TEATRO SAN MARTINO 2mila9
PROGRAMMAZIONE TEATRO DI RICERCA
fine MARZO / APRILE 2009
27-28 marzo 2009 . h 21
TONY CLIFTON CIRCUS
HULA DOLL
da un’idea di Nicola Danesi de Luca e Iacopo Fulgi
con Stefano Cenci, Iacopo Fulgi, Enzo Palazzoni
musiche originali di Enzo Palazzoni
organizzazione Francesca Corona (PAV)
Tony Clifton Circus presenta Hula Doll, uno spettacolo di comicità estrema o meglio di estremismo comico, in bilico tra il nonsense e la performance provocatoria.
In scena due clowns acidi, un musicista e un mucchio di oggetti si abbandonano alle loro fantasie ludiche non meno che al loro istinto nero.
Ne viene fuori un disordinato mosaico di libertà e frustrazione, risate viscerali e pugni allo stomaco, poesia tramutata in sangue e stupidità estremizzata fino a divenire pensiero.
Lo spettacolo si snoda attraverso provocazioni verbali e azioni apparentemente assurde con lo scopo di creare una situazione progressivamente sempre più disarmante e iper reale, tanto da poter indurre nel pubblico uno stato di coinvolgimento tale da fargli credere che tutto, nel teatro come nella vita, e’ possibile.È come se la gente voglia essere rassicurata, coccolata, distratta e preferisca vedere qualcosa di già conosciuto o almeno di riconoscibile, qualcosa che le permetta di spegnere il cervello ed assumere una rilassante posizione passiva ed un po’ ebete. Ora però… questa cosa esiste già, è la TV e se una persona va in strada e incontra uno spettacolo e si ferma a guardare o addirittura paga un biglietto, forse si merita qualcosa di diverso. Idealmente dedicato a Tony Clifton, munifico impresario italoamericano e a Leo Bassi, clown performer inimitabile, Hula Doll è uno spettacolo di difficile catalogazione, la sua comicità vuole essere spazzatura, la sua drammaticità sfiora la pornografia intellettuale. Il Tony Clifton Circus vuole essere un’insegna luminosa, con lampadine colorate e ad intermittenza, utile a segnalare la presenza di qualcosa di inatteso. La formazione di questo “Circo dell’anomalia” è responsabilità di Nicola Danesi de Luca e Iacopo Fulgi. Sono due clown molto diversi tra loro. Nicola è cervellotico, tenta di essere razionale, politico, cosciente…ama la parola, il suono ed il senso della parola, in scena vorrebbe cantare. Iacopo è corporale, è vittima dei suoi raptus, volutamente incosciente per sfiducia nella ragione, è umorale… balla, suda, in scena vorrebbe vomitare. Li accompagna Enzo Palazzoni, polistrumentista e incallito piromane, colonna sonora e protagonista vitale delle loro esibizioni. Nel 2007 si unisce a loro Stefano Cenci, giovane virgulto del teatro emiliano, cresciuto alla corte di Armando Punzo e divenuto ben presto, con la sua ilare e irriverente logorrea, protagonista degli spettacoli. Trovare una poetica, una linea di ricerca costante al lavoro del T.C.C. non è facile, quello che cercano di mettere in scena è la stranezza, l’anomalia; amano far ridere ma ancor più amano far strozzare la risata in gola allo spettatore. Da queste premesse nascono i loro spettacoli veri e propri esperimenti di comicità estrema con alla base il costante e irrazionale godimento che nasce dal mettere in scena tutto questo…e vederglielo fare, state certi, non è per nulla rassicurante. Con Amore e anche un po’ di Odio.
