Organizzato ad Albenga da Kronoteatro, nelle serre che abbondano intorno a questa bella località sul Mar Ligure, Terreni Creativi per tre giornate di agosto ha amalgamato spettacoli, piante e fiori.
Anche Terreni Creativi, così come abbiamo raccontato ieri per Collinarea, è stato a rischio chiusura per il dimezzamento dei contributi pubblici, salvato da un crowdfunding che ha visto intervenire decine di sostenitori provenienti da tutta Italia e la partecipazione volontaria di diverse compagnie, che hanno formato il ghiotto programma di quest’anno, intervenendo anche qui come a Lari solo col rimborso spese.
Così, con il titolo significativo di “Settimo anno. La Crisi”, si è rinnovata ancora la formula che prevede ogni giorno uno spettacolo di apertura, una performance plasmata sulle tre sere e una cena collettiva, vero cuore della manifestazione: un momento in cui i numerosi spettatori si amalgamano a tecnici, artisti e critici, in attesa dello spettacolo clou e di un dj set che, nella notte, conclude l’intensa giornata.
Tutti gli spettacoli visti a Terreni Creativi, nella loro evidente diversità, ci hanno donato uno spaccato insolito e significativo della ricchezza del teatro contemporaneo italiano.
Dall’appassionata e appassionante narrazione autobiografica dell’attore albanese Alexandros Memetaj all’inusuale performance dei modenesi Teatro dei Venti che, per la prima volta in uno spazio al chiuso, hanno presentato la loro creazione “Simurgh”, in cui otto performer, su trampoli al suono della musica dal vivo, hanno narrato l’antico mito persiano della caduta della “città degli uccelli”.
C’è stato spazio anche per la nuova creazione dei Fratelli Dalla Via, “Drammatica Elementare”, già visto a Santarcangelo diviso in piccoli brani durante l’omaggio per i trent’anni del Premio Scenario: in quell’occasione ci aveva molto divertito. Qui lo abbiamo rivisto presentato da Marta e Diego per intero, e non ci ha egualmente convinto.
Il loro dissacrante esperimento di ludo-linguistica fatto di tautogrammi (componimenti in cui le parole hanno la stessa iniziale), a tratti significante e ironicamente presente nelle pieghe della realtà, ci è sembrato alla fine troppo ripetitivo, soprattutto un esercizio di stile, poco servito da invenzioni teatrali adeguate; tuttavia siamo alle prime repliche, e c’è tempo per un miglioramento.
Ad Albenga abbiamo anche assistito, nella formula dello ‘story game’, alla personalissima rivisitazione, permeata di ironia, de “Il giro del mondo in 80 giorni” di Verne da parte di Teatro Sotterraneo, che avevamo visto per intero a Kilowatt, perfettamente in stile con il romanzo, qui divisa nelle tre serate, con una gustosa partecipazione di Graziano Graziani che ha presentato a Terreni Creativi il suo nuovo libro “Atlante delle micronazioni”, racconto dei casi più strani “di una pratica molto più diffusa di quanto ci si immagini: dichiarare l’indipendenza di una microscopica parte di territorio e proclamarsi re o presidente, almeno in casa propria”.
Il festival ha anche ospitato la prima tappa del progetto legato al treno de Gli Omini “Scusate per il disagio”, frutto di un lunga e personale ricerca sulla vita e le opinioni delle persone che utilizzano il treno sulla linea ferroviaria Porretana, in partenza da Pistoia. La prima tappa, presentata in forma di spettacolo e che girerà per i teatri italiani, ha avuto un proseguimento performativo in loco, nella località Castagno, di cui vi proporremo prossimamante un videodocumento.
“Scusate per il disagio” presenta un grumo molto particolare di personaggi, diversi tra loro, che ben rappresenta l’umanità che popola quel tratto di ferrovia, un’umanità spesso dolente che Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi e Luca Zacchini, su una drammaturgia – a tratti troppo frammentata – di Giulia Zacchini, trasportano in modo coerente sul palcoscenico.
Anche la danza ha occupato le serre di Albenga con “Before Break”, creazione di Balletto Civile liberamente ispirata a “La Tempesta” di Shakespeare, qui alle prime repliche.
Messo in scena da 11 performer impeccabilmente vestiti di nero, hanno riempito di gesti e poesia il vasto spazio creato tra piante di ulivi e circondato ai quattro lati dal pubblico, con rimandi (per la verità non sempre chiari) alla celebre vicenda del mago Prospero e della figlia Miranda e alle sue creature in opposto, diametralmente concepite, Ariel e Calibano.
Ci ha parecchio interessato infine “Requiem per Pinocchio” de Leviedelfool, primo tassello di una “Trilogia dell’Essere” in cui Simone Perinelli intesse un elogio al burattino-marionetta più famoso del mondo, a lui e non all’uomo che è diventato, a lui che mente, disobbedisce, scappa, ma soprattutto liberamente sbaglia e scopre di aver sbagliato.
E in questo senso l’attore, con vitalità e maestria, ripercorre i nodi vitali della storia, donandoci una riflessione beffarda, a tratti poetica, sull’essere uomini.
Spettacoli insomma assai diversi tra loro, alcuni anche di non immediata fruizione, che Terreni Creativi è riuscito, attraverso la sua originale proposta, a rendere condivisi da un pubblico assai numeroso ed eterogeneo, un fatto per nulla scontato, oggi, nel panorama teatrale italiano.