Un’epoca nella quale virtuale e reale s’intrecciano fino a coincidere. “Virtuale è reale” afferma il primo articolo del “Manifesto della comunicazione non ostile e inclusiva” curato dall’associazione no-profit Parole O_Stili.
Si è ciò che si comunica. Le parole danno forma al pensiero. Le parole sono un ponte. Le parole hanno conseguenze. E anche il teatro può intercettarne le singolarità, svelando le contraddizioni e le opportunità di quest’epoca in sordina.
“Tracks, Performance poetica digitale per max due spettatori alla volta”, progetto di Vincenzo Vecchione ed Egidia Bruno è un contenuto digitale pensato durante il primo lockdown, tra marzo e aprile, e costruito per la diffusione online. Si tratta di una performance poetica di dieci minuti che può essere fruita da uno spettatore alla volta tramite un collegamento sulla piattaforma Zoom.
Spegniamo le luci. Lo schermo azzurro del computer ci proietta nello spazio simbolico di una sala digitale. Pillole di bellezza. Riflessioni acustiche, luminose, sonore.
L’elettronica interagisce con la voce umana. Riconosce piena cittadinanza ad Alexa, Cloudia e Siri, i dilaganti assistenti vocali che si attivano anche senza il comando esplicito di un utente con Ok Google.
Le parole ricercate da Vecchione sono selezionate, pensate ad hoc per lo strumento elettronico, studiate anche nella punteggiatura, così da conferire sfumature, ritmi e un’anima, seppur artificiale.
Messaggi eterei e subliminali. Dialoghi al buio. Balletti sensuali. Percezioni caotiche. Frasi asettiche che si fanno carne, e dopo ripiombano nella virtualità, sfumando, evanescenti e rarefatte.
È in fondo il modus vivendi di quest’epoca iperconnessa, tra bizzarre sigle scolastiche come DaD e DiD, tra videochiamate e social, mentre è già qui un futuro di case mobili domotiche, smart working e videoclip.
C’è stato un momento in cui il virus sembrava sconfitto. In quel breve lasso, “Tracks” è stato proposto anche in presenza, in una Lucania (a Latronico, Potenza) che nel nostro immaginario rimane quella remota di Carlo Levi: la Lucania dei Calanchi e dei boschi, di riti atavici tra civiltà e paganesimo, di un mondo fra terra e cielo, nell’assoluto che lega inscindibilmente la vita e la morte. In presenza “Tracks” diviene installazione. Le poesie diventano podcast da fruire in un luogo appositamente allestito.
Un preludio (“aZIONE-ALIENA”) recitato da Egidia Bruno. Una traccia (in voce digitale) scelta dallo spettatore fra tre opzioni. Una chiusura (“Interlocuzione”) curata ancora dall’attrice. L’umano si fa digitale, il digitale si umanizza.
Prove tecniche di sopravvivenza. Calore umano e colore sintetizzato. Camera magica, o sala degli specchi. “Tracks” non è uno spettacolo tradizionale, tantomeno un trasferimento sul web del teatro in presenza. È un’occasione per interrogarci su ciò che stiamo vivendo, su ciò che resterà di quest’epoca anche quando l’emergenza sanitaria sarà alle spalle. È teatro immersivo tra ipnosi e futurismo, installazione e reading. È esperienza sinestetica di parole, luci e suoni: lo spettatore vi ritrova, centrifugate, le riflessioni e le emozioni di queste diverse fasi lockdown. Attraverso la poesia traguardiamo uno spiraglio che è già via d’uscita.
TRACKS
Performance poetica digitale per max due spettatori alla volta
Un progetto di Vincenzo Vecchione – Egidia Bruno
Testi – Luci – Suoni di Vincenzo Vecchione
Attrice: Egidia Bruno
Tecnico: Vincenzo Vecchione
durata: 10’