumi Fabrizio Calanna
scenografia Maria Croce
musiche originali e rielaborazioni Marcello Gori e Alberto Sansone
co-produzione Sanpapiè, Fondazione Nazionale della Danza/Aterballetto
durata: 25’
applausi del pubblico: 3’
Visto a Milano, Magnete (progetto “Over Dance”), il 3 dicembre 2023