30, 31 marzo 2009 . h 21 – 1 aprile 2009 . h 21
MUTA IMAGO
(a + b)3
progetto e regia Claudia Sorace
drammaturgia / suono Riccardo Fazi
realizzazione scena Massimo Troncanetti
Vestiti Fiamma Benvignati
registrazioni audio Federica Giuliano
foto di scena Laura Arlotti
con Riccardo Fazi Claudia Sorace
produzione Muta Imago 07
Una coppia d’amanti, due figurine felici che si preparano per uscire: mettono il vestito bello, i capelli hanno la piega appena fatta, un giro di perle al collo, le scarpe lucide. Si muovono rapidi, la loro danza si ferma di fronte ad uno specchio, che ne incide i nomi sulle ombre sottili. Poi arriva La guerra.
Muta Imago. Il gruppo nasce a Roma nel 2004 dall’incontro tra Riccardo Fazi, drammaturgo, Claudia Sorace, regista, Massimo Troncanetti, scenografo. Dal 2006 collabora stabilmente con l’attore Glen Blackhall. Partendo dalla provocazione della materia il gruppo riflette sulla possibilità di approfondire e dilatare i varchi spaziali e di senso rintracciabili nella realtà. Per far affiorare storie e momenti che permettano di ricostruire un’ unitarietà perduta, quella che si può trovare ancora nell’essere umano. Comeacqua (2007), (a + b)3 (2007), Lev (2008) gli ultimi spettacoli prodotti, sono stati ospitati all’interno dei più importanti festival nazionali, tra cui RomaEuropa Festival, Santarcangelo International Festival of the Arts, Inteatro Festival, Bassano Opera Festival, Primavera dei Teatri, Biennale dei Giovani Artisti d’Europa e del Mediterraneo, Teatri di Vetro.
3, 4 aprile 2009
LETIZIA RUSSO
3 aprile 2009
h 17.00 . Incontro PLAY-WRIGHT – riflessioni sul mestiere di fare drammaturgia
Primo Amore, testo scritto e letto da Letizia Russo
h 20.00 . MILANO 70 ALLORA di e con Walter Leonardi
h 21.45 . IL GRATTACIELO SULLO SPILLO
Quattro movimenti sulle Lettere dal carcere di Antonio Gramsci
di e con Daniele Bartolini
4 aprile 2009
h 20.00 . IL GRATTACIELO SULLO SPILLO
Quattro movimenti sulle Lettere dal carcere di Antonio Gramsci
di e con Daniele Bartolini
h 21.45 . MILANO 70 ALLORA di e con Walter Leonardi
3 aprile 2009 . h 17.00
Incontro PLAY-WRIGHT – riflessioni sul mestiere di fare drammaturgia
Ci sono molte strade che la drammaturgia può seguire per arrivare sulla scena. Una è quella autoriale, cioè di qualcuno che affronta un testo con la sola arma delle proprie parole. Esiste poi la strada di chi, oltre alle proprie parole, ha anche il proprio corpo e la voce per costruirsi addosso una storia. E quella di chi fa vivere parole scritte da altri donando loro una nuova forma, una forma per la quale quelle parole non erano, inizialmente, nate. In tutti e tre i casi, comunque, la drammaturgia non può prescindere dal rapporto con la scena, con l’incarnazione del testo.
Letizia Russo, Roma 1980, incontra il pubblico al Teatro San Martino cercando di tracciare uno dei possibili percorsi della drammaturgia: dal suo scrivere (l’autrice leggerà un suo monologo, Primo Amore), alla scrittura di un autore-attore comico, Walter Leonardi, che porta in scena Milano 70 Allora alla scrittura di un giovanissimo regista fiorentino, Daniele Bartolini, che ha curato la drammaturgia, la regia e l’interpretazione de Il Grattacielo sullo Spillo. Tre modi di gettare uno sguardo sulla nostra memoria, sul nostro presente, sulle prospettive del fare teatro.
Letizia Russo
ven 3 aprile h 20.00
sab 4 aprile h 21.45
MILANO 70 ALLORA
di Walter Leonardi, Paolo Trotti
con Walter Leopardi
regia di Paolo Trotti
A Milano negli anni 70 c’era molto più inverno di ora. A Milano negli anni 70 c’era molta più nebbia di adesso A Milano negli anni 70 c’era Jannacci che lui è un dottore, si è laureato, chissà che ridere in reparto i suoi pazienti e allora io mi immaginavo lui con il camice in corsia che cantava tutto il giorno “el portava i scarp del tennis” e i pazienti che morivano. A Milano negli anni 70 c’erano il catechismo il mercoledì che era brutto, l’elastico il cemento, il mondo e lo scheitbord che era bello. A Milano negli anni 70 c’era in piazza del Duomo una signora fatta di luci che batteva a macchina. Quello per me era il lavoro. Tutti negli anni 70 lavoravano così. A Milano negli anni 70 c’era piazza del Duomo con le macchine che ci passavano e che poi non potevano più perché se no il Duomo veniva giù e siccome non lo avevano ancora finito di fare era un peccato. A Milano negli anni 70 c’erano tre ragazzi che adesso non ci sono più.
Lo spettacolo, nel pieno spirito di quegli anni è uno spettacolo anarchico fatto di monologhi comici, parole, poesia e musica,alternando continuamente il comico e il drammatico senza soluzione di continuità. Stturato in brani distinti che sommati assieme restituiscono alcune atmosfere di Milano che in quegli anni era un punto di riferimento per l’Italia intera. Un solo attore che racconta i suoi anni 70 mischiando frammenti di realtà e pezzi di mitologia urbana attraverso gli occhi di un bambino che prende consapevolezza della paura, del primo amore, degli scontri di piazza raccontati dalla sorella di dieci anni più grande.
Protagonista è la velocità che macina rivoluzioni ideologiche e tecnologiche, bisognava correre per non farsi prendere dal cecchino della paura e per star dietro ai cambiamenti e capovolgimenti talmente tanto grandi da essere arrivati ad influenzare la nostra vita di oggi. Milano 70 allora è anche l’evocazione della morte di tre ragazzi uccisi dalla polizia negli scontri di piazza.
ven 3 aprile . h 21.45
sab4 aprile . h 20.00
IL GRATTACIELO SULLO SPILLO
Quattro movimenti sulle Lettere dal carcere di Antonio Gramsci
adattamento e regia: Daniele Bartolini
con: Monia Baldini, Daniele Bartolini, Tommaso Branconi, Claudia Giglio e Fabio Mancini
progetto video: Tommaso Branconi
progetto sonoro: Matteo Ciardi
organizzazione e promozione: Chiara Fontanella
Compagnia Teatrale D.L.T.
Lo spettacolo è l’evoluzione di una prima tappa di studio che ha visto il confrontarsi di un gruppo di giovani studenti universitari del corso di laurea Progeas di Prato e la regista Cristina Pezzoli. Da questa prima tappa è nato lo spettacolo Il grattacielo sullo spillo che analizza, attraverso quattro fotografie, quattro movimenti, le tappe principali della detenzione del fondatore del Partito Comunista :Ustica, San Vittore,Turi di Bari, Casa di Cura di Formia. Ognuno di questi movimenti, della durata di quindici minuti ciascuno, è giocato con un diverso linguaggio teatrale. Il primo presenta una linea interattiva fra attori e pubblico che costruiscono insieme l’azione drammatica. Il secondo, di carattere visivo, rappresenta contemporaneamente un triplice piano comunicativo: quello dell’attore dal vivo, quello dell’attore mediato dalla telecamera in diretta e quello dell’attore manipolato in differita sullo schermo. Nel terzo movimento, viene privilegiato l’aspetto percettivo-uditivo grazie all’utilizzo di un impianto quadrifonico attraverso il quale si ha la creazione di un perimetro sonoro intorno allo spettatore. Il quarto movimento è, infine, una vera e propria installazione dove viene totalmente cancellato il corpo dell’attore. A ogni linguaggio corrisponde un diverso aspetto del vissuto di Antonio Gramsci. A Ustica emerge l’aspetto comunicativo di un Gramsci didatta, a San Vittore l’aspetto del controllo e della manipolazione carceraria, a Turi di Bari l’isolamento, lo sguardo autoriflesso sulla propria condizione, a Formia il declino e la frantumazione dell’uomo, ma non dell’intellettuale.
