Il Tamerlano di Vivaldi riletto da Stefano Monti e dall’Accademia Bizantina

Il Tamerlano (ph: Zani-Casadio)
Il Tamerlano (ph: Zani-Casadio)

I Teatri di Piacenza hanno ospitato l’allestimento con Filippo Mineccia nel ruolo di Tamerlano

Una delle opere barocche che amiamo maggiormente è il “Tamerlano” di Georg Friedrich Handel, di cui abbiamo goduto sia dal vivo sia in dvd. Per questo, mossi dal nostro connaturato amore per l’opera barocca e avendo saputo che nel Circuito lirico della Fondazione de I Teatri di Piacenza veniva programmata una composizione di Vivaldi che aveva anch’essa protagonista il famoso sovrano turco-mongolo, ci siamo subito recati con grande curiosità al Teatro Municipale di Piacenza per assistervi.

“Tamerlano, ovvero la morte di Bajazet” (Tamerlano, il titolo “ufficiale”, Bajazet, Vivaldi così la nomó sull’autografo) tra l’altro è un’opera assai particolare del Prete Rosso, essendo un “Pasticcio”, cioè una composizione in cui sono state immesse arie di altri compositori (a Martina Franca, anni fa, ci era capitato di occuparci di un eguale “Pasticcio” operato invece sul “Rinaldo” di Handel assemblato da Leonardo Leo).
Vivaldi compose tra l’altro diversi altri Pasticci, come “L’inganno trionfante in amore” e “Rosmira Fedele”. A Piacenza, che molte volte ha ospitato opere barocche (ricordiamo tra le altre “Serse” di Handel), sono state inserite arie di Riccardo Broschi, Johann Adolf Hasse e Geminiano Giacomelli.

Come già in passato, l’esecuzione musicale è stata affidata all’Accademia Bizantina diretta da Ottavio Dantone, assoluta certezza per una composizione di questo repertorio.
“Tamerlano, ovvero la morte di Bajazet”, su libretto di Agostino Piovene, debuttò nel Carnevale del 1735, su commissione dell’Accademia Filarmonica veronese. A Piacenza è stata proposta nell’edizione critica curata da Bernardo Ticci, con le variazioni apportate dallo stesso Dantone, che – come si diceva – ha sostituito cinque arie mancanti (di cui abbiamo soltanto il testo ma non la musica) con altrettante di compositori diversi (Vivaldi, Giacomelli e Hasse).

La trama dell’opera prende spunto dalla cattura avvenuta del sultano dell’Impero Ottomano Bajazet da parte del condottiero mongolo Tamerlano.
Tamerlano, durante il XIV secolo, conquistò gran parte del mondo asiatico, arrestando l’ascesa degli Ottomani. Bajazet è liberato dal principe greco Andronico, a cui vorrebbe dare in moglie la figlia Asteria, che Tamerlano vorrebbe invece come sua sposa. In cambio offrirebbe ad Andronico un regno in Grecia ed una moglie diversa, Irene, che lui dovrebbe, invece, sposare. Bajazet però non accetta, e la stessa Asteria rimane delusa dall’amato Andronico, sentendosi tradita. Per raggiungere il proprio obiettivo ognuno insomma è pronto a tradire i propri affetti.
Fra sentimenti di odio e amore portati al limite, e veleni finti e veri, l’unico a morire sarà Bajazet, mentre Tamerlano (un po’ come Tito nella mozartiana “Clemenza di Tito”) perdonerà tutti sposando Irene.

Come si vede un pasticcio nel pasticcio. Dal punto di vista musicale, oltre all’ottima conduzione orchestrale di Dantone, abbiamo gradito veramente tutte le interpretazioni dei sei cantanti in scena, tra l’altro messi a dura tenzone in arie di comprovata difficoltà, a cominciare dal protagonista, il controtenore Filippo Mineccia, perfetto come cantante e come attore in due arie assai impervie (“In sì torbida procella” di Giacomelli e “Barbaro traditor” di Vivaldi). Ma anche il suo energico antagonista, Bajazet, ha trovato in Bruno Taddia un valido interprete se pensiamo solo alla variegata “Dove è la figlia” dello stesso Prete Rosso, tratta da “Motezuma”.
Termina la compagine maschile il giovane sopranista Federico Fiorio, che ha dato un buon risalto al personaggio di Andronico, di solito affidato a registri femminili en travesti ( “La sorte mia spietata”).
Del pari eccellenti, con arie di grande difficoltà, tutte le componenti femminili: Delphine Galou come Asteria (“La cervetta timidetta” e soprattutto “Svena, uccidi, abbatti, atterra”), Shakèd Bar come Irene, con la sua celeberrima meravigliosa aria “Sposa son disprezzata” del Giacomelli e l’impetuosa “Qual guerriero in campo armato” di Broschi; eccellente, per finire, la resa di Giuseppina Bridelli come Idaspe (“Nasce rosa lusinghiera” di Vivaldi).
Una vera felicità per noi ascoltarli tutti insieme alla fine in “Coronata di gigli e rose”.

Meno entusiasti ci trova l’impianto scenico e registico dovuto a Stefano Monti, che firma anche scene e costumi: Monti immette i personaggi in un mondo dal sapore distopico in cui domina il nero, dando risalto ai sentimenti espressi dalle varie arie in una sorta di rapporto tra canto e danza, dove ad ogni cantante vengono posti accanto i mimi/danzatori della Dacru Dance Company, che restituiscono i loro sentimenti e passioni, agghindati e mascherati in modo spesso indifferenziato, così da rendere ardua l’identificazione dei personaggi.
Alla fine l’espediente risulta un poco monotono, anche se i danzatori (Kyda Pozza, Davide Angelozzi, Elda Bartolacci, Graziana Marzia, Sara Ariotti e Alessandra Ruggeri) si prodigano per tutta la durata dell’opera in modo veramente apprezzabile, attraverso le coreografie di Marisa Ragazzo e Omid Ighani.

Unica componente scenica è un grande monolito nero, che oltre alla danza la fa da padrone, pur inserito in un contesto variegato di linguaggi (i video di Cristina Ducci, le sculture di Vincenzo Balena e le pitture su tela di Rinaldo Rinaldi e Maria Grazia Cervetti), dando di volta in volta maggior risalto agli interpreti.

Il Tamerlano
ovvero la morte di Bajazet [RV703] tragedia per musica in tre atti, libretto di Agostino Piovene

Tamerlano Filippo Mineccia
Bajazet Bruno Taddia
Asteria Delphine Galou
Andronico Federico Fiorio
Irene Shakèd Bar
Idaspe Giuseppina Bridelli
direttore al clavicembalo Ottavio Dantone

regia, scene e costumi Stefano Monti
luci Eva Bruno
coreografie Marisa Ragazzo
Omid Ighani
Contenuti video / 3D Cristina Ducci
pittura su tela Rinaldo Rinaldi
Maria Grazia Cervetti
illustrazioni Lamberto Azzariti
sculture Vincenzo Balena
ACCADEMIA BIZANTINA
DACRU DANCE COMPANY

Visto a Piacenza, Teatro Municipale, il 22 gennaio 2023

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