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Valle Occupato: le prime 48 ore verso la Fondazione

Teatro Valle Occupato

Teatro Valle OccupatoDue giornate (e nottate) per dare inizio alla campagna di raccolta fondi per la costituzione della Fondazione Teatro Valle Bene Comune.
Si partirà domani, venerdì 13 gennaio, per proseguire ininterrottamente per 48 ore per dar vita a quella che a molti potrebbe sembrare un’utopia.
Gli occupanti hanno infatti immaginato un modello di gestione economica che vada oltre il pubblico e il privato, basato sull’azionariato diffuso e sul finanziamento pubblico garantito da principi costituzionali.
Del resto l’avevano già detto mesi fa, a inizio ottobre, che quello della fondazione sarebbe stato il loro obiettivo. Realmente fattibile? A prova di intralci burocratici, pressioni politiche e quant’altro? Lo vedremo. Certo è che per raggiungere la cifra che dovrebbe costituire il capitale sociale della fondazione c’è bisogno “del contributo di ognuno – esortano i ragazzi – ciascuno secondo le proprie possibilità”.

“In questi sette mesi di occupazione [iniziata il 14 giugno 2011, ndr] abbiamo generato un processo costituente per riconoscere il Teatro Valle come Bene Comune – proseguono gli occupanti –
Riteniamo che uno spazio antico ed unico come il Teatro Valle sia inscindibilmente collegato con la cultura, bisogno e diritto fondamentale di ogni persona e debba essere considerato un Bene Comune.
Stiamo perciò elaborando un modello di gestione economica che vada oltre il pubblico e il privato e sia basato sull’azionariato diffuso e sul finanziamento pubblico garantito da principi costituzionali.
Desideriamo un teatro crocevia di esperienze internazionali e nazionali dove convergano e dialoghino discipline e linguaggi diversi, un cantiere aperto alla pluralità della formazione intesa come condivisione di esperienze e conoscenze.
Desideriamo un teatro agorà che sia nodo centrale di una comunità che in esso si raccoglie, e che lo renda luogo di produzione sociale e condivisa, laboratorio politico e culturale aperto e sempre in divenire.
Stiamo scrivendo una cosa che non esiste: lo Statuto della Fondazione Teatro Valle Bene Comune, inventando strumenti e pratiche per rendere questo processo il più partecipato possibile.
Il teatro che immaginiamo si fonda sulla potenza del Noi: per raggiungere la cifra che costituirà il capitale sociale della Fondazione c’è bisogno del contributo di ognuno, ciascuno secondo le proprie possibilità.
Crediamo possibile un modo diverso di fare, vivere e di lavorare occupandoci di ciò che è nostro”.

Ecco allora due giornate di dibattiti ed eventi con contributi artistici, tra gli altri, di Valerio Mastandrea, Paolo Calabresi, Caterina Guzzanti, Maddalena Crippa, Giampiero Judica, Diego Bianchi/Zoro; Pietro Sermonti, “I Giaguaros” (Tirabassi, Sassanelli, Scarpa), Anatoly Vasiliev, Sabina Guzzanti, Alessio Boni, Paolo Rossi, Anna Bonaiuto, I Fools, Saverio Raimondi, Orchestraccia, Awa Ly, Chiara Civello, Rocco Papaleo, Tetes de Bois, Andrea Satta, Daniele Silvestri, Valentina Carnelutti, Francesco Di Giacomo, Sabina Guzzanti, Giovanna Marini, Danilo Nigrelli. In particolare, domani sera alle 21 “Era venerdì 13”, una disquisizione spettacolare attorno al tema della proprietà.
Sabato 14, alle ore 16, si terrà invece un incontro su “Le opportunità della crisi” cui interverranno, tra gli altri, Christian Marazzi e Stefano Rodotà.

Poco tempo fa l’attuale direttore di Teatro di Roma Gabriele Lavia (dopo aver fatto presenza al Valle lo scorso giugno, tra applausi e contestazioni) aveva dichiarato ai giornali che la situazione era ormai scappata di mano, chiedendosi chi ci fosse stato – materialmente – ad aprir le porte del teatro ai giovani lavoratori dello spettacolo, e domandando provocatoriamente finora chi avesse pagato le utenze.
Si vociferava anche, e già mesi fa, che lo sgombero sarebbe arrivato di lì a poco.
L’Italia teatrale, lo abbiamo ripetuto ogni volta che del Valle si è parlato, in questi mesi si è divisa, in tante fazioni. Ai numerosi appoggi, alla solidarietà più o meno artistica, hanno fatto da contraltare critiche e, forse, invidie.

Il Valle Occupato nonostante tutto continua a dimostrare una qualità che spesso, nel mondo dell’arte e ancor più del teatro, manca: quella di una prassi fattiva. Invece di star lì a parlarsi/piangersi addosso hanno proseguito concretamente. E anche questo ennessimo passo, al via domani, ne è una riprova.

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