Lo spettacolo vuole raccontare, senza presa di posizione, Antonio Gramsci come uomo, anche nei suoi momenti di crisi, anziché costruire un monumento all’eroe forse strumentalizzato.
14-18 aprile 2009
OSCAR DE SUMMA
14 aprile 2009 . h 15
Incontro e Presentazione del libro Senza Corpo a cura di Debora Pietrobono
14 -18 aprile 2009 . h 21.15
SELFPORTRAIT
…d’amore la bocca, di odio la testa…
di e con Oscar De Summa
se tu fossi veramente qui
vedresti questo silenzio di madreperla
dentro l’urlo delle stanze del cuore
in me che sono calvario di colpa
e presto m’impiccherò
all’albero del bene e del male
Questo spettacolo interroga un eccesso dell’anima.
Da qui inizia la dismisura punita dagli dei.
Tanto è stato detto sulla follia. Tutt’ora è quotidianamente oggetto di dibattiti e pensieri, tenuta lontana, distante e quindi controllabile, la follia è però una cosa che no ci riguarda. È imbarazzante sentirla vicina, è traumatico e imbarazzante il pensiero che potrebbe succedere a tutti.
Il dubbio è vertiginoso, ma reale
La follia, come tutto ciò che è libero dal controllo della ragione e della ragionevolezza, accade e può riguardare ognuno di noi.
Ai poeti la follia ha dato il dono della veggenza, ai sofferenti il balsamo dell’oblio.
Il linguaggio della medicina, che impiega i farmaci per curare chi soffre, non ha rappresentato per me uno stimolo alla creazione, interessante è stato unire il linguaggio medico a quello poetico, al punto di confondere le parole tecniche e specifiche dei medicinali con quelle dell’amor cortese.
Il mio è stato un tentativo di avvicinamento, non di penetrazione.
Credo che quando si tenti la via della comprensione si cada inevitabilmente nella catalogazione delle diverse malattie mentali.
L’anima che eccede è un anima che si è spaccata o che si sta per spaccare, e da questa frattura ho voluto iniziare.
La storia è quella di un uomo che impazzisce, uccide la moglie e poi si suicida.
All’inizio mi sono attenuto solo ai fatti per scoprire che i fatti non possono sottostare alla logica della narrazione o della cronaca. La follia per essere detta ha bisogno delle parole del dolore coinvolgendo e stravolgendo costantemente i livelli di percezione dei sensi, per meglio corrispondere al reale del protagonista: una logica delle sensazioni.
Oltrepassando le tremende vertigini della frattura il rischio è di non ritornare più se non a patto di dimenticare … a meno che non si utilizzi l’arma tagliente e redentrice dell’ironia.
Lui ha ucciso per troppo o per troppo poco amore.
Lo spettacolo è un omaggio a Francis Bacon.
Oscar De Summa. Formatosi alla Scuola di Teatro Laboratorio Nove del Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino, Oscar De Summa si specializza grazie a corsi di alta formazione per attori e danzatori tra Polverigi e Milano (tra i suoi insegnanti Marco Martinelli, Adriana Borriello, Mohamed Driss, Laura Curino, Gabriele Vacis, Thierry Salmon). Frequenta stage tenuti da Claudio Morganti e Alfonso Santagata, e seminari di Commedia dell’Arte con Antonio Fava. Da subito affianca all’attività di attore presso diverse compagnie (è diretto da Claudio Morganti, Pamela Villoresi, Marinella Anaclerio e dalla Fura del Baus) a quella di autore e regista (Diario di Provincia, Hic Sunt Leones, Selfportrait pubblicato per la minimum fax in “Senza corpo”). Nel 2007 ha realizzato una versione monologante di Riccardo III, libero adattamento dell’omonima tragedia shakespeariana, e ha interpretato il ruolo di Bassanio nel Mercante di Venezia di Shakespeare con la regia di Massimiliano Civica (vincitore del premio ubu per la migliore regia 2009) . Da poco ha debuttato con “Amleto a pranzo e a cena” nel ruolo di regista, drammaturgo e attore per la Fondazione ERT di Modena.
