Teatro Delusio. Familie Flöz e il palco rivoltato

Teatro Delusio (photo: Roberta Argenzio)
Teatro Delusio (photo: Roberta Argenzio)

È caos dietro le quinte, mentre si prepara la messa in scena dello spettacolo. E come accade spesso durante un lavoro collettivo, c’è chi si dà da fare, chi se la prende comoda e chi si fa i fatti suoi. C’è chi se la tira e chi se la gode. Chi tira a campare e chi tira le cuoia, o perlomeno rischia di farlo.

Torna a Milano Familie Flöz, compagnia internazionale di teatro di figura fondata nel 1994, che coniuga linguaggi differenti: danza, clownerie, acrobazia, magia. Il tutto è amalgamato da un’impareggiabile capacità d’improvvisazione, facilitata dall’uso delle maschere.
Già, le maschere. Dovrebbero dare fissità ai personaggi. Invece qui sono lo spunto per rovesciamenti dinamici, per risvolti onirici e psicologici che svelano le pieghe nascoste dell’animo umano. Il risultato sono spettacoli come “Teatro Delusio”, arrivato al Menotti, che a tre lustri di distanza dal debutto è ancora fresco, affascinante, capace di stupire e divertire.

“Teatro Delusio” propone il teatro nel teatro, o forse sarebbe più giusto dire il teatro dietro il teatro. Siamo nel retrobottega dello show. Il palco è girato. I tecnici stanno montando una scena che è tutta un groviglio di fili e di arnesi. Sfila un carosello di personaggi. È la sarabanda dei professionisti e dei tecnici che permettono l’esibizione.
Siamo all’Opera. Paco Gonzàles, Björn Leese e Hajo Schüler creano le maschere dei protagonisti. Tre attori (Andrès Angulo, Dana Schmidt e lo stesso Leese) per trenta personaggi.
Davanti a noi scale a pioli, bauli, sipari. “Teatro Delusio” è un omaggio a tutti i figuranti, ma anche a tutti quelli che non calcano la scena, partendo dalla donna delle pulizie. Sfila una serie impressionante di figure: tecnici delle luci, scenografi, sarti, musicisti, ballerini, coreografi, cantanti, orchestrali, e ovviamente il regista. Ogni maschera, ogni travestimento, crea personaggi ciascuno con un carattere definito e una personalità complessa.

A dare il via allo spettacolo, tuttavia, è una creatura piccola, incerta, di bianco vestita, che sembra allegorizzare la fragilità dell’opera. Avanza guardinga, prova a irrobustirsi attraverso il proprio volo estetico, accompagnato da luci magiche.
In questo gioco delle parti pare che nulla giri alla perfezione. A ogni piè sospinto c’è il rischio di una scossa, o addirittura di un cortocircuito. È un esercito di indisciplinati. Sono i movimenti incauti di chi non si prende per niente sul serio, la voglia di evadere dalla routine lavorativa attraverso la lettura, le distrazioni di chi nasconde un furetto in una scatolina, la fame smodata di chi non sa controllare gli impulsi dello stomaco e continua a estendere il girovita. E a volte la pancia di un uomo nasconde sorprese non solo di tipo lipidico.
Là, dietro il palco, volano pacche e sguardi ammiccanti, sbocciano amori, nascono liti. E anche chi non ha mai recitato tenta di mettere alla prova le proprie velleità artistiche.

In “Teatro Delusio” tutto è finto, niente è falso. Chiunque faccia parte del mondo teatrale trova spunto per riconoscersi. In scena c’è il mondo dei difettini e dei difettacci, fobie, manie, moine, lazzi, tenerezze. E ancora gelosie, invidie, vanità, piccoli tranelli. È un susseguirsi di desideri e ambizioni, di sentimenti di rabbia e rivalsa. Piovono rimbrotti.
Niente è più vero di queste maschere, più vivide delle mummie imbalsamate, dei cadaveri deambulanti che a volte ci capita di diventare. C’è humour, mai sarcasmo. Non c’è parola, solo un mix di poesia e comicità.
“Teatro Delusio” è un inno al trasformismo: una festa di musiche, colori e costumi. Applausi davanti e applausi dietro, per un gioiello scenico che parla senza voce e lascia senza parole.

Familie Flöz sarà ancora in Italia a marzo con “Dr Nest”, ultima produzione che “analizza l’enigmatica cartografia del cervello e le torbide profondità dell’animo umano”: venerdì 1° marzo in scena al Teatro Superga di Nichelino (TO), poi a Firenze (Teatro Puccini) dall’8 al 10; il 13 e 14 a Mestre (Teatro Toniolo); il 15 e 16 a Bologna (Teatro delle Celebrazioni).

TEATRO DELUSIO
di Familie Flöz
di Paco González, Björn Leese, Hajo Schüler, Michael Vogel
con Andrès Angulo, Dana Schmidt, Björn Leese,
e con Johannes Stubenvoll, Daniel Matheus, Michael Vogel, Thomas van Ouwerker, Sebastian Kautz, Hajo Schüler
Produzione Familie Flöz Arena Berlin e Theaterhaus Stuttgart

durata: 1h 30’
applausi del pubblico: 4’

Visto a Milano, Teatro Menotti, il 14 febbraio 2019

Tags from the story
,
0 replies on “Teatro Delusio. Familie Flöz e il palco rivoltato”
Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *