Parliamo dell’Eliseo?
Della programmazione del Teatro Eliseo nella gestione di Luca Barbareschi non si può parlar male. Al Piccolo Eliseo abbiamo visto cose interessanti e anche alcuni giovani promettenti; diciamo che la linea della direzione artistica non si è distaccata di molto dalla precedente.
E pare che anche la linea economica non sia stata da meno: in rovina era prima; in rovina è oggi.
Cosa è successo?
Nell’autunno del 2014 Barbareschi ottiene delle quote parte da 2/3 dei soci e sfratta la direzione dell’epoca, la famiglia Monaci, interrompendo la programmazione. Barbareschi promette di riaprire il teatro dopo una decina di giorni, per poi ammettere un mese dopo la necessità di lavori di ristrutturazione che faranno riaprire il teatro nel settembre 2015.
Nel mentre, il 12 marzo 2015, la casa di produzione di Barbareschi firma un contratto di locazione di 18 anni con la proprietà.
In quel periodo la “Casanova – Teatro Eliseo” ottiene dal Mibact la qualifica di Tric (Teatro di Rilevante Interesse Culturale) e relativi, ambìti, finanziamenti. La qual cosa appare come un regalo da parte del ministro Dario Franceschini, visto che le domande dovevano pervenire entro 31 gennaio 2015, con scadenza prorogata al 5 febbraio, ampiamente prima della firma del contratto di locazione (vien quindi da chiedersi a che titolo avrebbero fatto la proposta).
Successivamente il nuovo direttore/proprietario presenta la stagione 15/16 dichiarando che l’Eliseo diventerà “un luogo di eccellenza italiana”, “una factory delle idee”, e sbandierando quattro milioni di investimenti nel primo anno.
Ma nel marzo di quest’anno, a metà della seconda stagione, Barbareschi chiede a gran voce un aiuto dalle istituzioni per un teatro che non ha più soldi. In una conferenza stampa indetta a metà marzo dichiara davanti a giornalisti e artisti presenti in sala: “Non posso andare avanti senza i soldi che ci sono dovuti. Ho già preparato le prossime stagioni fino al 2018 compreso, ho tutto prenotato per l’anno del centenario, ma non posso andare avanti in questo modo”. Il riferimento è alla Finanziaria, che aveva stabilito un contributo di 4 milioni di euro per l’Eliseo; l’emendamento passato alla Camera viene però stralciato al Senato, e il fondo viene dirottato verso altre realtà dello spettacolo.
Dopo l’annuncio di Barbareschi, il Ministro Franceschini corre ai ripari con il Decreto Legge del 24 aprile 2017 (n° 50 Art. 22 comma 8), cercando di recuperare con un “regalo” di 2 milioni di euro per quel centenario del 2018 tirato in ballo dallo stesso direttore… peccato che nessuno sembri ricordare che già diciassette anni fa c’erano stati i festeggiamenti ufficiali per i 100 anni dell’Eliseo!
Le polemiche sono insorte soprattutto fra gli addetti ai lavori della Capitale, ma non solo. Cosa ha scandalizzato?
Il fatto che molti teatri privati, anche storici, hanno problemi, a Roma e altrove, ma si salva solo l’Eliseo.
Ma scandalizza soprattutto il fatto che il Teatro Eliseo avesse già celebrato i suoi 100 anni nel 2000, presentando “La Stagione del Centenario”, mettendo nel foyer le copie del quaderno di Hystrio che il teatro stesso aveva commissionato a pagamento.
Il 22 settembre del 2000, vari artisti e politici (come Rutelli, allora sindaco di Roma, e Amato, allora primo ministro) parteciparono al Gran Gala per i 100 anni dell’Eliseo, con un intervento di Nicola Piovani sul palco. La serata fu mandata in onda dal vivo su Rai Tre, con il commento di Corrado Augias, mentre Rai Due dedicò un documentario con la regia di Piero Maccarinelli. Perfino allo Stabile di Torino si festeggiarono i 100 anni dell’Eliseo.
