Edito da Franco Angeli, un viaggio 2.0 tra spettacoli e festival italiani destinati ai minorenni
Una bussola per orientarsi in tre lustri di teatro per le nuove generazioni. Si intitola “Il teatro ragazzi in Italia. Un percorso possibile dal 2008 ad oggi” (Milano, Franco Angeli 2022, pp. 224, euro 25) l’ultima fatica redazionale di Mario Bianchi, regista, animatore e critico teatrale di “Eolo” – il sito ufficiale di teatro ragazzi italiano – nonché firma del nostro Krapp’s Last Post.
Conosciamo bene l’autore: onnipresente a ogni festival, dotato di uno sguardo fresco, capace di battere palmo a palmo la penisola in cerca di fermenti inediti.
Un autentico globetrotter con occhiali e scarpe multicolori, riccioli arruffati e cappello sulla testa, che sembra uscito anche lui da una fiaba teatrale.
Nuovi linguaggi che cerchi, Mario Bianchi che trovi. Un’attenzione particolare al teatro per i ragazzi, ma anche a un teatro fatto dai ragazzi, o comunque da giovanissimi: che sia di ricerca, sperimentale, tout public. Possibilmente non troppo di nicchia. Un teatro onesto, reattivo. E che nasca da una qualche urgenza, ma su quella non si fossilizzi.
Un’inclinazione per un artigianato capace di esprimere contenuti e sentimenti. Senza l’ambizione di stupire con effetti speciali. Una predilezione per i giovani, dunque, sia come pubblico sia come artisti. E se al termine della presentazione del libro a Lecce, durante il festival Kids, Bianchi conclude che la stagione d’oro del teatro ragazzi è quella che va dal 1985 al 2000, è perché rimane agganciato all’oggettività dei fatti, a un’arte costruita con pochi mezzi e molto entusiasmo, e non perché vesta gli abiti nostalgici del laudator temporis acti.
“Il teatro ragazzi in Italia” fa parte della collana “Lo spettacolo dal vivo. Per una cultura dell’innovazione” diretta da Mimma Gallina e Oliviero Ponte di Pino. Contempla un’introduzione critica con premessa storica. Spiega le peculiarità del teatro ragazzi sia come pubblico cui si rivolge, sia come preparazione del pubblico stesso. Con i contributi di Silvano Antonelli, Nadia Milani, Anna Giuriola, Marta Galli, Matteo Tamborrino, Linda Eroli, Cira Santoro, Nicoletta Cardone Johnson e Alessandra Belledi, il libro focalizza lo sguardo sull’importanza della scuola e sulle metodologie utili per avvicinare bambini e adolescenti a questa forma d’arte. Buoni consigli, insomma, e buone prassi, per evitare di scoraggiare il pubblico di domani, che poi è quello di oggi: «I ragazzi e le ragazze a cui si rivolge il teatro ragazzi sono già il pubblico di oggi, perché i bambini e le bambine sono a tutti gli effetti già persone dotate di individualità con forme di linguaggio e cultura propri».
A rendere interessante il volume, è lo sguardo su alcune decine di spettacoli e progetti particolarmente riusciti. E poi l’attenzione ai vari linguaggi (teatro di figura, circo e clownerie, narrazione, danza, opera lirica). E pazienza se qualcosa e qualcuno manca.
L’autore traccia un profilo delle varie forme di teatro, dalla fiaba alla letteratura, dalla disabilità all’intercultura. E poi ci sono il sacro, le nuove tecnologie e il digitale, al cui fervore ha dato impulso la pandemia quando, con i teatri chiusi, i linguaggi digitali sono stati determinanti per mantenere il contatto con il pubblico. Alcuni risultati hanno trasformato il modo di fare teatro: citiamo, tra gli altri, “Il gatto con gli stivali” di Campsirago Residenza, e “Nel mezzo dell’Inferno”, viaggio in 3D nell’oltretomba dantesco del CSS di Udine. L’artista è tale proprio in quanto riesce a fare di un problema una soluzione.
Interessante lo spazio dedicato ai tabù: «Il teatro dedicato ai ragazzi […] ha navigato a lungo in uno spazio asettico, etereo, anestetizzato. Al giovane pubblico doveva essere risparmiato qualsiasi riferimento ai dolori della vita e a tutte le problematiche ritenute scabrose dagli adulti […] Oltre alle cosiddette parolacce – un tabù che non è stato ancora superato dagli insegnanti italiani, nemmeno per i termini più innocenti – erano pressoché banditi dal panorama degli spettacoli per ragazzi argomenti come la morte, la malattia e la sessualità. Per fortuna hanno cominciato a emergere alcune eccezioni, che però hanno a volte causato reazioni scandalizzate e tentativi di censura».
L’ultima parte del libro riguarda i festival, le vetrine e gli spazi dedicati appositamente, regione per regione, al teatro per l’infanzia. E ancora, i principali premi. Si finisce con i vari progetti associativi.
Con “Il teatro ragazzi in Italia” Bianchi amplia e aggiorna il precedente “Atlante del teatro ragazzi italiano” (Titivillus, 2009) offrendo un’utile guida a genitori, docenti e operatori. Sdogana la qualità di questo teatro anche in termini di innovazione e sperimentazione. Ne evidenzia il carattere popolare, la capacità di indagare la realtà e di valorizzare l’abilità dei bambini a creare mondi immaginari e metafore. Non a caso Peter Brook diceva che «prima di portare in scena uno spettacolo lo proponeva innanzitutto a un pubblico di bambini: se lì era favorevolmente accolto, allora lo spettacolo era pronto».
Ci pare che Bianchi, anche di fronte allo spettacolo più rodato, con attori navigati e per spettatori attempati, mantenga lo sguardo dei bambini: curioso, meravigliato, animato da stupore. La lettura del libro è però preziosa anche per gli artisti: per acquisire linguaggi sempre meno evanescenti e velleitari; per consolidare la consapevolezza e la sacralità di un mestiere che richiede dedizione costante, e soprattutto la capacità di mettersi in gioco e in discussione. Proprio nel solco tracciato da Peter Brook.
Il teatro ragazzi in Italia. Un percorso possibile dal 2008 ad oggi
Mario Bianchi
Milano
Franco Angeli
2022
pp. 224
euro 25