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Alla Chartreuse per scoprire le Sondes (Teatro e culture digitali – 1^ parte)

Sondes - La Chartreuse|Sondes - Centre national des écritures du spectacle La Chartreuse|La Chartreuse

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Sondes - Centre national des écritures du spectacle La Chartreuse
Photo: Alex Nollet © La Chartreuse

Si dibatte sempre del nuovo a teatro. Negli ultimi dieci anni le tecnologie e la rivoluzione di internet in particolare hanno sensibilmente modificato il nostro modo di comunicare, di intessere relazioni, di vivere. Anche quando non ce ne rendiamo conto, perché l’ambiente digitale a volte è sottile come una trama di ragno. Da questo cambiamento non sono immuni il teatro e lo spettacolo dal vivo in generale, in tutte le sue componenti. E qui è il nuovo, in una rivoluzione a volte non esplosiva ma non per questo meno importante e pervasiva. Questo nuovo è stato messo al centro delle “Sondes”, l’innovativo progetto di ricerca portato avanti dal Centre national des écritures du spectacle (CNES) La Chartreuse di Villeneuve-lez-Avignon, in Francia.

La prossima settimana, dal 27 al 29 aprile, si terrà un nuovo appuntamento: Sonde 04#10 Codice-Traduzione. Dalla comparsa dei computer e dalla loro messa in rete, che ha creato un ambiente digitale planetario generalizzato, la nozione di traduzione si è estesa ai mondi della macchine. La “Sonde”, partendo da questa premessa, attraversando lingue, linguaggi, codici 10 e 01 – quelli dei computer – esplorerà anche teatralmente come la pratica della scrittura in internet trasformi la lingua stessa, per approdare a “Finnegans Wake”, ultima opera di James Joyce, in versione originale e Net.
In attesa di questo appuntamento, dal 22 al 25 marzo siamo andati a sperimentare da vicino cosa sono le “Sondes”, in occasione delle Sondes 03#10-Chartreuse News Network sezione 2-Flusso e Satelliti e 03#10-Spettatore 2.0.
Un’esperienza mentale ed emotiva registrata in questo viaggio a puntate.

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catastrepho, in greco – capovolgere – renverser – sottomettere – soumettre
catastrophé (catastrofe – catastrophe in francese) = capovolgimento – renversement – distruzione – destruction – sconvolgimento – bouleversement
Google. Cerco la parola catastrofe. “In Haiti, Di Haiti, Haiti”. Sono i primi tre suggerimenti che appaiono.

Villeneuve-lez-Avignon, sud della Francia. La griglia del cancello nord de La Chartreuse si apre. Entro nella dimensione contemporanea claustrale di questa certosa antica, una delle più belle e maestose di Francia. Alte mura di pietra. In quanti MB di memoria immagazzinata e salvata potrebbero tradursi gli oltre sette secoli di storie che qui hanno scritto la propria trama?
Mi preparo a partecipare alle Sondes 03#10-Chartreuse News Network sezione 2-Flusso e Satelliti, e 03#10-Spettatore 2.0, organizzate da La Chartreuse in collaborazione con il Festival Hybrides (Montpellier) e l’Osservatorio Spaziale del Centre national d’études spatiales (Parigi). Quattro giorni, 22/25 marzo. In programma: giornali teatrali “Chartreuse News Network”, proposte: “Asteroide” di Valèrie Cordy e “Asteroide” di Eli Commins, “kom.post”, incontri con il comitato di redazione e gli organizzatori, con Team Network, e con il ‘croniqueur’ Jospeh Danan.
Tema: la catastrofe. Haiti.

La Chartreuse (photo: Alex Nollet © La Chartreuse)

Cerco di prendere le misure di questo programma. Guardo lo spazio. Vedo La Chartreuse innanzitutto. Antico e contemporaneo, storia e futuro. Fondata nel 1352 dal papa avignonese Innocenzo VI, che qui vi riposa, ha attraversato Medio Evo, Rinascimento, Rivoluzione francese (i monaci che fino ad allora l’avevano abitata furono messi in fuga), l’urbanizzazione nella città. Nel 1973 è diventata un importante centro culturale per residenze artistiche dedicate alle scritture sceniche, al cui interno ha sede il Centre National des écritures du spectacle. L’ambizione: una Villa Medici di Francia. O forse molto di più.
Dal 2007 ha rivoluzionato ancora la propria fisionomia, spostando la frontiera della riflessione e della pratica dell’arte scenica e creando un nuovo orizzonte ultra contemporaneo. Franck Bauchard, chiamato quell’anno alla direzione artistica del CNES, considerato “l’uomo delle nuove tecnologie”, lancia il progetto “Sondes”, un’innovativa piattaforma di ricerca artistica e scientifica diretta all’esplorazione delle condizioni contemporanee della creazione nell’ambito della scena teatrale. Una prospettiva interrogata alla luce delle nuove tecnologie, in particolare digitali. Parole chiave: scrittura, cambiamento dei supporti di scrittura, internet, social network.