Eppure ora sul sito dell’Eliseo, della “Stagione del Centenario” non c’è più traccia. Mentre si punta al 1918 come data di nascita del teatro.
Occorre dunque far chiarezza, perché ci sono tante possibili date da prendere in considerazione andando a scartabellare nella documentazione, senza accontentarsi delle notizie parziali che si trovano sul sito del teatro e su Wikipedia.
Nel 1900 apre, in via Nazionale, l’Arena Nazionale, a cui viene messo un tetto nel 1910 e a cui viene cambiato nome in Teatro Apollo (prendendo il nome dall’Ex Tordinona, appena buttato giù dai torinesi nel fare l’argine sul Tevere); poi nel 1914 cambia di nuovo nome e diventa Teatro Cines ma successivamente, nel 1918, la “rinomina” in Teatro Eliseo. Ma non è finita. Perché nel ’23 diviene Teatro degli Italiani. Nel 1937 viene demolito e ricostruito totalmente, più grande e con 12 appartamenti sopra il teatro.
Le date per festeggiare, insomma, potrebbero essere tante. Ma un dato di fatto è che nel 2000 il centenario venne festeggiato.
Ora, anche tra il ‘18 e il ‘37 ci sarebbero altre occasioni da festeggiare… che ci scappino altri milioni?!?
Ma quanti sono 2 milioni per un teatro a Roma?
Per avere un termine di paragone prendiamo il bando dell’Estate Romana 2017 (al suo 40° anno): è triennale e riguarderà una trentina di eventi, per un totale di 1500 giorni circa di manifestazioni culturali e di spettacoli, spalmati su tre annualità che coinvolgeranno tutta la Capitale.
Ecco, l’Estate Romana dispone di un milione e mezzo di euro, ossia mezzo milione in meno del regalo per i 100 (+18) anni dell’Eliseo.
Tutto ciò è giusto?
Beh’, in uno Stato che trova le risorse per salvare banche poco virtuose e che investe somme difficilmente immaginabili, ogni due anni o giù di lì, per Alitalia, ben venga allora che si salvi anche un teatro storico. Siamo impopolari?
Ma se non abbiamo fatto una rivoluzione per far chiudere i rubinetti statali versati alla ex compagnia di bandiera, perché dovremmo ora indignarci per i “due spicci” all’Eliseo? Verranno usati probabilmente male (visto come sono finiti i precedenti)?
Perché, a chi vorremmo andassero? Sarebbe meglio distribuirli ai teatri off? Al Teatro Orologio per fare l’uscita di sicurezza? All’Argot per migliorare il soppalco? Al Teatro Studio Uno per comprare i dimmer? All’Angelo Mai per la licenza di vendita degli alcolici? Tutte queste migliorie aiuterebbero davvero il teatro romano?
Dobbiamo forse chiederci perché i teatri a Roma chiudono; perché l’Eliseo è in bancarotta… E perché alle manifestazioni per salvare i teatri vanno solo i teatranti, mentre la maggior parte dei cittadini non ne sa nulla.
Quando Dario Fo, Carmelo Bene e Eduardo gridavano allo scandalo sui finanziamenti, le tv italiane e straniere si occupavano del problema. Ora non succede.
Serve finanziare uno spazio vuoto? O è più utile tentare di riempirlo?
Come uscire da questa situazione? Forse lo Stato potrebbe provare a finanziare una comunicazione e una promozione del teatro su larga scala. Potrebbe provare a defiscalizzare le pubblicità, le affissioni, i cartelloni… A sostenere tutti gli ingressi delle scuole e delle classi che vanno a teatro. Ad incentivare realmente le persone ad entrare in un teatro, con progetti da portare avanti negli anni.
L’Eliseo (che ha visto passare sul suo palco, tra gli altri, Anna Magnani, Luchino Visconti, Strehler…) è diventato un teatro storico anche perché Eduardo e compagni facevano il tutto esaurito ogni sera, e perché il teatro aveva migliaia di abbonati.
Ma affinché ci sia un passato da preservare (e festeggiare), bisogna far sì ci sia un presente che valga la pena d’essere ricordato.