20-22 aprile 2009 . h 21
MASQUE TEATRO
HEAD VI
con: Eleonora Sedioli, Federica Cangini
elettronica: Matteo Gatti
scene, suono, luci: Lorenzo Bazzocchi
ideazione e regia: Lorenzo Bazzocchi
produzione: Associazione Culturale Masque, Mood Indigo (Bo)
col contributo di: Regione Emilia-Romagna, Provincia di Forlì-Cesena
Liberamente ispirato a “Francis Bacon. Logica della sensazione” di Gilles Deleuze.
Deleuze individua tre elementi nella pittura di Bacon:
– Le grandi campiture come struttura materiale spazializzante
– La Figura, le Figure e il loro fatto
– Il contorno
Il contorno viene inteso come luogo di uno scambio nei due sensi. La figura è a volte seduta sulla sedia, a volte coricata sul letto. Sembra che stia attendendo che qualcosa possa accadere.
Nell’individuare la dinamica del movimento e quindi una ritmica della percezione accettiamo l’ipotesi di Deleuze, ossia: ciò che accade è sul punto di accadere o è già accaduto.
Altro elemento che abbiamo utilizzato nel lavoro con la figura è il cosiddetto coefficiente di deformazione dei corpi e in particolare come suggerisce lo stesso Bacon, quello di allungamento.
Abbiamo seguito l’indicazione che il pittore ritiene necessaria affinché la pittura possa strappare la Figura al figurativo: isolare la figura. Tre sono le opere prese in considerazione: Head VI del 1949, Study for a bullfight N. 1 del 1969, Painting del 1978 e tre gli accadimenti realizzati lavorando su procedimenti di isolamento, attenendoci costantemente ai suggerimenti di Deleuze per la costruzione di dispositivi che non costringano la figura all’immobilità, bensì ne rendano visibile il percorso, in una sorta di esplorazione che vada a definire un campo operativo, in quella operazione liberatoria che lui stesso ha definito come: attenersi al fatto.
La scena prevederà una figura isolata, questo è vero. Una figura che come un lottatore avrà a che fare di volta in volta con dei testimoni, un pianoforte smembrato, la testa di un corpo-maiale, una valigia sanguinante. Ma cosa c’è oltre alla figura sulla scena?
Il depotenziamento del luogo crea avamposti per la Figura: lo spazio scenico che Masque concepisce sarà allora un dispositivo di natura spazializzante, si avvicinerà alla figura cercando di intereagire fisicamente con essa, se ne allontanerà come se diventasse uno strumento prospettico, si dilaterà per permettere l’anamorfosi, si schiaccerà per comprimere. C’è nell’aria già dopo pochi minuti dall’inizio una sensazione quasi tattile; la struttura diviene per lo spettatore lo strumento per toccare con mano la figura. E a proposito della mano; due le questioni: cosa ci dice la mano. Come lavora la mano… se l’unica parvenza organica è una testa-corpo-senza corpo … è pur vero che questa tensione di doppio scambio tra la struttura e la figura, tra la figura e il testimone, sembra comunque definire una sorta di funzionamento. Come non ricorrere qui a Self-portrait del 1973, a quell’uomo con la testa di maiale rispetto al quale la deformazione avviene sul posto. Lo sforzo del corpo si compie su di sé. Deleuze stesso ci ricorda come tutto il corpo sia pervaso da movimento “movimento deformemente deforme, che ad ogni istante riconduce l’immagine reale sul corpo per costruire la figura …Un quadro ci può fare da guida. Figure standing at a washbasin del 1976: aggrappato all’ovale del lavandino, incollato con le mani ai rubinetti, il corpo-figura si costringe ad un intenso sforzo immobile per poter fuggire, passando tutto intero attraverso il tubo di scarico.
