Théâtre du Jorat: il ‘granaio sublime’ della Svizzera francese compie 100 anni

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Theatre du Jorat
Attesa prima di uno spettacolo al Théatre du Jorat (photo: Katia Tamburello)

E’ una soleggiata e primaverile domenica pomeriggio quando incontro la direttrice del Théâtre du Jorat, Anne-Catherine Sutermeister. La incontro a Mézières, un piccolo paesino sperso nella campagna della Svizzera francese, a 17 km da Losanna, dove ha sede il teatro, soprannominato dagli abitanti del cantone Vaud “la Grange Sublime” (il granaio sublime).
Voglio che mi racconti la storia di questo particolarissimo spazio teatrale che ha da poco festeggiato i cento anni. Voglio capire come può resistere e soprattutto ‘vivere’ per un secolo un teatro che assomiglia ad un vecchio granaio e che si integra perfettamente con le fattorie del paese.
Lo spazio viene inaugurato nel 1908 con una nuova creazione di René Morax Henriette. Da quel momento crea uno spettacolo ogni due anni, tranne durante il periodo delle due Guerre Mondiali. Dal 1908 al 1947 in tutto verranno fatte quindici nuove produzioni.

Il Théâtre du Jorat è il teatro che tutti sogniamo; l’edificio, totalmente costruito in legno, è la sintesi fra uno spazio teatrale accogliente, ampio, familiare, con un grande palcoscenico, e il teatro dello spirito, un luogo dove andare due ore prima che inizi lo spettacolo per annusarne l’aria e viverci, per sedersi sulle panchine esterne e leggere un libro o solo per bere un caffè alla buvette e incontrare gli artisti prima dello spettacolo.
Dentro, nella sala, ci si siede su panche di legno chiaro per aspettare che lo spettacolo cominci. Fuori i campi verdi dell’estate svizzera, le mucche, l’aria fresca, il silenzio e le Alpi che svettano di fronte. Un teatro naturale dove qualsiasi artista trascorrerebbe volentieri del tempo.

Anne-Catherine Sutermeister
Anne-Catherine Sutermeister

Anne-Catherine Sutermeister mi racconta che dirige il Théâtre du Jorat da due anni, se ne occupa part-time ed è molto contenta del ruolo che ha, sebbene di difficoltà ce ne siano tante.

Il teatro ha una capienza di mille posti e molti spazi adiacenti: i camerini, la cucina e la lavanderia per gli artisti, gli spazi esterni, la biglietteria e gli uffici, in un altro piccolo edificio. Spazi che hanno costi di gestione altissimi, e questo incide sulle scelte da fare. La precedente direzione, durata un ventennio circa, ha accumulato debiti cospicui e solo lo sforzo di una fondazione privata (la Fondation Sandoz) ha evitato che il teatro chiudesse.
La direttrice mi spiega che ha dovuto rinunciare alle grandi produzioni con ‘vedettes’ francesi, prima sempre in cartellone, per orientarsi su spettacoli meno costosi. Ma le difficoltà economiche, ci tiene a sottolinearlo, sono state anche l’occasione per un cambiamento. Un nuovo corso che, per Sutermeister, significa anche poter cominciare a dialogare con le istituzioni svizzere e con i maggiori teatri della regione, così da portare a Mézières nuove creazioni, in anteprima.

Gentile e sorridente, apparentemente fragile ma lady di ferro, Anne-Catherine Sutermeister vorrebbe dare una nuova identità al teatro, ma lentamente, senza svolte drastiche ed improvvise, perché altrimenti la gente del posto potrebbe non capire. Quella gente che sente il teatro come una istituzione propria: i pompieri sempre presenti che, temendo il teatro possa prendere fuoco, lo osservano costantemente per preservarlo da ogni pericolo; o le signore del paese, che stanno alla biglietteria e organizzano la buvette servendo dolci e bevande… E anche il pubblico che arriva dalle borgate vicine, che non manca mai gli appuntamenti con “la Grange”.

Il théatre du Jorat
Photo: Katia Tamburello

La programmazione comincia in aprile e si conclude tra settembre/ottobre: è un teatro d’estate, insomma, come giustamente impongono le Alpi e la natura. In tanti vengono anche da Ginevra e Losanna: una gita fuori porta la mattina e il pomeriggio a teatro. Si attraversano i prati, si guardano le montagne e poi si entra in sala; l’atmosfera è da messa domenicale, da sagra paesana.

A guardare la stagione si ha però la sensazione che la programmazione si faccia a seconda delle occasioni, cercando di accontentare un po’ tutti. Uno spettacolo per adulti e bambini, uno musicale, l’opera, una commedia, il nouveau cirque… un programma che facilmente si potrebbe definire miltidisciplinare, o popolare. Già, c’è pur sempre da far rientrare i costi.

Riprendo l’autostrada in direzione Ginevra un po’ dispiaciuta: quel piccolo cantuccio d’arte immerso nella natura non è il luogo dell’esplorazione, della ricerca, dell’oltre. Manca l’identità, mancano le scelte rischiose. Probabilmente è una necessità, a causa dei debiti, ma anche un’occasione mancata per la collettività.

Le théatre du Jorat
Le théatre du Jorat (photo: Sylviane Klein)
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  1. says: emiliano

    non sono d’accordo sulle conclusioni. chi l’ha detto che un buon cartellone teatrale debba contenere per forza il teatro d’avanguardia? Chi l’ha detto che un buon teatro è solo quello che fa ricerca?
    L’avanguardia aveva senso nei primi del novecento, oggi è patetica. La ricerca teatrale produce spettacoli incomprensibili che assomigliano a cerimonie autistiche per gli addetti ai lavori. la collettività desidera ben altro! il teatro di jorat offre uno straordinario stimolo alla collettività soddisfacendo anche le esigenze economiche che non sono un optional, ma la regola per chi vive nella realtà e non nell’iperurania intellettualoide sovvenzionato dallo stato.
    non sarà un caso che la critica teatrale non ha più spazio nei giornali e quei pochi che scrivono non hanno nessun mordente sul pubblico che non li legge più da decenni.