Punta gli occhi sul continente africano la nona edizione del festival internazionale della nuova drammaturgia Tramedautore. Un percorso che dà il via ad un approfondimento di tre anni sulla drammaturgia africana, scandito da altrettante differenti tappe. Quella di quest’anno si focalizza su testi scritti da emigranti dall’Africa in Occidente (anche se il termine è un po’ improprio), o da chi “qui” è già nato, seppur con origini africane. L’edizione 2010 vedrà invece protagonisti drammaturghi del Nord Africa, per finire l’anno successivo con la drammaturgia Sub-Sahariana.
Gli autori di questa edizione provengono dal Senegal, dalla Costa d’Avorio, dal Togo, dalla Nigeria e dall’Algeria, partiti dai rispettivi paesi d’origine sulla scia di fenomeni migratori che hanno alle spalle desideri di nuove prospettive. Ed è con questo retaggio di migranti e di immigrati che fanno i conti sulla strada di un “affrancamento” identitario che, per loro, sfocia in energia creativa.
Ad aprire il breve festival (da oggi al 10 settembre a Milano), è alle 19,30 un omaggio a Pina Bausch che ne ripercorre le parole e il lavoro, a pochi mesi dalla scomparsa.
Si entra invece in Senegal alle 20,30 ( e anche domani alle 21) grazie a Maïmouna Gueye, attrice senegalese formatasi al Conservatorio d’Arte Drammatica di Avignone, che presenta “Bambi, elle est noire mais elle est belle…”. I suoi spettacoli sono dei “j’accuse” implacabili sulla condizione della donna africana: testi duri, diretti, resi godibili però dalla sua interpretazione. L’ultimo, di grande successo, affronta il tema del “piccolo razzismo”, quello che si può trovare ovunque, anche in una Parigi di nicchia, educata e attenta al rispetto delle differenze. Lo spettacolo che presenta al Piccolo Teatro attacca invece la cultura africana maschilista, rivendicando i diritti delle mogli abbandonate dai mariti emigrati in cerca di lavoro, tra cui il diritto al piacere, e ridicolizzando i “marabout” e i tabù della religione.
Tra le altre proposte “Gadua” di Rufin Doh Zéyénouin, spettacolo con il quale ha vinto il concorso di drammaturgia Scena Madre del Festival d’Africa 2004. Mercoledì 9 in scena “Gone too far!”, il primo testo della giovane autrice di origine nigeriana Bola Agbaje: ambientato a Londra, oppone Africa a Giamaica; svelando un mondo abitato da giovani che fanno a fette la realtà e si fanno strada con il coltello: un viaggio a lieto fine ai margini della società, per capirne i meccanismi, le radici e i pregiudizi.
E a Tramedautore arriva anche Moni Ovadia per la lettura di “La confession d’Abraham” di Mohamed Kacimi, autore algerino trasferitosi a Parigi nell’82.
L’ultima giornata vedrà protagonisti “Le carrefour”, testo scritto in carcere da Kossi Efoui, considerato una delle voci più nuove ed interessanti provenienti dall’Africa; e “El mona”, di Koffi Kwahulé, un testo senza storia che coglie l’istante confuso e contraddittorio di una giornata in un luogo di confine.
La IX edizione di Tramedautore si avvale anche della collaborazione della Biennale di Venezia. Le immagini delle installazioni di Georges Adeagbo, Anawana Haloba, Moshekwa Langa e Pascale Marthine Tayou, realizzate per la 53^ Esposizione Internazionale d’Arte, diretta da Daniel Birnbaum e intitolata “Fare Mondi/Making Worlds”, saranno proiettate durante gli spettacoli in scena al Teatro Studio come suggestive scenografie virtuali.
Infine segnaliamo giovedì, alle 18 nel foyer del teatro, un incontro pubblico con gli autori del festival per una conversazione sul teatro afro-europeo.