Masque teatro nasce nel 1992 a Bertinoro (Forlì-Cesena) per opera di Lorenzo Bazzocchi e Catia Gatelli. La forza visionaria del loro teatro si esprime nel complesso dialogo che la compagnia sviluppa tra il discorso filosofico, la creazione di straordinarie architetture sceniche e il fondamentale ruolo della Figura. Alcuni spettacoli hanno aperto una possibilità che identifica non solo una cifra stilistica ma una nuova modalità produttiva ed una rinnovata relazione con il pubblico. Prigione detto Atlante (Myfest-Glasgow, 1994), Coefficiente di Fragilità (Triennale di Milano, 1998), Omaggio a Nikola Tesla (Bitef Festival, Belgrado 2003), Postanovscik (Nobodaddy 2004), Il ragazzo criminale (2007), Materia Cani Randagi (Nobodaddy 2009) rappresentano le punte di una ricerca che trova la sua ragion d’essere nella produzione di simulacri, eventi dove materiale e virtuale si fondono per dar vita a originali creazioni. Nel 2000 ricevono il Premio Speciale Ubu per il progetto “Prototipo” e nel 2002 il premio Francesca Alinovi all’attività artistica.
Dal 1994 sono ideatori e organizzatori del festival Crisalide.
24, 25 aprile 2009 . h 21.30
FANNY & ALEXANDER
HIM – If the wizard is a wizard you will see…
25 aprile 2009 . h 20.00
TALK RADIO a cura di Altre Velocità
HIM – If the wizard is a wizard you will see…
produzione Fanny & Alexander
con Marco Cavalcoli
drammaturgia Chiara Lagani
regia Luigi de Angelis
promozione Valentina Ciampi e Marco Molduzzi ufficio stampa Marco Molduzzi
logistica Sergio Carioli amministrazione Marco Cavalcoli
http://www.fannyalexander.org/
«E la voce?». Chiese la bambina.
«Oh, io sono ventriloquo», disse l’omino, «e posso fare uscire il suono della mia voce da dove voglio;
per questo hai creduto che venisse fuori dalla testa.
E adesso vi mostrerò le altre cose che ho adoperato per ingannarvi…»
F. L. Baum, Il Meraviglioso Mago di Oz
Malgrado la durezza e la crudeltà che mi è sembrato di vedere nel suo viso, ho avuto l’impressione che davanti a me ci fosse un uomo di cui ci si poteva fidare, una volta che avesse dato la sua parola.
Dal discorso di N. Chamberlain alla Camera dei Comuni, 28 settembre 1938
Forse delle immagini mi affascina proprio la possibilità di non controllarle mai fino in fondo.
Non so esattamente perché, ma mi sembra sempre che le immagini non appartengano
mai a nessuno e che invece siano lì, a disposizione di tutti.
Maurizio Cattelan, Lectio magistralis
Al termine della sua famosa storia Dorothy giunge a Oz e, in procinto di essere esaudita, scopre che il suo mago è un falso mago e un vero artista: un ventriloquo, esperto d’aria e mongolfiere, di illusioni e altre cose inesistenti. Le alterne sembianze del mago – la grande testa, la bella dama, la bestia feroce – si rivelano fittizie e mendaci. Ma erano davvero un inganno?
Se si volesse dar un volto a questo mago, concedere un’apparenza istantanea al suo smascheramento, forse più che un’immagine occorrerebbe una lacuna, una traccia, un lembo del suo possibile e misterioso aspetto. Quest’istantanea, però, sarebbe lunga quanto la storia che l’ha
prodotta, o che dall’immagine si è generata, lunga quanto il racconto intero che le è sigillo e che lei sigilla.
