“Chi sei, e perché mi strisci alle spalle?” domandò.
“Finalmente te ne sei accorta” disse la Morte.
“Io sono la Morte”.
Inizia così la favola “L’anatra, la morte e il tulipano” di Wolf Erlbruch, corredata dalle bellissime immagini dell’autore di Wuppertal, uno degli albi illustrati più intensi usciti in questi anni (Edizioni E/O), dedicato al tema della morte ed espressamente proposto per i bambini.
In questo racconto, in cui l’Anatra e la Morte si incontrano e diventano amiche, viene narrata ai lettori più piccoli in modo delicato l’ineluttabilità della morte.
Da questa storia e da queste suggestioni è nato “L’anatra, la morte e il tulipano”, commovente e significativo spettacolo di teatrodanza prodotto dalle compagnie Franceschini/Droste & Co. di Berlino e Tardito/Rendina di Torino, visto proprio nel capoluogo piemontese durante il festival Terre Comuni.
La danza accompagnata da poche parole di Aldo Rendina e Federica Tardito, già conosciuti fra l’altro per il divertente “Circhio Lume”, si è incontrata con la musica espressa dal fagotto di Friedrich Edelmann e dal violoncello di Rebecca Rust, su partiture scritte appositamente per fagotto e violoncello da Mozart, Gal, Beethoven, Bizet, Hindemith e Komma.
Due strumenti, due suoni assolutamente diversi che dialogano dolcemente e intensamente tra loro e con i corpi dei due danzatori.
Pochi gli elementi in scena: una scala, una valigia colma di giocattoli, un contenitore di plastica in cui tuffarsi, la piccola riproduzione di uno stagno, una porzione di vetro con un piccolo albero di compensato che vi si specchia, immagini del grande libro della vita.
Bruno Franceschini, che ha curato la drammaturgia e la regia dello spettacolo, affida ai due danzatori movimenti e poche parole che accompagnano la comprensione mai didascalica della storia. Sono gesti e movenze calcolate, in cui Aldo Rendina, dal perfetto ‘physique du role’, impersona una morte accorata dagli occhi vigili e sornioni, mentre Federica Tardito è un’anatra paziente e consapevolmente conscia di andare verso un destino segnato.
“Sei venuta a prendermi?”.
“Ti sarò accanto per il tempo che ti resta, nel caso…”.
“Nel caso?” domandò l’anatra.
“Sì… nel caso ti capiti qualcosa. Un brutto raffreddore, un incidente: non si può mai sapere”.
“E all’incidente ci pensi tu?”.
“All’incidente ci pensa la vita, come anche al raffreddore, e a tutte le altre cose che possono capitare a voi anatre. Per esempio la volpe”.
Sono parole intrise di melanconia ma anche di ironia. La Morte e l’anatra vanno allo stagno insieme, salgono su un albero a vedere il mondo dall’alto e quando la morte ha freddo, l’anatra si offre di scaldarla. Purtroppo non potrà avvenire il contrario, e quando sarà il momento la Morte adagerà il corpo dell’anatra sul fiume per l’ultimo viaggio.
La Morte guardò l’anatra. Non respirava più. Giaceva immobile.
Le lisciò un paio di piume che le si erano appena arruffate, e la portò al grande fiume.
Qui la adagiò delicatamente sull’acqua e le diede una spinta lieve. La seguì a lungo con lo sguardo.
Quando la perse di vista la Morte quasi si rattristò. Ma così era la vita.
Federica entra pian piano nel buio racchiuso dalle quinte; Aldo, ammutolito, rimane solo portandosi via il grande libro della vita mentre la musica si spegne.
L’ANATRA, LA MORTE E IL TULIPANO
Franceschini//Droste & Co. (Berlino), Compagnia Tardito/Réndina (Torino), Associazione Sosta Palmizi (Cortona)
tratto dall’omonimo libro illustrato di Wolf Erlbruch
idea, drammaturgia e regia: Bruno Franceschini
con Aldo Rendina e Federica Tardito
musica dal vivo: Friedrich Edelmann fagotto e Rebecca Rustvioloncello
scenografia e costumi: Cristiana Daneo
musiche di W. A.Mozart, L. van Beethoven, G. Bizet, H. Gal, P. Hindemith, K. M. Komma
età consigliata: dai 7 anni
applausi del pubblico: 2′
Visto a Moncalieri (TO), Fonderie Teatrali Limone, il 5 aprile 2014