“Sondes” non è uno dei tanti nomi fantasiosi e suggestivi che costellano il mondo teatrale. Il nome e il format  traggono ispirazione dalle teorie di Marshall McLuhan, studioso dei mezzi di comunicazione di massa (a lui si deve la definizione ormai pop di “villaggio globale”, centrale anche per questo progetto, e del “medium è il messaggio”), autore de “La galassia Gutemberg” e “Gli strumenti del comunicare”: “Sono un ricercatore. Getto la mia sonda. Non ho punti di vista pregiudiziali. Non mi attengo ad un’unica posizione. [….] L’esploratore è un essere assolutamente illogico. [….] Io dialogo con i media, mi getto alla ventura nell’esplorazione. Io non spiego nulla. Esploro”. Con queste parole McLuhan preconizzava un metodo di ricerca aperta, intuitiva e poetica. Sempre McLuhan considerava il teatro come una “multisonda”, in grado di esplorare in maniera incomparabile – grazie alla sua capacità di combinare più media, dalla recitazione alle arti visive, dalla musica alla danza – il proprio ambiente culturale, mediatico e tecnologico.

Photo: Alex Nollet © La Chartreuse

Si getta una “Sonde” nella realtà contemporanea e sul mondo digitale in particolare per esplorare in modo aperto, senza preconcetti, gli effetti che ha sul teatro, e si getta una sonda nel teatro perché esso può farci accedere a una comprensione della realtà contemporanea e del mondo digitale difficilmente possibile altrimenti.

Nove le “Sondes” realizzate finora. 07#07 – Il Robot nel Teatro, accostamento per niente ardito, se pensiamo che il termine robot è nato a teatro, inventato dal drammaturgo ceco Karel Čapek, che lo usò per la prima volta nel 1920 nella sua trilogia “R.U.R. (Robot Universali Rossum)”. A seguire le Sondes 01#08 – Mutazioni dello scritto,  04#08 – Drammaturgia e tecnologia, 07#08 -Robot, Scrittura, Beckett, 01#09 – Materialità dello scritto, 03#09 – Chartreuse News Network, 04#09 – Vers un spectateur hétéronymique? (al Festival Hybrides, Montpellier), 04#09 – As you like it- Per una drammaturgia del web, 01#10 – Come vi piace (traduzione di As you like it, alla Boutique d’écriture, Usine, Tournefeuille).

E’ alla 01#10 dal titolo di shakespeariana memoria che prendiamo parte, sperimentando per la prima volta che cosa “è” una “Sonde”. In termini generali, visto che ogni “Sonde” è diversa: cambia l’oggetto, cambia la forma. Fissità, termine abolito.
Nei titoli delle “Sondes” ricorre il riferimento alla scrittura. Non è infatti dal punto di vista di software, immagini o suono, come accade in altri centri dedicati alle nuove tecnologie e allo spettacolo dal vivo, che viene affrontato questo rapporto, ma è attraverso le teorie e la pratica della scrittura drammaturgica, messe in relazione alle teorie delle modificazioni nel teatro determinati dal cambiamento dei supporti di scrittura, in base alle teorie di E. Havelock, J. Peter Stone e dello stesso McLuhan.

Come si presentano le “Sondes”? Più facile dire che forma non hanno: non sono un festival né una rassegna, non un workshop né un convegno. Non solo il loro oggetto è originale, ma anche la loro forma, sintesi e superamento di festival-rassegne-workshop-convegno: si muovono tra momenti di riflessione critica/conferenze, presentazione di progetti artistici, performance, a cui di volta in volta sono associati (non invitati) studiosi, ricercatori, artisti, chiamati a fondere le loro discipline e ad avere una prospettiva aperta. Un’attenzione particolare è riservata al rapporto dialettico ma non conflittuale tra arte e scienza, e non a caso da oltre due anni partner del progetto è il Centre national d’études spatiales. Altro connotato distintivo la dimensione partecipativa e sperimentale del pubblico, con la circolazione fluida dell’informazione e dell’esperienza. E questo è quanto di più democratico mi sia capitato di sperimentare in ambito teatrale.

— fine prima parte —

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