Il Mago, protagonista indiscusso della storia, artefice dell’inganno e della realtà dell’opera, ne è forse il primo e solo committente: inginocchiato, crudele e devoto, esile figurina desunta dalle pale di un altare barocco, spettro tridimensionale rubato alla storia o alla storia dell’arte, statuetta ambigua sottratta a un più maestoso, ma invisibile, monumento civile.
Fanny & Alexander è una bottega d’arte fondata a Ravenna nel 1992 da Luigi de Angelis e Chiara Lagani. Luigi de Angelis è regista, scenografo, grafico, filmmaker, light e sound designer (suo maestro Luigi Ceccarelli), assemblatore musicale, performer. Le sue regie e ideazioni partono sempre da una interrelazione tra musica, spazio sonoro e spazio scenico, prendendo spunto dalle arti figurative e dal repertorio musicale contemporaneo. Chiara Lagani è drammaturga, scrittrice, studiosa del linguaggio, costumista e attrice. Da anni compie un complesso lavoro di tessitura culturale e indagine tematica assieme a studiosi e ricercatori come Stefano Bartezzaghi, Margherita Crepax, Caterina Marrone, Antonella Sbrilli, Luca Scarlini, Rodolfo Sacchettini, conducendo laboratori in Europa per attori, ma anche conferenze in contesti universitari (Università Cattolica di Leuven – Belgio, Università di Rennes – Francia, Università La Sapienza di Roma, Dipartimento Spettacolo del Dams di Bologna). Marco Cavalcoli, attore, si aggrega stabilmente alla compagnia dal 1997; il suo percorso si intreccia a quello della compagnia Teatrino Clandestino negli spettacoli: Mondo Mondo (1995), Sinfonia Majakowskiana (1997), Ossigeno (2006).
Le produzioni di Fanny & Alexander annoverano, tra le altre, Ponti in core (1996), Requiem (2001), Alice vietato > 18 anni (2003), il progetto triennale Ada, cronaca familiare (2003-2005), Heliogabalus (2006), Strepito (2006), il progetto su Tommaso Landolfi con gli spettacoli Amore (2 atti) (2007) e K. 313 (2007) e il progetto pluriennale in corso sul Mago di Oz con gli spettacoli realizzati Dorotyh, sconcerto per Oz (2007), Him (2007), Kansas (2008), Emerald City (2008), East (2008).
Dal 1999 collabora col fotografo Enrico Fedrigoli e nel 2003 Luigi de Angelis cura assieme a Marco Martinelli del Teatro delle Albe “Ravenna viso-in-aria” (ed. Longo), un libro fotografico che disegna un ritratto per immagini della città e del suo tessuto urbano. Nel 2006 porta a termine il progetto a partire dal romanzo Ada di Nabokov, producendo spettacoli teatrali, eventi installativi e cinematografici. La presentazione integrale del progetto si è svolta nel giugno 2006 al Festival delle Colline Torinesi, in concomitanza con la pubblicazione per Ubulibri del libro Ada – romanzo teatrale per enigmi in sette dimore liberamente tratto da Vladimir Nabokov, con introduzione di Cristina .Ventrucci. Nel 2007 prende avvio un nuovo percorso di ricerca (2007-2010) basato sul Meraviglioso Mago di Oz di L.F.Baum. Il primo episodio è uno spettacolo di teatro musicale: Dorothy. Sconcerto per Oz debutta al Macedonian Opera and Ballet di Skopje, con repliche ad Amburgo e Berlino, al Teatro Comunale di Ferrara, al Teatro Palladium di Roma e al Teatro Alighieri di Ravenna.
Libero Fortebraccio Teatro . Teatro San Martino
via Oberdan 25, Bologna – tel. 051.7459360
info@teatrosanmartino.it – www.teatrosanmartino.it