Teatranti custodi delle comunità, da Manfredini a La – Resentida

L'Imaginación de La Resentida (photo: P. De La Fuente)|La Vocazione di Danio Manfredini
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La Vocazione di Danio Manfredini
La Vocazione all’attore di Danio Manfredini (photo: Manuela Pellegrini)

Appena finita l’intervista a Silvia Bottiroli, condirettore delle ultime edizioni di Santarcangelo dei Teatri, corriamo a vedere la nuova fatica di Danio Manfredini, artista che amiamo molto e seguiamo ormai da una vita.

Dopo il primo studio pensato per la scorsa edizione del festival, con “Vocazione” Manfredini torna al lavoro sul tema dell’attore: ”Mi apro a un percorso di lavoro teatrale che verte sul tema dell’attore di teatro e della sua vita. Metto a fuoco questo soggetto in un momento in cui sembra inutile, non necessario, occuparsi di teatro, di arte e di conseguenza dell’attore-autore-regista teatrale, figura che sembra in disuso. Fosse anche, come si dice, che il teatro è destinato a sparire, ci tocca dare luce al tramonto. Sarebbe comunque un privilegio glorificare il momento del tramonto, così vicino al buio”.

Sul palco con Vincenzo del Prete, Manfredini si mette in scena fondendo l’attore con l’uomo attraverso una serie di microscene che, da Cecov a Fassbinder, da Bernhard sino ad Harwod e al suo esemplare “Servo di scena”, intendono riflettere sul ruolo dell’arte.
Sono per la maggior parte personaggi sulla via del tramonto, che hanno calcato il palcoscenico offrendo se stessi all’arte teatrale, a cui l’artista dà spesso un risalto melanconico riportandoli a una sfera molto personale, sottolineata anche dalle sue canzoni, a volte esegue in versione ‘live’.

In questo modo Manfredini fa assumere alla figura dell’attore la funzione di custode dell’anima non solo di ogni essere umano ma dell’intera comunità, concetto purtroppo ormai desueto in una società senza valori come la nostra, in cui l’attore è considerato solo portatore di puro intrattenimento.

Da Manfredini passiamo a vedere, in giusto contrappasso, il giovane gruppo cileno La – Resentida con l’anteprima europea de “La imaginación del futuro” ospitata all’Hangar Bornaccino, una libera rielaborazione della storia del Paese sudamericano tra Salvador Allende e il colpo di stato del ’73.

L'Imaginación de La Resentida (photo: P. De La Fuente)
L’Imaginación de La Resentida (photo: P. De La Fuente)

Nello spettacolo viene per la prima volta messa in discussione la figura di Allende da una generazione che finalmente ha la giusta distanza per poterlo fare.
Ma lo spettacolo, di grande spessore, vuole soprattutto interrogarsi sul concetto di potere; la compagnia lo fa quindi riflettendo sulla storia del proprio Paese.
E il famoso discorso finale del presidente cileno compiuto prima di essere ucciso, ambientato in uno studio televisivo in cui sono presenti i suoi ministri, consente agli attori, tra passato e presente, di riflettere in modo amaro, ma con un gusto del paradosso veramente notevole, sulla inevitabile sconfitta che gli “ultimi” ogni volta devono accollarsi, senza mai avere l’occasione di un giusto riscatto.

Il sarcasmo e l’ironia che pervadono tutto lo spettacolo, anziché stemperare l’estrema tragicità dell’assunto, ne accrescono la valenza emozionale e gli interrogativi che il lavoro propone alla discussione del pubblico.

Ma i nostri racconti da Santarcangelo non si concludono qui; la staffetta passa ora a Vittoria Lombardi, che nei prossimi giorni ci restituirà atmosfere e spettacoli del secondo week-end di festival, che ieri ha concluso la sua 44^ edizione.

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